MOLA: Da Leonardo ad altri artisti e alla scienza

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Mostra di Leonardo. Solari e Mola

,E’ giunta in redazione una nota del professor Ernesto Solari che critica piuttosto aspramente la mostra  su Leonardo a Palazzo Reale di Milano.
Io ho redatto le note sulla mostra e devo solo dire che Leonardo è uno di quei personaggi di così grande statura che non basta una sola mostra ma che ha bisogno di ulteriori commenti ed approfondimenti.  Io che non sono nulla scrissi nel settembre 1982 per l’allora rivista bimestrale della CCIAA di Sondrio un ampio “articolo” intitolato “Leonardo. La Valtellina e la Valchiavenna” dove cercavo di mettere in evidenza i rapporti di quel grande con le nostre valli montane. Di questo modesto studio possiedo ancora alcuni estratti. Ma Leonardo è, lo ripeto, troppo grande per poterlo descrivere tutto. Ringraziamo e salutiamo il professor Solari di cui conosciamo il grande amore per Leonardo e la sua competenza.
CARLO MOLA
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San Maurizio Maggiore in Milano
E’ stato scritto “San Maurizio Maggiore, in realtà, vista dall'esterno di grande non ha granché: è strozzata su corso Magenta, a Milano, senza sagrato, quasi di fronte a Palazzo Litta” Ma, secondo me, così dicendo si trascura l’opera architettonica della chiesa. La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1503, come è inciso su una pietra ritrovata nell'abside. Perduto qualsiasi documento inerente alla sua progettazione, è attribuita con grande certezza dalla critica all'architetto e scultore Gian Giacomo Dolcebuono, coadiuvato dall'architetto Giovanni Antonio Amadeo, al tempo responsabili della costruzione del tiburio del duomo di Milano, e attivi anche alla certosa di Pavia e alla chiesa di Santa Maria presso San Celso.  Poi una sequela di altri grandi nomi: Il Battaggio ed altri, e qui è meglio fermarsi perché un intreccio di grandi nomi anche delle località a me più care (Lodi, Crema, Cremona) la chiesa di San Maurizio Maggiore fu completata in pochissimi anni, Per ultima fu conclusa la facciata, nel 1574, dall’ingegner Francesco Pirovano.  Poi accostato, tutta la meraviglia del Museo Archeologico e delle sue antiche vestigia. Ma oggi vi vogliamo parlare dell’interno di San Maurizio che conserva un tesoro e, da oggi, è di nuovo visibile alla città e al mondo: 4000 METRI QUADRATI DÌ AFFRESCHI, COMPLETAMENTE RIMESSI A NUOVO, E PER LA MAGGIOR PARTE REALIZZATI NEI PRIMI ANNI DEL '500 DA BERNARDINO LUINI.

«Nel 1985, quando iniziammo i lavori, la chiesa era in uno stato di degrado assoluto. L'operazione di pulitura è stata di gran lunga la più difficile, perché le croste nere che coprivano i colori brillanti caratteristici della pittura lombarda del Cinquecento poggiavano su una pittura molto fragile. Altrettanto impegnativa è stata la bonifica dai sali dovuti alle infiltrazioni di acqua», ha ricordato a Repubblica Paola Zanolini, coordinatrice dei restauri, iniziati proprio trent'anni fa grazie ad una donazione anonima che ne permise i primi recuperi, fino ad entrare nei programmi culturali di Banca Popolare di Milano, che ha finanziato i lavori dal 1997 a oggi. Ora che quella che è stata definita la "Cappella Sistina" di Milano, per estensione delle pitture dalle pareti alle volte è stata completata, probabilmente inizieranno anche nuovi "pellegrinaggi" “lo scorso anno sono stati 150 mila i turisti, e chissà che con i nuovi blu splendenti, gli oro e i rossi, non si possa migliorare. D'altronde non solo siamo a due passi dal Duomo, ma anche a poche centinaia di metri dal Cenacolo”. (CARLO MOLA)

BRUNELLESCHI, PUCCINI E BUSONI

Dal  22 giugno scorso e  fino al prossimo 19 luglio la Sala III degli Arazzi al primo piano di Palazzo Reale di Milano sarà  la sede  di un allestimento del celebre costume disegnato da Umberto Brunelleschi e indossato da Maria Jeritza per il II atto della prima americana dell’opera di Giacomo Puccini, messa in scena il 16 novembre 1926. Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e dalla Fondazione Giacomo Puccini, l’iniziativa fa parte di Expo in Città. L’esposizione  ha il carattere di omaggio a Puccini che, giovane ventiduenne, si trasferì a Milano per perfezionare i suoi studi musicali e per specializzarsi sotto la guida di Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini nella composizione operistica. Poi nella capitale mondiale della lirica,  Puccini incontrò Giulio Ricordi, editore, il suo grande editore. Il costume, un raro pezzo unico divenuto nel tempo una delle immagini mondiali dell’opera Turandot. "Una testimonianza di alto valore storico e artistico che ricorda come le diverse espressioni dell'arte dialoghino continuamente rafforzando il loro potenziale di bellezza e conoscenza, e innalzando il coefficiente di attrattiva non solo di Palazzo Reale”, ha dichiarato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Con Turandot si accomunano le esperienze di Umberto Brunelleschi, Maria Jeritza e gli ultimi anni della vita di Giacomo Puccini. Fu proprio Giacomo Puccini a volere Umberto Brunelleschi quale disegnatore dell’abito e scenografo di Turandot. (Umberto BRUNELLESCHI, nato a Montemurlo il 21 giugno 1879. Studiò pittura e scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di B. Sorbi e di . Ciaranfi. Si trasferì a Parigi nel 1901 con  il grande Ardengo. Soffici . Nel 1902 espose un Autoritratto al Salon des Indépendants. Nel 1912 debuttò come scenografo con la messinscena del balletto Légende du clair de lune di Madame Rasini al teatro "Les bouffes parisiens", poi, allestì l'operetta La femme en rose.  Lavorava soprattutto per riviste, music-hall e féeries. Nell'ambiente artistico parigino il Brunelleschi si conquistò una posizione di tutto rispetto ebbe per amici Soutine, Modigliani Van Dongen, Derain, Picasso: aveva un bellissimo studio in via  Boissonade  che era frequentato, anche, da Boldini, D'Annunzio, Ida Rubinstein. Allo scoppio della prima guerra mondiale,  Brunelleschi, partì per il fronte e ricordiamo il ritratto di Emanuele Filiberto duca d'Aosta e i disegni  per l'Illustrazione  Italiana  Poi tornò definitivamente a Parigi, continuando a occuparsi di allestimenti scenici: per le Folies Bergère, per il Casino, il Mogador, lo Châtelet, il Marigny e il Théâtre de Paris.  Nel 1926 allestì una serie di balletti (OldHeidelberg) al Roxy di New York.

Ed eccoci al punto.  Brunelleschi. si occupò anche di scenografie per l'opera lirica, per vari teatri stranieri e italiani: suoi figurini per la Turandot di Puccini sono conservati nel Museo Teatrale alla Scala. UNA NOTIZIA CHE È UNA CHICCA: LA   TURANDOT DI BUSONI, LA FAMOSA OPERA PER CERTI VERSI RIVALE DELLA TURANDOT DI PUCCINI, FU DA LUI ALLESTITA AL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO DEL 1940; per la Scala fece le scene dei Pescatori di perle di Bizet e forse di Carillon magico di Pik Mangiagalli (bozzetti al Teatro alla Scala). Oltre che esporre ininterrottamente alle Biennali di Venezia dal 1914 al 1938, allestì varie mostre personali a Parigi, della Lettura e di Vogue, egli. illustrò molti volumi per editori francesi e belgi. Per Ranson: Le livre de St. Michel di C. E. Nodier (1930); per Guillot: Paul et Virginie di B. de Saint Pierre (1931) e Songed'une nuit d'été di Shakespeare (1931). Per Gibert di Parigi illustrò: Les petites fleurs di san Francesco (1932); Candidee L'ingénue di Voltaire (1932); un album di Masques italiennes (1932); il Decamerone di Boccaccio (con il titolo Contes, 2 vol., 1933); Contes di Perrault (1934); Mémoires di Casanova (1934); Madame Bovary di Flaubert (1935); per A. Michel: La leçon d'amour dans unparc di René Boylesve (1933); un album di Poësies di de Musset (1935) oltre a Carmen di Merimée. Morì a Parigi il 16 febbraio 1949.

Egli viene spesso accostato a Leonid Bakst e ne riprese il gusto estetizzante e certi motivi decorativi, “che tradusse in una raffinata stilizzazione floreale"  come sta scritto Enciclopedia dello Spettacolo Il costume è composto da un abito lungo in tessuto operato laminato color oro, decorato con applicazioni a ricamo in fili di seta policroma, paillettes e vetri colorati; da un imponente mantello in velluto di seta nera con ampie maniche, ricamato con paillettes e vetri colorati, interamente foderato in raso rosso con mantellina rigida, e da un copricapo in metallo traforato con vetri colorati. Ed ora notizie di un’altra grande protagonista: Maria Jeritza (Maria Jeritza (Brno, 6 ottobre 1887 – Orange, 10 luglio 1982) Maria Jeritza, è stata un celebre soprano della Moravia, che ha lavorato alla Staatsoper di Vienna (1912-1935) ed al Metropolitan Opera (1921-1932 e 1951). La Jeritza  nata a Brno. Nel 1910, debuttò come Elsa in Lohengrin di Wagner ad Olomouc. L'imperatore Francesco Giuseppe  la sentì e subito le fece offrire un contratto al Wiener Staatsoper. Ha creato i ruoli di Blanchefleur in Der Kuhreigen di Wilhelm Kienzl nel Wiener Volksoper (1911), Arianna in Ariadne auf Naxos di Strauss a Stoccarda (1912), l'imperatrice in Die Frau ohne Schatten (1919) e Marie/Marietta in Die tote Stadt di Erich Wolfgang Korngol all'Opera di Amburgo (1920), che era anche il ruolo in cui ha debuttato al Metropolitan Opera il 19 novembre 1921. A Vienna debuttò nel 1912 come Chrysis in “Aphrodite“ di Max von Oberleithner, e Senta in Der Fliegende Holländer ed Elsa von Brabant in Lohengrin, nel 1913 Die Prinzessin in Das Spielwerk und die Prinzessin di Franz Schreker, Rosalinde in Die Fledermaus, Dot in Das Heimchen am Herd di Karl Goldmark e Minnie ne La fanciulla del West di Puccini che interpretò in 55 recite viennesi fino al 1953, nel 1914 Aida di Verdi, nel 1915 Floria Tosca in Tosca di Puccini che impersonerà a Vienna per 51 volte fino al 1953, Djamileh e Micaëla in Carmen, nel 1916 Violante in Violanta di Erich Wolfgang Korngold, Valentine in Les Huguenots di Meyerbeer, nel 1917 Rachel ne La Juive di Halevy ed Euryanthe von Savoyen in Euryanthe, nel 1918 Jenůfa di Leoš Janáček con successo e Salomè di Strauss, nel 1920 Carmen diretta da Richard Strauss con la Lehmann e Georgette ne Il tabarro di Puccini  e nel 1921 Marietta/Die Erscheinung Mariens, Pauls verstorbener Gattin in Die tote Stadt di Korngold. Al Metropolitan Opera di Macasgni  House di New York debuttò nel novembre 1921 come Marietta, Marie nella prima di Die tote Stadt con Angelo Badà, poi Tosca con Aureliano Pertile ed Antonio Scotti, Santuzza in Cavalleria rusticana di Mascagni con Pertile e Flora Perini, Sieglinde in Die Walküre ed Elsa in Lohengrin di Wagner, nel 1922 Octavian in Der Rosenkavalier di Strauss e Thaïs di Massenet  e nel 1923 Elisabeth in Tannhäuserdi Wagner. Nel maggio 1923 a Vienna è Octavian in Der Rosenkavalier diretta da Clemens Krauss. Ancora al Metropolitan nel dicembre 1923 è Fedora Romazov in Fedora di Giordano con Giovanni Martinelli, nel 1924 Jenufa di Janáček, nel 1925 Maliella ne I gioielli della Madonna con Martinellidi Ermanno Wolf Ferrari; il 16 novembre 1926, ha recitato nel ruolo di Turandot di Puccini nella sua premiere nordamericana al Metropolitan con Giacomo Lauri-Volpi e Giuseppe De Luca diretta da Tullio Serafin. Nell'aprile 1927 a Vienna è Turandot. Morì nel 1982, all'età di 94 anni.  MOLTE DÌ QUESTE NOTIZIE SONO TRATTE INTEGRALMENTE DALLA ENCICLOPEDIA TRECCANI ED IN QUELLA DELLO SPETTACOLO. (A CURA  DI CARLO MOLA).
L’ingresso alla Sala è libero e gratuito.
Gavin Brown da Grand Street (Lower Manhattan) ad Harlem

Gavin Brown, Gallerista famoso che é notissimo per continue spettacolari manifestazioni e per saper stupire ed anche ammaliare  cambia ancora località  e trasferisce la sua galleria da Grand Street (Lower Manhattan) ad Harlem, organizzandosi per aprire ai suoi artisti: Rirkrit Tiravanija, (Rirkrit Tiravanija  Thai :, pronuncia: [rɯk-rit tira-wanit] o Tea-rah-vah-nit   è un artista contemporaneo residente a New York , Berlino, e Chiang Mai.  é nato a Buenos Aires,  nel 1961. Le sue installazioni spesso assumono aspetti diversi e complessi, vani e luoghi nuovi anche “fantasiosi”). Jannis  Kounnelis (Jannis Kounellis,  pittore e scultore greco esponente maestro di quella che il critico Germano Celant  ha definito "arte povera". Nato il 23 marzo 1936 età 79),  e Sturtevant. L’artista statunitense Elaine Sturtevant, considerata la pioniera dell’appropriazionismo è morta a Parigi all’età di 84 anni.

(.l, Fin dal 1965, anno della sua prima mostra personale, Sturtevant ha propone la ripetizione di opere altrui, in particolare di artisti come Marcel Duchamp, Andy Warhol, Jasper Johns, Joseph Beuys, Frank Stella, Roy Lichtenstein)

Il luogo in cui sorgerà la galleria è un ex birrificio (foto sopra) oggi conosciuto come Malt House ed aprirà il prossimo settembre con una mostra di Ed Atkins. «È un posto davvero incredibile» ha dichiarato Brown «ha qualcosa che ricorda una cattedrale».

Voi sapete  che il gallerista,  a Pasqua aveva aperto a Roma nell’ex Chiesa di Sant'Andrea dei Vascellari, a Trastevere, e si è lasciato permeare da un'idea "ecclesiastica” del contemporaneo?

O forse, e solo un  problema più modesto, di fronte al caro affitti di Chelsea si punta verso altri lidi?

Brown dividerà lo spazio con un altro affittuario che ha intenzione di mutare la sua parte di edificio in un albergo di lusso che si chiamerà Uptown House. La zona, e quella chiamata Manhattanville Factory District per le numerose vecchie fabbiche  industriali, ed è pronta a rivivere Ora c’è solo da intravedere se le celebrità del mondo dell’arte si allungheranno fino alla 126esima strada, Harlem piena. Ma viste le premesse Brown ha ottime possibilità di successo!

Scienza:  Current Biology
L’intestino umano? si è adattato a inquinanti e antibiotici. Uno studio pubblicato su Current Biology (Current Biology è ampiamente apprezzata tra gli scienziati della vita per la sua fusione unica di documenti di ricerca importanti, e il commento vivace. Bimensile, la rivista offre  un’appassionante ricerca primaria in tutti i settori della biologia, dalla biologia molecolare all’evoluzione. Current Biology dispone anche di Dispatches tempestivi. Il commento di autorevoli esperti sui più recenti progressi - così come eccellenti recensioni e una sezione che comprende notizie, analisi e opinioni, profili di scienziati e istituzioni importanti. Guide accessibili ad argomenti importanti in biologia. Current Biology: caratteristiche di ricerca e commenti in tutte le aree della biologia. Allo studio ha partecipato anche l’Itb-Cnr di Segrate (Mi). Leggiamo e trascriviamo “l’Itb-Cnr di Segrate ha confrontato le nostre popolazioni intestinali con quelle degli Hadza, ultimi cacciatori-raccoglitori, scoprendo come i microrganismi intestinali siano in grado di supplire alle carenze alimentari, ci proteggono dai derivati del petrolio ma rendono inefficaci gli antibiotici. I batteri intestinali svolgono un ruolo essenziale, poiché forniscono all’uomo la flessibilità metabolica necessaria per adattarsi a diversi regimi alimentari e strategie di sussistenza; e si sono rivelati un fattore chiave nell’evoluzione. A confermarlo una ricerca pubblicata su Current Biology Cell Press (Cell Press, un'impronta di Elsevier.E Elsevier è un fornitore leader mondiale di soluzioni informatiche che migliorano le prestazioni della scienza, la salute, e professionisti della tecnologia, consentendo loro di prendere decisioni migliori, offrire una migliore assistenza, e, talvolta, fare scoperte rivoluzionarie che avanzano i confini della conoscenza e del progresso umano. Un editore di riviste biomediche, tra cellulare e Neuron) che ha confrontato il genoma delle specie batteriche che popolano l’intestino negli Hadza, una delle ultime popolazioni di cacciatori-raccoglitori rimaste, con quello di italiani residenti a Bologna. È anche grazie ai nostri microrganismi intestinali che abbiamo potuto trasformarci da cacciatori-raccoglitori, quali eravamo nel Paleolitico, ad agricoltori nel Neolitico, fino alle società moderne nelle quali siamo giunti a poter degradare prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, ma anche ad accentuare la resistenza del nostro organismo agli antibiotici”. “Lo studio dimostra come i microrganismi intestinali svolgano un processo fondamentale all’equilibrio energetico necessario per la nostra salute”, spiega Clarissa Consolandi dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Segrate (Mi). “Quando gli amminoacidi essenziali sono carenti nella dieta, ad esempio, sono proprio loro a fornirceli. In particolare, i batteri intestinali degli Hadza sono specializzati nella formazione di amminoacidi aromatici presenti in cibi quali uova e latte, di cui la loro alimentazione è povera; quelli degli italiani sono invece specializzati nella biosintesi di amminoacidi ramificati di cui sono ricchi soia e riso integrale, carenti nei nostri pasti. La ricerca dimostra poi come i microrganismi intestinali si specializzino nella degradazione dei carboidrati: polisaccaridi complessi di origine vegetale, come quelli presenti in bacche e piante ricche di fibre, per gli Hadza; zuccheri semplici e raffinati contenuti nel pane e nella pasta per gli italiani”. Lo studio - frutto di una collaborazione tra Itb-Cnr, Università di Bologna, Max Planck Institute (Germania) e Università del Nevada (Usa) - ha portato anche a un’altra scoperta: “I batteri intestinali degli italiani sono deputati alla degradazione e detossificazione di composti ‘xenobiotici’, cioè sostanze estranee all'organismo che possono causare effetti nocivi per la salute, quali il naftalene, ottenuto dalla raffinazione del petrolio, i benzoati, comuni conservanti alimentari, e gli xileni”, continua la ricercatrice. “Questa è ovviamente una risposta adattativa delle popolazioni urbane all’esposizione ripetuta a tali xenobiotici, che consente di ridurre il rischio per la salute”.   La ricerca si è concentrata inoltre sull’incremento della resistenza agli antibiotici a cui si assiste negli ultimi decenni nei paesi occidentali, a seguito del loro uso massivo in ambito farmaceutico e negli allevamenti. “Comparando i geni microbici che conferiscono tale resistenza negli italiani e negli Hadza, una delle rare popolazioni contemporanee ancora non esposta a tali sostanze”, conclude Consolandi, “è stato possibile valutare come l’utilizzo degli antibiotici nei paesi occidentalizzati stia favorendo, oltre alla formazione di specifici geni nei batteri intestinali, anche un incremento della loro mobilità da microrganismo a microrganismo, particolare che accentua la resistenza dell’organismo, rendendo sempre più difficile realizzare antibiotici efficaci”. (A cura di CARLO MOLA)

Studio del genoma dei batteri intestinali negli Hadza, ultimi cacciatori-raccoglitori; e confronto con quello degli italiani. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology, Metagenome sequencing of the Hadza hunter-gatherer gut microbiota, May 2015; Rampelli S., Schnorr SL., Consolandi C., Turroni S., Severgnini M., Peano C., Brigidi P., Crittenden AN., Henry AG. and Candela M.Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Segrate (Mi)

Carlo Mola