I MORTI IRAKENI E L'INFORMAZIONE

di Francesco Lena

Seguiamo con buona speranza, la sorte dei nostri prigionieri in Iraq. L'Italia intera ha partecipato commossa al dolore per la perdita dei nostri
soldati a Nassiriya, le pagine dei nostri giornali e telegiornali, sono
piene delle sofferenze causate dalla guerra.Pochi parlano o scrivono dei
quindici o ventimila mila morti Iracheni, militari civili, donne, bambini. 
Già il fatto che non si sappia la cifra esatta ci dice la poca
considerazione che abbiamo della vita altrui. Non sono forse uomini 
come noi, con i loro affetti, i loro dolori? Pensiamo che una mamma irachena non
soffra per la perdita per del proprio figlio come una mamma italiana? 
Quanti saranno veramente i terroristi tra quelle migliaia e migliaia di morti? Ci
avevano raccontato che era una questione di vita o di morte per 
l'Occidente in quanto il regime di Saddam era in grado di colpire con armi di
distruzione di massa i nostri paesi. Di fronte alla constatazione che
armi di distruzione di massa non c'erano ci dicono che, si, comunque 
abbiamo abbattuto una dittatura , poi ci accorgiamo che i soldati americani 
anzichè 

la democrazia esportano una loro visione di prepotenza, di
superiorità della loro cultura (chissà che senso di superiorità per una donna 
americana tenere al guinzaglio un soldato iracheno) la democrazia è prima di tutto 
verità, trasparenza, libertà, e rispetto dei diritti umani. Questo è solo quello che
riusciamo a sapere. Chissà quali altre violenze, sofferenze gratuite, quante
morti sotto torture e quanti innocenti, non documentate da fotografie,
inflitte a persone che avevano la sola colpa di essere iracheni soldati di
leva o solo sospetti di terrorismo. I nostri? Il nostro governo ha ottenuto

dal parlamento la via libera per una missione di pace in Irag, ci
ricordiamo bene le parole del premier e di alcuni suoi ministri che ci 
raccontavano che i nostri soldati avrebbero scortato i convogli con gli aiuti umanitari,
avrebbero aiutato gli iracheni nell' emergenza sanitaria eccetera eccetera,
e noi ce li immaginavamo a distribuire viveri e medicinali, "mettete dei
fiori nei nostri cannoni " come diceva la vecchia canzone, invece non 
passa giorno che i nostri soldati non siano impegnati in sparatorie con poca
differenziazione degli invasori americani e inglesi, (quelli che 
vogliono mettere le mani sul petrolio e averlo sotto controllo). Perché restare
ancora quando è ormai chiaro che anche quelli che avevano sofferto 
e patito sotto Saddam non ci vogliono più? Ritirare i nostri soldati in queste
condizioni è un dovere per l'Italia. Poi io dico con forza che ero, 
sono, e sarò sempre contro ogni tipo di guerra, ero, sono, e sarò sempre per 
la pace per tutti i cittadini del mondo.Invito tutti ad esporre sui balconi delle
nostre case in tutta Italia il 4 giugno 2004 in occasione della visita di
Bush in Italia per far sentire il nostro deciso dissenso alla guerra.

Facciamo vedere i bellissimi colori dell'arcobaleno della bandiera 
della pace e far sentire che non servono i muscoli ma tanto rispetto della
persona. 
Francesco Lena



GdS - 10 VI 04 - www.gazzettadisondrio.it

Francesco Lena
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