Questa volta: Lettera aperta a Vittorio Feltri

Gian Franco Spotti

Egregio Dr. Feltri,

Ho letto con attenzione la Sua introduzione scritta,
intitolata " la guerra tra estraneità e distacco
popolare ", nel fascicolo N° 8 dedicato ai "Cento anni
della nostra vita".

Dalle Sue parole traspare chiaramente la Sua linea
anti-comunista, che mi vede d'accordo, anche se ormai
essere anti-comunisti è fin troppo facile, un po' come
sparare sulla Croce Rossa, ma traspare anche la linea
filo-atlantica e filo anglo-americana che
contraddistingue il quotidiano da Lei diretto.
Fin qui nulla di strano, questione di punti di vista,
chi sta su una sponda e chi sull'altra.

Stare sulla sponda prescelta però, implica portare delle
motivazioni e delle argomentazioni tecniche, storiche,
politiche e morali che possano convincere del perchè di
questa scelta, altrimenti si rischia di passare per
persone che ignorano determinati avvenimenti o per
coloro che "vogliono" ignorarli per scelta personale o
per imposizione altrui.

A tale proposito mi permetto di dissentire da quanto Lei
scrive su quel fascicolo e vorrei commentare come segue:

-
LEI SCRIVE: Mussolini poteva non entrare in guerra?
Forse sì, di certo non doveva. Si illuse sulla potenza
dei
suoi alleati tedeschi.

-
RISPONDO: E' ovvio che Mussolini poteva decidere di
entrare o non entrare in guerra. Chiederselo mi pare una
banalità.
La stessa domanda potrà essere posta fra 60 anni quando
un giornalista come Lei, su un altro fascicolo,
scriverà: " Berlusconi poteva non andare in Irak? Forse
sì, di certo non doveva. Si illuse sulla potenza dei
suoi alleati americani"

Mussolini non poteva, a onor del vero, evitare la guerra
che era già stata preparata da anni dalla cosidetta
"plutocrazia internazionale" che vedeva nella politica
fascista e nazista un temibile avversario, in caso di

vittoria, sul piano industriale e commerciale in Europa,
Africa e Asia. L'Italia ebbe le sanzioni per la sua
avventura
coloniale africana (che i più vecchi del posto ricordano
ancora con tanta nostalgia). Avventura che non fu farina
del sacco mussoliniano ma che fu ereditata dai governi
liberali di fine Ottocento e primi Novecento e che ci fu
rimproverata da un pulpito internazionale (quello sì
colonialista da secoli) che non voleva l'Italia in
Africa.
La Spagna fu una vittoria che impedì al bolscevismo di
dilagare in Europa Occidentale, ma anche qui non trovò
il plauso internazionale.

Nel Mediterraneo gli inglesi
provocavano di continuo le navi italiane, le quali, su
ordine del
Duce, evitarono il confronto finché poterono. Gli stessi
inglesi che nel Maggio 1940 provocarono la Germania

bombardando la città di Friburgo nel Sud-Ovest della
Paese senza alcun motivo, scatenando poi la ritorsione
hitleriana.

Insomma, dal 1935-1936 in poi avevamo il mondo contro.
Se non fossimo entrati in guerra al fianco della
Germania,
saremmo stati isolati e senza alcuna garanzia di pace da
parte dei futuri "liberatori", anzi, teoricamente,
avremmo
potuto fare la fine dell'Irak di Saddam Hussein, il
quale, non gradito come leader arabo di una nazione
laica e social-nazionale, è stato accusato di ogni
nefandezza e menzogna pur di giustificarne l'aggressione
(non ci pare che fosse uno
stinco di santo... NdR)
.
Per quanto concerne
l'illusione sulla potenza dell'alleato tedesco, beh, è
troppo facile dirlo a cose già avvenute!!

-
LEI SCRIVE: Con la guerra e i suoi lutti, ma
specialmente a causa dei bombardamenti angloamericani
sulle
grandi e piccole città italiane, si diffuse nel popolo
il desiderio di farla finita con uno scontro bellico

che non sentivamo nostro. La prova dell'estraneità? La
prima guerra mondiale, che tra i soldati
ebbe più caduti, fu marcata da stupende canzoni di
trincea e contro il nemico tedesco e austriaco
(senza mai odio, va detto). Simili canti latitarono in
questo conflitto: sintomo palese di distacco
popolare.

-
RISPONDO: Un popolo che ha bisogno di essere bombardato
da terzi per farla finita con uno scontro bellico, è un
popolo
che non esiste e il caso italiano sarebbe unico al
mondo. Eh no, caro Feltri, la Sua è un'interpretazione
di
comodo, la stessa della storeografia ufficiale che vuol
far credere che gli italiani, stanchi dei bombardamenti
anglo-americani, si siano detti: "ora basta, cacciamo i
tedeschi altrimenti quelli non la smettono!"
Una versione da film di Totò, più che una verità
storica. Il fatto poi che la guerra non era sentita
perchè nel
secondo conflitto si cantavano meno canzoni che nel
primo, mi sembra una spiegazione che rasenta il
ridicolo.

Il secondo conflitto mondiale non fu di trincea ma fu
caratterizzato da una mobilità di truppe molto superiore
al
primo. Forse la stanzialità e le lunghe attese in
trincea portavano i soldati a darsi forza e coraggio
intonando
inni e canzoni, ma le assicuro che anche l'ultimo
conflitto ha visto un repertorio di canzoni notevole
(non so dirle
se numericamente superiore o inferiore al primo) e su
tutti i fronti.
Certo è che il "festival della canzone bellica", dopo
il settembre 1943, fu portato avanti solo da una parte
degli
italiani, essendo orchestrali e cantanti nel frattempo
cambiati e dediti ad imparare il rock-and-roll.

-
LEI SCRIVE: Diciamo però che, il Re e Badoglio non
sbagliarono alleati. Si misero con gli anglo-americani.
Costoro furono nemici spicci e talvolta infierirono
crudelmente sulle nostre città e sulle popolazioni
civili, ma recavano con sé valori fondamentali nella
vita civile e democratica. E di questo ancora li
ringrazio.

-
RISPONDO: Lei asserisce che i Due Traditori sopra citati
non sbagliarono. Il loro DNA da mezze-seghe li avrebbe
portati ad
allearsi anche con i mongoli, comunque, caro Feltri,
guardi che questa "giusta" scelta è costata centinaia di
migliaia di morti, un'infamia senza fine, una vergogna
perpetua, una capitolazione indegna e la conseguente

perdita di sovranità nazionale, in vigore a tutt'oggi.
Al riguardo, legga il libro " ARRIVANO I NOSTRI " di
Alfio Caruso, Edito da Longanesi.

E' poi incredibile che Lei asserisca che gli
anglo-americano furono "nemici spicci" e che "talvolta
infierirono
crudelmente sulle nostre città e sulle popolazioni
civili", come se si fosse trattato di un piccolo
incidente, un

danno collaterale, una disattenzione o di una qualche
decisione affrettata di qualche alto ufficiale un po',
diciamo
così, "irruento". Questi criminali ci hanno massacrato
senza motivo (avevamo noi forse bombardato New York?).
E non mi venga a tirar fuori Pearl Harbor per favore !!
(in proposito le consiglio di leggere IL GIORNO
DELL'INGANNO di Robert B. Stinnett, edito da Il
Saggiatore).
Lo vada a dire ai parenti dei piccoli martiri della
scuola di Gorla, o a quelli delle vittime dei
bombardamenti di
Treviso, Parma, Milano....e potrei continuare a lungo! E
che dire dei giocattoli esplosivi mirati a colpire la
curiosità dei bambini, paracadutati da aerei americani
in varie zone dell'Italia, lanci poi sospesi grazie

all'intervento del Vaticano?
E Lei, caro Feltri, ha il coraggio di ringraziarli per
averci portato la democrazia e i valori fondamentali
nella vita

civile?? Ma sta scherzando?
Soffre forse della sindrome di Stoccolma, dove i
sequestrati finiscono per simpatizzare per i
sequestratori, mentre

in questo caso i bombardati abbracciano coloro che li
hanno bombardati ?


In chiusura, Lei parla poi di Anna Frank e
dell'Olocausto. Questi sono argomenti che meriterebbero
un capitolo e un dibattito
a parte, cosa che nessun giornalista o nessun media può
fare, pena la perdita del posto.

Le bombe americane, la loro democrazia ed i loro valori
vi hanno insegnato a tacere e a non mettere mai in
dubbio quello che la Storia ci ha raccontato e ci sta
raccontando in modo nauseante e menzognero.

Lei continui pure ad applaudire, a ringraziare e a
genuflettersi davanti ai suoi affezionati anglo
-americani! Io le dico solo una cosa: non La invidio!
Ossequi
Gian Franco Spotti

Ci vorrebbe altrettanto spazio
per commentare questo scritto che pubblichiamo perché
ogni idea deve trovare spazio per essere valutata e, se
del caso, contraddetta ma apertis verbis. Solo tre
osservazioni dunque.

1) Ci sono parecchie verità, qualcuna anche scomoda,
nella prima parte della lettera. La guerra, purtroppo, é
sempre il raccolto che fa la Diva Severa con la sua
falce e in modo indiscriminato, spesso tragicamente
discriminatorio e orribilmente crudele. Ed é una catena,
anche se ci sono situazioni e situazioni. Lo sterminio
degli scolari di Gorla non era, ad esempio, un'azione
programmata ma la conseguenza della macabra teoria dei
bombardamenti dei civili per fiaccare il morale dei
nemici. Il bombardamento di Dresda con le bombe al
fosforo era invece programmato: un crimine contro
l'umanità che avrebbe richiesto anche lui la sua
Norimberga.

2) Il Re e Badoglio non potevano restare a Roma. Giusto
andare a Pescara per imbarcarsi per Brindisi. Ma a Roma,
al Quirinale, avrebbe dovuto restare il Principe
ereditario Umberto, ostaggio certo, ma simbolo di unità
nazionale (e pare che Umberto volesse farlo). Casa
Savoia, lo Stato Maggiore, l'Establishment filandosela
con la parola d'ordine "si salvi chi può" si sono
assunti la responsabilità di fronte alla storia e ai
tanti Caduti di aprire la strada ad una guerra civile,
la prima e speriamo l'unica del nostro Paese.

3) Il finale Suo dice e non dice ma potrebbe essere
interpretato come un mettere in dubbio, almeno in parte,
l'Olocausto.

Chi scrive ha una testimonianza diretta di un proprio
congiunto attendibilissimo per la sua posizione "fascistissima"
tanto che all'incontro - in cui fu decisa la campagna di
Russia - fra Mussolini e Hitler nel vagone-salone alla
stazione del Brennero con i due dittatori non c'era
nessuno salvo, per assicurare i collegamenti telefonici,
i due dirigenti, italiano e tedesco. Rischiando la sua
vita salvò, senza mai compenso alcuno, molti ebrei, che
venivano caricati a Fortezza sulle tradotte per la
Germania. Mi aveva detto: "ebrei o non ebrei, erano
italiani che avrebbero fatto una brutta fine. Era un
dovere di coscienza salvarli, almeno quando si poteva.
Non ce l'ho fatta per un quarto d'ora per il figlio
unico di un grande industriale farmaceutico, e mi
rammarico ancora adesso...".

Gli orrori dell'Olocausto al pari di altri genocidi,
compresi quelli, ad esempio, praticato da Stalin con
milioni di vittime, o quello stesso delle foibe, di cui
finalmente si parla, ad opera dei comunisti di Tito,
ingentiliti, e mimetizzati, con il nome di Titini.

Che poi magari si debba andare a scavare cosa é successo
in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, in
campo economico e finanziario, é pure vero e tocca agli
storici approfondire ma quand'anche emergesse qualche
verità scomoda, come possibile, questo non ha nulla a
che vedere con milioni di persone innocenti, parte dei
quali - quelli ungheresi - magari abbandonati anche
dagli occidentali, inglesi in particolare, finiti nei
forni. Già, basta la torrida idea di pensare a un forno
per uomini, donne e bambini per sentire rivoltarsi fin
le budella...

Capita certo che la storia ci racconti cose in modo
nauseante e menzognero (penso a Cicerone "puro" e
Catilina "reprobo", equazione che ho dovuto finire il
Liceo per mettere in dubbio rendendomi conto che ogni
racconto va preso con le pinze). Non certo per
l'Olocausto.

NdD: Alberto Frizziero



GdS - 20 II 05 - www.gazzettadisondrio.it

Gian Franco Spotti
Approfondimenti