Sanità in provincia. Tornare indietro

La riforma della sanita’ regionale con la formazione delle ASST (Aziende socio sanitarie territoriali che gestiscono anche gli ospedali, ) e delle ATS  (Agenzia della Tutela della Salute che si occupano della programmazione dei controlli  e della prevenzione)m prevedeva una verifica a fine 2018.
29 sindaci su 27 dell’Alto Lario e del Porlezzese e Valsolda, hanno chiesto alla regione di rientrare nell’ASST lariana e nell’ATS Insubria staccandosi dall’ASST della Valtellina e Alto Lario e dell’ATS della montagna con sede a Sondrio. Gia’ nella fase di definizione degli ambiti le forze politiche e sociali compresi i medici della zona avevano espresso  la loro protesta per la fusione con Sondrio.
La preoccupazione maggiore è il destino dell’Ospedale di Menaggio che in passato aveva ottenuto le dotazioni professionali e strumentali per soddisfare i bisogni sanitari della popolazione, senza soffrire della concorrenza  a pochi kilometri del policlinico di Gravedona privato-convenzionato.
Subito l’Assessore regionale Gallera ha espresso  il parere favorevole alla richiesta dei Sindaci come informalmente anche l’Assessore alla Montagna , il valtellinese Massimo Sertori.
Nel 2015  anche la Conferenza dei Sindaci della provincia di Sondrio aveva espresso la  sua contrarieta’ alla fusione. senza essere ascoltata.
Ma le vere motivazioni dei Sindaci dell’Alto Lario e’ che il processo di razionamento delle risorse colpisca l’Ospedale di Menaggio come gia’ e’ successo per Morbegno e Chiavenna.
Il processo di revisione della riforma della sanita’ lombarda propone due riflessioni.
Una piu’ di carattere generale. La divisione di competenze tra ASST e ATS e’ ancora funzionale ? Concretamente  ha ancora senso di esistere. ?  Se osserviamo le regioni a noi confinanti la risposta à negativa.
Sarebbe sufficiente un’unica azienda socio sanitaria che gestisca tutti i servizi socio sanitari demandano le funzioni di controllo agli organi centrali della Regione o meglio ad un agenzia neutrale.
Si raggiungerebbero due obiettivi, in parte gia’ alla base della riforma, di migliorare l’integrazione delle attivita’ socio sanitarie con quelle ospedaliere, e di produrre dei risparmi economici che potrebbero essere destinati all’assunzione di medici e di infermieri.
La seconda osservazione concerne il destino della sanita’ della provincia di Sondrio: cosa cambiera’  ritornando nei suoi confini ? Credo nulla se non ci sarà un’inversione di tendenza per affrontare le nuove sfide di una popolazione sempre piu’ anziana in un territorio a bassa densita’ abitativa al quale non si possono applicare i parametri metropolitani. E’ opportuno interrogarsi sui  tassi di fuga dai nostri ospedali conoscendone  i dati suddivisi per specializzazione. Valutare se è opportuno avere due neurochirurgie e due emodinamiche ( pubbliche e private convenzionate) su un territorio di 230 mila abitanti ben sapendo che alcuni interventi sarebbe meglio eseguirli nei centri ad alti volumi di attivita’. Come e’ auspicabile un ripensamento sul servizio di emergenza ed urgenza restituendo la gestione all’azienda provinciale con il ritorno della centrale operativa  a Sondrio. Credere nel valore aggiunte della montagna per la terapia e riabilitazione di alcune  malattie croniche
E’ auspicabile un cambio di passo una nuova cultura per lo sviluppo della sanita’ provinciale , anche nelle forze politiche locali, iniziando dal futuro Sindaco del capoluogo che potrebbe avere un ruolo determinante.

Il grande mosaico (di Floriana Palmieri vincitrice del concorso nazionale di "Infrastrutture spa") in fase di posa. Si trova nell'ospedale di Sondrio sulla parete delle nuove sale operatorie tra portineria e padiglione sud

Gfranco Cucchi
Angolo delle idee