BIRDMAN, OSCAR 2014

Siamo tutti felici che Birdman di A. Inarritu, il regista messicano che ci aveva entusiasmati anni fa con altri suoi lavori, come 21 grammi, abbia vinto quattro Oscar agli Academy Award. Ciò significa che alla Mostra del cinema di Venezia, le grandi case produttrici inviano in concorso i loro prodotti, con l’augurio di poi raccogliere in giro per il mondo una buona messe di dollari. Però non sempre i film entusiasmano i volenterosi spettatori, come lo fu- appunto- il film di Inarritu. Proiettato il primo giorno della Mostra (27 agosto 2014) alla fine della storia non si sentì neanche un battimano. Si sbadigliava e basta. Ciascuno di noi pensava che il film del cineasta messicano fosse di smisurata ambizione e il suo cinema franava a terra con le ossa rotte. Nella sua evidente presunzione autoriale, c'era forse il desiderio nascosto di realizzare un blockbuster d'azione. Dove New York però è chiusa da uno sguardo sempre soffocante e soffocato. Con il rimpianto di aver gettato al vento un cast notevole . La critica non fu unanime:   pochi pensarono che meritasse il leone d’Oro. Onestamente è una storia complicatissima, poco adatta ad un pubblico medio che già va così poco al cinema, né crediamo che con l’Oscar avrà più spettatori. Ci riempie di gioia che nel presentarlo si dirà che è stato a Venezia 71 e ci auguriamo che anche nelle prossime Mostre ci saranno altri film che porteranno alto il nome dell’Italia, come luogo di cultura ed arte che sono le uniche cose che rischiarano il nostro oscuro orizzonte sociale.

Il film: Birdman di A. Inarritu

Il trionfatore degli Oscar 2015 è  Birdman del regista messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, un anno dopo i 7 Oscar dell'amico Alfonso Cuaron con Gravity. Il film ha ottenuto quattro statuette (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia).

Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza),  è una black comedy sul mondo luccicante di Hollywood in conflitto con quello più snob e polveroso dei palcoscenici di Broadway. Ha per protagonista un attore (Michael Keaton) che ha raggiunto il successo planetario grazie a un supereroe dalle ali piumate, un uomo-uccello che ricorda l'uomo pipistrello. Anni dopo aver rinunciato a Birdman 4, Riggan Thomson ha adattato una celebre pièce di Raymond Carver e si prepara a debuttare a teatro come regista e protagonista. Ma a pochi giorni dalla prima i dubbi sul proprio talento, le insicurezze come padre e uomo e la paura di fallire lo precipitano sempre più in un vortice di fantasmi.
Il film è una satira di Hollywood e del cinema degli effetti speciali, è motivo accreditato dallo stesso autore, il messicano Alejandro G. Inarritu; e dalla sua scelta, per il ruolo protagonista del divo cinematografico in declino che cerca di risorgere dalle ceneri recitando a Broadway in una pièce da Carver, di un attore come Michael Keaton: assurto nel 1989 a fama nei panni del Batman di Burton e oggi scalzato nell’immaginario collettivo da Christian Bale. Ma soprattutto Birdman è la surreale tragicommedia di un uomo atterrito dallo spettro incombente di un fallimento personale e professionale; e - anche se una sua debolezza è proprio quella drammaturgica di tirare in ballo un attore del peso di Edward Norton per poi mollarlo a metà strada - è un film sul teatro nel teatro, su quello scontro di egocentrismi che durante le prove possono creare situazioni di conflitto eventualmente funzionali alla riuscita dello spettacolo. 

Pur incarnati da eccellenti attori (dalla figlia Emma Stone al produttore Zach Galifianakis) gli altri personaggi in realtà contano relativamente, stanno lì solo per dare il là a Riggan. Il quale, durante tre parossistici giorni fra camerino, quinte e palcoscenico, levita come un guru, parla con l’alato Supereroe sui cui si fondò la sua celebrità, esplode nella rabbia, litiga con la figlia, si macera nei dubbi e soprattutto vive nel costante errore di scoprire che è un «nessuno». Svariando su una gamma di emozioni che va dall’isterismo alla frustrazione, Keaton impersona Riggen mettendosi sfrontatamente a nudo con coraggiosa autoironia. E intanto Inarritu e il suo fantastico direttore di fotografia Emmanuel Lubezki gli stanno addosso in lunghe scene dal ritmo incalzante che non conosce pause, dando l’impressione di un racconto svolto in un unico, acrobatico piano sequenza. Fino a un finale metaforico che non ci ha per niente convinti. Ma che pure gli ha fatto vincere l’Oscar come miglior film. Bah!!!
  Chi è A. Inarritu

Alejandro González Iñárritu (Città del Messico, 15 agosto 1963) è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, compositore e montatore messicano.

González Iñárritu è stato il primo regista messicano a ricevere una nomination come miglior regista agli Oscar e dalla Directors Guild of America. È anche il primo e unico regista messicano ad aver vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes.

I suoi cinque lungometraggi, Amores perros (2000), 21 Grammi (2003), Babel (2006), Biutiful (2010) e Birdman (2014) sono stati acclamati dalla critica di tutto il mondo e hanno raccolto complessivamente ventuno nomination agli Oscar.
 

Maria de falco Marotta & Team
Cultura e spettacoli