Contributi esterni: argomento proposto da Mario Pulimenti: Gradirei diventare ricco...

Contributi esterni: argomento proposto da Mario Pulimenti:

Soldi
Gradirei diventare ricco
(anche noi! NdR) per poter realizzare dei sogni
incredibili che, però, fino a qualche anno fa, nel
periodo pre-euro, riuscivo tranquillamente a realizzare.
Non sto parlando certamente di un cottage in montagna,
di una villa in riva al mare o di una villetta di
campagna, sarebbe veramente troppo! Ma non sto alludendo
nemmeno ad una macchina molto potente, perché servirebbe
troppa benzina o al mangiare smoderatamente, perché
ingrasserei! Desidererei, invece, essere ricco solo per
il semplice gusto di pagare il bollo della macchina,
cambiare gli pneumatici, aggiungendo chiaramente anche
la convergenza, l’equilibratura ed il cambio periodico
dell’olio. Visto che ci sono farei anche la revisione e
il famoso bollino blu antinquinamento, giusto per il
gusto di esagerare. Vorrei essere ricco anche per poter
pagare l’Irpef qualche giorno prima della scadenza e non
qualche mese dopo. Vorrei a questo punto strafare e
pagare perfino l’ICI e la tassa dei rifiuti ed inoltre
le bollette della luce, dell’acqua, del gas e del
telefono. Aggiungo allora le spese del condominio e la
mensa scolastica. Per non dimenticare l’abbonamento Rai,
l’assicurazione della macchina, gli zaini, i quaderni,
le tasse scolastiche ed i libri dei ragazzi che vanno a
scuola, uno alle elementari e l’altro al liceo classico.
Insomma vorrei essere tanto ricco per poter fare tutte
quelle cose che fino a qualche anno non mi intimorivano,
mentre ora (grazie a Prodi) mi mettono in apprensione.

Noi romani, da 2000 anni a torto o a ragione ci
sentiamo superiori a tutti


Sono ormai cinque anni che in Italia possediamo l’euro.
La moneta unica europea ci ha fatto entrare, in questo
modo, pienamente in Europa. Tuttavia, l’entrata
dell’Italia in Europa ha significato anche l’entrata di
Roma in Europa. E quindi di noi romani. Ma, mentre il
resto dell’Italia si sta progressivamente europeizzando,
non mi sembra che lo stesso stia capitando qui da noi,
“nell’urbe eterna”. Tanto è vero che, contrariamente ai
padani i quali sono ben felice di sentirsi
mitteleuropei, o ai piemontesi i quali sognano di fare
un po’ i francesi, o agli snob fiorentini che vorrebbero
tanto chiamare le loro colline Chiantistiche, a noi
romani, invece, di diventare inglesi, o francesi, o
tedeschi, o per lo meno spagnoli non ci interessa per
niente. Ed io, nativo dello storico rione del Testaccio
con discendenze trasteverine, cresciuto nel quartiere
“giardino” della Garbatella e, dopo essermi sposato da
più di venti anni, residente ad Ostia “il mare di Roma”
-e, quindi, profondamente romano e ben lieto di esserlo-
posso, a ragione, affermare che noi romani, da più di
duemila anni, a torto o a ragione, ci sentiamo superiori
a tutti. E’ un atteggiamento che fa parte della nostra
storia, del nostro carattere e del nostro modo
fanfarone, ma sincero, di affrontare la vita. Ce lo
vedete un romano fare la fila alla posta di Testaccio
come Mr. Jones al post office di Kensington? Ce lo
vedete un romano parcheggiare la sua automobile come un
danese a Copenaghen? O ridere delle insipide barzellette
fiamminghe? E quando va in spiaggia vestirsi come quei
tedeschi con sandali e calzini che incontri non solo sul
lungomare di Ostia, ma anche, con lo stesso look, nel
centro di Roma? No, non è bastato certamente l’euro a
convincerci che un wurstel vale una coscia d’abbacchio
né che la pancetta con le uova fritte sia più saporita
dei rigatoni con la pajata o della coda alla vaccinara
che cucinava mia nonna Jole. E, fortunatamente, allo
stesso modo la pensano anche i miei figli Gabriele e
Alessandro e tanti loro amici. Il romano è un osso duro
per l’Europa. Prima di piegarci ad un nuovo modo di
vivere e di pensare passeranno molti anni, forse diverse
generazioni. E, probabilmente non ci riusciranno mai!
Del resto “civis romanus sum!

Bertinotti-dipendente?

Leggendo le dichiarazioni che Prodi ha fatto a Mosca
durante le celebrazioni per i 60 anni dalla sconfitta
del nazismo, mi sono accorto ancora di più che il
Professore si comporta sempre di più come un
Bertinotti-dipendente, avendo in questa occasione
manifestato curiose nostalgie di tipo stalinista. Tanto
è vero che a Mosca Prodi ad un certo punto ha rivolte
delle inaspettate critiche a Bush per il giudizio
espresso dal Presidente americano su Yalta.
Probabilmente Prodi ha dimenticato che per i paesi
dell’Est europeo la fine dell’occupazione nazista ha
coinciso con l’inizio della dominazione del regime
totalitario comunista e, invece di condannare Stalin ed
inneggiare la democrazia, ha rimproverato Bush per aver
criticato la spartizione dell’Europa, la cortina di
ferro, la guerra fredda e lo stalinismo. Io ritengo che
Prodi, facendo così, ha voluto fare un favore ai suoi
alleati dell’ultra sinistra che, rimpiangono l’Unione
Sovietica ed il mitico Baffone essendo ancora innamorati
dell’Armata Rossa e della bandiera con la falce e
martello, nemmeno fossero ultrà del Livorno e,
viceversa, non perdonano agli Stati Uniti di aver vinto
la guerra fredda liberando l’Europa ed il mondo intero
di un regime totalitario come quello comunista. Appare,
quindi, inequivocabile che Prodi ha così dimostrato di
essere un neo-stalinista non tanto per convinzione,
quanto invece per opportunità.

Mario Pulimenti


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