Costi degli asili nido a confronto

Indagine dell'Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che ogni anno fornisce un quadro nazionale delle spese sostenute dalle famiglie italiane in merito ai servizi pubblici locali (asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici).

390 euro al mese: tanto costa mediamente in Lombardia mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, rispetto ai 309 euro della media nazionale. Notevoli le differenze territoriali fra Nord, Centro e Sud, e fra le diverse province: in Lombardia si va dai 232 euro di Milano ai 515 euro di Lecco che, nonostante la riduzione del 6,5% rispetto agli anni precedenti, resta il capoluogo con i nidi più cari di Italia. Ad usufruire del servizio in tutta la regione è il 15,1% dei bimbi nella fascia di età 0-2 anni. 446 i nidi comunali attivi nei capoluoghi lombardi, con una disponibilità di posti pari a 13.855 che, rispetto al numero di domande effettuate, lasciano fuori dal servizio comunale il 7% dei richiedenti (33% la media nazionale). A rendere noti i dati su costi, disponibilità di posti e lista di attesa, agevolazioni tariffarie previste, in tema di asili nido comunali, è l’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di  Cittadinanzattiva che ogni anno fornisce un quadro nazionale delle spese sostenute dalle famiglie italiane in merito ai servizi pubblici locali (asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici).
Gli asili più costosi al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica è la Calabria con una tariffa media mensile di 139 euro, la più costosa la Valle D’Aosta con in media 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro al mese (5150 euro all’anno), mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro mensili (1200 l’anno).   (On line su www.cittadinanzattiva.it l’indagine completa).

L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200€ e relativo Isee di 19.900€. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2012/13 e 2013/14) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
Le 10 città più care e quelle meno care. Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2012/13, Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Lucca, Alessandria e Bolzano, mentre Imperia, Cremona e Trento subentrano al posto di Mantova, Aosta e Udine. La graduatoria delle 10 città meno care rimane totalmente inalterata: Vibo Valentia, Catanzaro, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Foggia, Venezia, Napoli e Salerno. Rispetto all’anno scolastico 2012/13, solo in 27 capoluoghi di provincia sono stati riscontrati aumenti delle rette di frequenza che vanno da un minimo dell’1% (Ascoli Piceno) ad un massimo del 33% (Siena). In Lombardia le tariffe variano a Cremona (+17,8%), Como (+1,1%) e Lecco -6,4%).
1. Rette di frequenza nei capoluoghi di provincia Lombardi Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe – Giugno 2014
2. Dati relativi alle strutture presenti nei capoluoghi di provincia nell’anno 2012/2013 Comune Nidi comunali Posti disponibili Liste d’attesa
Bergamo 15 554 18%
Brescia 32 1.142 16%
Como 10 426 16%
Cremona 4 250 23%
Lecco 2 120 15%
Lodi 2 134 33%
Mantova 12 226 25%
Milano 344 10.257 5%
Pavia 13 407 18%
Sondrio 1 72 3%
Varese 11 267 6%
Totale 446 13.855 7%
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio prezzi e tariffe – Giugno 2014
Il 56% dei capoluoghi di provincia mette a disposizione agevolazioni tariffarie: nel 62% dei casi di tratta di riduzione della retta a partire dal secondo figlio iscritto al nido; il 45% per assenze dovute a malattia; il 19% riduce la retta per modifiche alla situazione economica familiare (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione); il 15% per bimbi portatori di handicap; il 3% in presenza di mutuo per acquisto prima casa.