Sinistra e RC sul caso Chiavenna e nostra nota

Riceviamo e ovviamente pubblichiamo come nostro metodo. Come abbiamo fatto per il comunicato del segretario del PD Curti aggiungiamo una nostra nota che però non entra nel vivo della polemica ma la supera e va oltre, va sul piano dei valori. Val comunque la pena di ricordare che in passato è anche successo di organizzare la celebrazione in due tempi, prima quello istituzionale, conciliando quindi in quel caso le allora diverse esigenze   (a.f.)

La nota di Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista

Sinistra Italiana, e Rifondazione Comunista esprimono unitariamente la propria indignazione e protesta per quanto accaduto nella nostra Provincia nel corso delle celebrazioni della Festa della Liberazione di ieri, 25 Aprile 2019 a Chiavenna.

Riteniamo inaccettabile cercare di ridurre e nascondere il ruolo della lotta di Liberazione nel processo di riconquista della dignità, indipendenza e democrazia nel nostro paese, come dimostrato dal divieto di citazione dell’attività partigiana quale motivo dell’attribuzione della medaglia d’argento alla nostra provincia, dal divieto di cantare i tradizionali canti legati alla Resistenza com’è Bella Ciao e Fischia il Vento e di recitare la “Preghiera del ribelle “, come invece sempre avvenuto nel corso degli anni.

Ritieniamo grave la decisione del Prefetto di abbandonare la cerimonia in corso a Chiavenna per reazione a quanto contenuto nel discorso del Presidente ANPI di Sondrio che, di fronte alle ripetute provocazioni e ai tentativi censorei di coloro a cui evidentemente rode la festa antifascista, ha deciso di non porre l’altra guancia, con un intervento applauditissimo dai più di 500 partecipanti alla manifestazione.

Un grazie, accompagnato da tutta la nostra totale solidarietà, al Presidente Melè e all’ANPI provinciale, bersagli di attacchi livorosi che sono indicativi di un clima politico che pretende di  rileggere in chiave revisionista la Storia.

Vincenzo Servile, (Sinistra Italiana)

Massimo Libera ( Rifondazione Comunista)

Sondrio, 26 aprile 2019

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La nota Frizziero

Non ero a Chiavenna ma ho letto le sue parole, virgolettate e quindi autentiche. Devo dire subito – e mi spiace perchè Egidio Melè è persona che stimo – che ha sbagliato. Probabilmente per il ruolo che in quel momento ricopriva, per eccesso di zelo, per passione, per lo stesso uditorio che aveva di fronte. Ha sbagliato indipendentemente da quello che ha detto, dalle parole che ha usato, dall'obiettivo. Ha sbagliato perchè come si suol dire è uscito dal seminato introducendo nella celebrazione dell'evento elementi del quotidiano dibattito politico. Fosse stata una riunione dell'ANPI, l'Associazione che Melè presiede, leciti – mancherebbe altro - anche giudizi politici e politico-partitici.

Non lo era. Certo l'ANPI ne era parte importante ma sempre tessera di un mosaico politico-istituzionale che nell'intervento del Presidente della Repubblica è stato il principale riferimento.
Quelle espresse avanti non sono mie semplici considerazioni personali ma vengono dall'esperienza di chi per 10 anni, quelli da Sindaco del capoluogo, del 25 aprile se ne è occupato personalmente col risultato che per 10 anni la cerimonia è risultata impeccabile, culturalmente, politicamente, istituzionalmente. L'occuparsene ha voluto dire non certo di seguire i dettagli organizzativi ma avere gli opportuni contatti, il tener conto delle diverse sensibilità, persino prevenire iniziative che avrebbero complicato la giornata. Ha voluto dire lasciare fuori della porta contrapposizioni, in qualche caso a fatica per chi apparteneva alla DC, ha voluto dire volgere alto lo sguardo verso i contenuti per portarli poi alla nostra gente nei discorsi ufficiali, Niente retorica però ma sostanza. Nessun margine per riaprire divisioni che avrebbero svilito la cerimonia.
Per tutto questo ho espresso la mia critica che mi è parsa del tutto doverosa.

Alberto Frizziero