Contributi esterni: argomento proposto da Simonetta d’Ippoliti: A maggio i jeans hanno compiuto 132 anni
 Ho saputo che a maggio i jeans compiranno 132 anni. Ma 
 non li dimostrano. A pensarci bene, sono l'unica 
 invenzione umana che sembra non invecchiare affatto. 
 Domenica sono andata a trovare mia madre nel suo 
 paesino, Collevecchio e, mentre leggevo una rivista dove 
 erano raffigurati dei minatori dell’ottocento al tempo 
 della corsa dell’oro che indossavano dei blue jeans, mi 
 sono chiesta dov’era la differenza con i jeans indossati 
 oggi. Tornata a casa mia, ad Ostia, mi sono subito messa 
 al computer per saperne di più. Nemmeno il tempo di 
 digitare il nome jeans su un famoso portale e mi sono 
 subito trovata davanti alla loro storia. E che storia 
 avventurosa! Ho saputo, infatti, che il tessuto jeans, 
 molto robusto e resistente agli strappi, veniva usato 
 per fabbricare i teloni da imballo e le coperture delle 
 vele. In seguito, per la sua resistenza, fu utilizzato 
 per confezionare i pantaloni da lavoro degli scaricatori 
 del porto in partenza da Genova per l'America. 
 Nell'ottocento, con le grandi emigrazioni, la tela Blu 
 di Genova arrivò negli Stati Uniti d'America, dove venne 
 utilizzata per realizzare gli abiti dei cercatori d'oro. 
 Di fatto i jeans sono nostri perchè nascono in Italia ed 
 esattamente a Genova, tanto è vero che tela jeans vuol 
 dire tela Genova. Nient'altro ha resistito così bene 
 alla prova del tempo. E sono state sia mia sorella che 
 mia cognata -che si chiamano entrambe Antonella- a dirmi 
 che il jeans, nato a Genova, difatti fu migliorato in 
 America, ma da un emigrante europeo: il bavarese Levi 
 Strass al quale bisogna dare atto di aver capito che 
 quelle brache pratiche ma poco eleganti potevano essere 
 migliorate. E i miglioramenti che lui vi apportò sono 
 quelli che le hanno rese immortali. Egli cominciò a 
 realizzare dei grossi pantaloni in tela robusta per i 
 cercatori d'oro, delle tute color marrone, senza 
 passanti nè tasche dietro, e presero il numero in codice 
 501, che resiste tuttora. E' vero, non era stato lui a 
 inventarli, ma fu lui a trasformarli in un capo 
 praticamente indistruttibile grazie a quei rinforzi alle 
 tasche e alla ribattitura lungo le cuciture laterali. 
 Levi Strass presto li trasformò nella divisa del West, 
 tanto che alla fine dell'ottocento, in America, il 
 tessuto jeans diventa sinonimo di pantaloni. E Levi 
 Strass, che vide l'America vestire i suoi jeans, non 
 avrebbe comunque mai immaginato che sarebbero diventati 
 la divisa dei giovani di tutto il mondo, che avrebbero 
 resistito negli anni al succedersi delle mode, senza mai 
 tramontare: divisa dei lavoratori, delle classi più 
 povere e rudi, poi divisa dei giovani ribelli negli anni 
 Cinquanta, dei contestatori anni Sessanta-Settanta, e 
 infine capo alla moda presente su tutte le passerelle. 
 Oggi, i Levi's non sono più l'unica marca di jeans nel 
 mondo, ma rimangono la marca più universalmente nota e 
 desiderata. Neanche l'assedio di famosi sarti come 
 Calvin Klein e Ralph Lauren ha diminuito il loro dominio 
 sul mercato mondiale. Ed ora, che siamo nel 2005, i 
 vecchi jeans si meritano un brindisi: ai prossimi 132 
 anni! Chissà, forse nel 2127 saranno di nuovi i 
 cercatori d'oro a indossarli. Su altri pianeti. Per il 
 momento i jeans li indosso io, li indossa il mio figlio 
 diciottenne Gabriele insieme al fratellino più piccolo 
 Alessandro, li indossano i miei cognati Stefano ed 
 Antonella e li indossa anche mia cognata Alessia che, 
 sebbene sia incinta, è talmente magra che può portarli 
 con estrema disinvoltura (non sono certo io la prima a 
 dire che è la sosia perfetta di Julia Roberts) mentre 
 mio marito Mario, dall’alto dei suoi cinquant’anni e 
 quasi novantacinque chili di peso comincia, purtroppo, 
 indossandoli a somigliare sempre di più al fratello 
 gemello di Oliver Hardy. Ah, Brad Pitt dove sei!….. 
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