Minori (anche in Lombardia), drammatico rapporto di Save the Children. “Illuminiamo il futuro”

Infanzia, Lombardia: Save the Children, Italia paese vietato ai minori, con più di 1 bambino su 10 in povertà assoluta. La Lombardia, dopo il FVG, è la regione con il minor tasso di povertà educativa. Nella regione, tuttavia, solo 1 bambino su 10 frequenta l’asilo nido; 1 alunno su 3 è senza mensa a scuola; più di 1 su 10 abbandona gli studi precocemente; quasi la metà dei minori non legge libri, quasi 1 su 4 non naviga in internet e oltre 1 su 3 non fa sport. In Lombardia la percentuale più alta di ragazzi 15enni svantaggiati (46%) che riescono ad attivare percorsi di resilienza e emanciparsi dalle condizioni delle loro famiglie

StC rilancia oggi, 14 maggio, “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa e avvia la petizione on line su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze.

Alla petizione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, si legano i 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, tra cui la scuola elementare di Via Cabella, nel quartiere Baggio di Milano, che da 20 anni versa in stato di abbandono e sulla quale non si prevede alcun progetto di riqualificazione e restituzione dello spazio ai bambini

Dal 14 maggio, anche in Lombardia, al via una settimana di mobilitazione con tanti eventi e iniziative che coinvolgono realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali

Appena 1 bambino su 10 frequenta l’asilo nido o un servizio per la prima infanzia; quasi 1 alunno su 3 senza mensa a scuola e più di 1 ragazzo su 10 abbandona gli studi prima del tempo. E, ancora, quasi la metà dei minori non legge libri, quasi 1 su 4 non naviga in internet e oltre 1 su 3 non fa sport. Sono solo alcuni dati che fotografano la povertà educativa in Lombardia e che emergono dal nuovo rapporto “Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia” diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il futuro per il contrasto alla povertà educativa.

Eppure, come rivela il nuovo indice di povertà educativa (IPE)[1] contenuto nel rapporto, la Lombardia risulta la seconda regione italiana più virtuosa, dopo il Friuli-Venezia Giulia, in cui minore è il tasso di povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi, privandoli delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie competenze e aspirazioni. A seguire Piemonte e Emilia-Romagna, le altre regioni virtuose in graduatoria, mentre Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise occupano i primi cinque posti della triste classifica, rivelandosi i territori in cui i minori sono maggiormente privati della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza determinanti per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali.

Dal rapporto di Save the Children emerge che l’Italia è un Paese vietato ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi[2] – il 12,5% del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40% non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l’attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze.

Un Paese, inoltre, dove i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro 5%). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di “resilienti”, ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio. L’Italia, tra i Paesi europei, risulta quello dove i processi di resilienza sono meno sviluppati e tra le regioni italiane in Lombardia, quasi la metà (il 46%) si dimostra resiliente, ovvero riesce a superare ostacoli e difficoltà e a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura. Si tratta della percentuale più alta in Italia e ben al di sopra della media nazionale del 26%.

“La resilienza di bambini e adolescenti è ulteriormente penalizzata, anche in Lombardia, dall’abbandono e dal degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai minori che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali. Luoghi che per tanti di loro potrebbero rappresentare un’opportunità reale per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i loro risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni. Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente, a superare le onde degli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

In occasione del rilancio della campagna Illuminiamo il futuro - giunta al suo quinto anno e attiva dal 12 maggio - Save the Children lancia oggi una petizione on line – disponibile su www.illuminamoilfuturo.it – per chiedere che tutti gli spazi abbandonati, spesso lasciati nel completo degrado, vengano restituiti ai bambini e siano dedicati ad attività sportive, educative e culturali gratuite. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata ai 10 luoghi vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi sottratti ai minori nel nostro Paese. Tra questi, la scuola elementare di Via Cabella a Milano, nel quartiere Baggio, che dopo un breve periodo come scuola superiore, è stata chiusa per problemi legati alla struttura e ormai da 20 anni versa in stato di completo abbandono. In futuro si prevede una destinazione d’uso residenziale del prefabbricato, che toglierebbe così alla comunità la possibilità che lo spazio venga riqualificato e rimesso ad uso pubblico, come servizio per i minori, in un quartiere dove restano pochissimi i luoghi di riferimento per l’infanzia e l’adolescenza.

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 14 maggio è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.

Numerose le iniziative che si terranno anche in Lombardia: dalla manifestazione sportiva Rugbio, che a Cusago, il 20 maggio, ospiterà circa mille mini rugbisti e 500 scout da tutta la regione, all’Istituto Nazionale di astrofisica che a Milano - il 14 maggio in via Brera 28 - invita bambini e ragazzi a salire “Nello spazio con Samantha” (Cristoforetti) per osservare la terra senza confini ma anche i gravi danni provocati dall’uomo; dall’inaugurazione di una biblioteca interculturale il 17 maggio in via Gallarate al pomeriggio dedicato a mamme e bambini il 15 maggio presso lo spazio Gorlini all’interno del parco di Trenno, entrambi a Milano.
L’elenco di tutte le iniziative sul sito www.illuminiamoilfuturo.it

La povertà educativa in Lombardia

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice di povertà educativa, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18,1%). In Lombardia, tale percentuale (12,7%) è invece solo di poco inferiore rispetto alla media nazionale[3].

Nella regione, inoltre, quasi 9 bambini su 10 (84%) non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia, poco meno della media nazionale (87%). Il miglior risultato si registra in Emilia Romagna, dove la mancata copertura di servizi per la prima infanzia si attesta al 74,4%[4]. Più della metà delle classi della scuola primaria (52%) e quasi l’80% di quelle della scuola secondaria, inoltre, in Lombardia, non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, a fronte di percentuali nazionali rispettivamente del 66% e dell’86%. Da sottolineare come nel caso delle scuole secondarie, sia una regione virtuosa come l’Emilia-Romagna a seguire il Molise nella classifica negativa, con quasi la totalità delle classi senza tempo pieno[5] (96%). Quasi 1 alunno lombardo su 3 (31%), inoltre, non accede invece al servizio di mensa scolastica, molto meglio tuttavia della media nazionale (49%), ma al di sotto di regioni ancora più virtuose da questo punto di vista come Valle d’Aosta (29%) e Liguria (30%)[6].

Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che più del 45% dei minori in Lombardia non legge libri (53% a livello nazionale); quasi 1 su 4 (23%) non utilizza internet (contro il 29% di media italiana) e più del 34% non fa sport (percentuale più bassa rispetto alla media italiana del 43%). Inoltre, il 67% non va a teatro (69% di media italiana), quasi il 45% non visita mostre o musei (contro il 55%), il 76% non assiste a concerti (contro il 77%) e il 64% non visita siti archeologici (contro una media del 69%)[7].

Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti

Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura[8]. Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%)[9].

“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

In Lombardia, a tal proposito, tra i minori quindicenni svantaggiati quasi la metà (46%) riesce a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, riuscendo così a emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza, la percentuale più alta tra tutte le regioni italiane e ben al di sopra della media nazionale del 26%[10]. Ề al nord, del resto, che si registrano le percentuali più alte di minori resilienti. Ad eccezione della Liguria (27%), infatti, nelle regioni settentrionali più di 1 minore su 3 è resiliente, con punte del 45% in Veneto e 46% appunto in Lombardia; al centro tale percentuale si attesta tra il 20% e il 30% mentre al sud e nelle isole cala sotto la soglia del 20%, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica (rispettivamente al 12% e 14%)

Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17% al 28%, per poi contrarsi sino all’attuale 26%[12]. Infine, se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%)[13].

Fattori protettivi della resilienza educativa

Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata[14], emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati.

In Italia, i minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate.

Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura.

Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l' “andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%).

Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti. Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative[15].

“Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia. Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche - e soprattutto - aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese”, ha proseguito Raffaela Milano.

“L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce. Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese” conclude Raffaela Milano.

Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.  Solo a Milano sono 2 i Punti Luce attualmente presenti, uno nel quartiere Giambellino - inaugurato a novembre 2014 e attivato in partnership con Cooperativa sociale Comunità del Giambellino - l’altro a Quarto Oggiaro (attivo da novembre 2015, in partnership con ACLI Milano). In totale, più di 850 bambini e ragazzi hanno finora usufruito delle diverse attività nei due Punti Luce milanesi, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie. Nel 2017 sono stati più di 500 i genitori coinvolti, mentre dall’inizio della campagna sono state assegnate 76 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.

 

 

Angolo delle idee