RECENSIONI:
 Spett. redazione cultura,
 ho pubblicato in gennaio il romanzo storico "La catena 
 invisibile – il giallo del fascismo magico", MURSIA, la 
 storia di tre attentati alla vita di Mussolini, uno dei 
 quali è rimasto sino ad oggi sconosciuto. 
 Il mio libro è il primo che usa l’espressione “fascismo 
 magico” (Giorgio Galli ha parlato di “nazismo magico”) e 
 vuole dimostrare che il mondo sotterraneo dell’esoterismo 
 nel periodo fascista è molto vasto e ramificato, 
 toccando anche eventi storici dai risvolti inspiegabili.
 Il romanzo è basato in buona parte su documenti 
 autentici e rari.
 Dopo una lunga ricerca sul mondo sotterraneo delle 
 società esoteriche del tempo ("Gruppo di Ur", "Società 
 teosofica" ecc.), ho scoperto che probabilmente esiste 
 un legame tra gli attentati a Mussolini di Violet Gibson 
 e di Anteo Zamboni del 1926 e quello del protagonista de 
 "La catena invisibile". Forse il mandante è sempre la 
 medesima persona. In una foto dell'attentato della 
 Gibson (pubblicata nel libro), comparsa misteriosamente 
 negli anni '30, un volto è coperto da uno strano 
 ritocco. Si tratta del "regista" dei tre attentati? Una 
 testimonianza raccolta molti anni fa mi ha permesso di 
 spiegare enigmi a cui gli storici non hanno mai trovato 
 una risposta. 
Sintesi 
 dell'opera.
LA VICENDA: Nel 1926 Mussolini subì due strani 
 attentati, il primo ad opera della nobildonna irlandese 
 Violet Gibson e il secondo per mano del quindicenne 
 bolognese Anteo Zamboni: due anelli di una catena 
 invisibile manovrata da un singolare personaggio, il 
 Presidente, alla quale sono legati i servizi segreti 
 inglesi, la Società teosofica e il più illustre mago e 
 occultista dell’epoca, Aleister Crowley .
 “La catena invisibile” è un romanzo storico che narra la 
 storia “sotterranea” di questi eventi e quella di un 
 terzo attentato rimasto sino ad oggi sconosciuto. Su 
 quest’ultimo l’autore ha raccolto una testimonianza 
 verbale tanti anni fa, ma, al momento, mancano ancora 
 prove decisive per verificarne l’autenticità. (Mauri 
 spera di raccoglierle, grazie anche alla pubblicazione 
 del romanzo).
 Il libro è basato in buona parte su documenti autentici. 
 Dopo una lunga ricerca sul mondo sotterraneo delle 
 società esoteri-che del tempo ("Gruppo di Ur", "Società 
 teosofica" ecc.), l’autore , sulla base di una serie 
 sconcertante di indizi, ri-tiene che esista un legame 
 tra l’attentato a Mussolini di Violet Gibson e quello di 
 Anteo Zamboni e, probabilmente, anche con quello 
 dell’attentato sconosciuto narrato nel romanzo. Nel 
 libro vi è un'altra sorprendente rivelazione: le ultime 
 frasi scritte da Anteo Zamboni potrebbero contenere la 
 chiave per identificare mandanti e movente 
 dell’attentato. L’autore, nei capitoli finali del 
 romanzo, propone la soluzione di un rebus che è sfuggito 
 all’attenzione degli storici.
 Una fotografia dell’attentato del 1926, giunta 
 misteriosamen-te dall’America Latina al Partito Fascista 
 nel 1932, è stata pesantemente ritoccata: una nuvoletta 
 che esce dalla pistola di Violet Gibson copre il volto 
 di una persona presente sul luogo dell’attentato: si 
 tratta del “Presidente”? In quale misura è coinvolto il 
 Duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, com-ponente del 
 “Gruppo di Ur” ed esponente di primo piano 
 dell’opposizione antifascista? Emergono gli scritti 
 inquietanti apparsi sulle riviste “Ur” e “Krur” di 
 “Arvo” (pseudonimo con cui, alternativamente, si 
 firmavano Julius Evola e Colonna di Cesarò), che parlano 
 di stati ipnotici, di fascinazioni, di riti magici, di 
 controllo ed assoggettamento della volontà altrui, di 
 forze invisibili nascoste dietro le quinte della storia 
 che influenzano persone ed avvenimenti. Che ruolo hanno 
 avuto le organizzazioni teosofico-occultistiche che 
 avevano sede all’estero? La polizia segreta fascista 
 indagò in questa direzione e l’autore prende in 
 considerazione alcuni aspetti significativi di queste 
 indagini.
 La fotografia dell’attentato. Scrive l’autore nella 
 parte finale del libro: “Dopo la testimonianza di 
 “Marco”, ho cercato a lungo inutilmente le fotografie 
 dell’attentato di Violet Gibson del 1926. Quando ormai 
 avevo perso ogni speranza, finalmente uno di questi 
 importanti documenti è venuto alla luce: all’inizio 
 degli anni ’80, Renzo De Felice e Luigi Goglia hanno 
 trovato nel fondo della Mostra della Rivoluzione 
 fascista una copia “ritoccata” della fotografia, poi 
 pubblicata nel libro Mussolini, e il mito, Laterza, 
 Bari, 1983. Per il momento, mancano ancora all’appello 
 il negativo che permetterebbe di riprodurre il volto che 
 si cela dietro al ritocco e, soprattutto, la fotografia 
 che riprende a distanza più ravvicinata il volto del 
 “Presidente”. Spero un giorno di ritrovare questo 
 materiale, fornendo così un altro importante tassello 
 per completare il quadro di questa vicenda. De Felice e 
 Goglia, naturalmente, non conoscevano il “giallo” 
 nascosto dietro a questa immagine. I due studiosi non 
 sono riusciti a ricostruire in che modo la fotografia 
 sia arrivata alla Mostra, anche se un timbro lascia 
 supporre che sia stata spedita da Buenos Aires da una 
 persona ignota che nel 1926 era presente sul luogo 
 dell’attentato. Anche in questo caso, il misterioso 
 ritocco nasconde qualcuno”.
STRUTTURA DEL LIBRO:
 CAPITOLI 1,2,3,4 Si narra la storia personale di Marco, 
 il fu-turo attentatore, partendo dagli anni della 
 giovinezza in un paese dell’Emilia Romagna. Entrano 
 anche in gioco quattro personaggi coinvolti nella 
 vicenda dell’attentato a Mussolini: Imelda, amante di 
 Marco e moglie del Prof. Bellafonte, docente 
 universitario romano, profondo estimatore di Julius 
 Evola e del mondo esoterico che gravitava attorno alle 
 riviste “Ur” e “Krur”; la signora Belli della Società 
 Teosofica italiana; il misterioso cittadino inglese, 
 Presidente dell’Accademia di alta cultura ed 
 organizzatore degli attentati. Il travolgente amore di 
 Marco per Imelda è determinante per il corso della sua 
 vita futura. Il giovane compirà i suoi studi 
 universitari a Roma, dove risiedono il professore e la 
 moglie. Strani messaggi vengono recapitati ai 
 protagonisti della storia da un anonimo ricattatore: una 
 foto dell’attentato della Gibson del 1926 e le ultime 
 frasi scritte da Anteo Zamboni. 
 CAPITOLO 5° Si riuniscono a Roma nell’”Accademia di alta 
 cultura” i componenti della “Catena magica” coinvolti 
 (molti di loro inconsapevolmente) nell’attentato a 
 Mussolini. In passato altre Catene magiche erano state 
 organizzate da Julius Evola e dal “Gruppo di Ur”. 
 L’obiettivo del “Gruppo di Ur”, come ha scritto Evola 
 nella sua autobiografia (“Il cammino del Cinabro”), era 
 stato quello di influenzare i vertici del Fascismo in 
 modo invisibile, mediante riti magici e l’evocazione di 
 forze legate al paganesimo romano antico. Viene letto 
 dal “Presidente” un testo fondamentale dal punto di 
 vista esoterico: “La Grande Orma: la scena dietro le 
 quinte”, apparso in “Krur” nel 1929. L’autore, forse il 
 Principe Leone Caetani, narra del rinvenimento di uno 
 scettro regale di “arcaica fattura” con i segni di un 
 rituale e di una serie di misteriosi episodi legati alla 
 nascita e all’avvento del Fascismo, soprattutto del dono 
 a Mussolini, il 23 maggio 1923, di un’arcaica ascia 
 etrusca: “le correnti più occulte portatrici della 
 tradizione romana avrebbero voluto propiziare una 
 restaurazione in senso –pagano- del fascismo”. 
 CAPITOLI 6,7,8 Parte romanzesca che prende spunto dalla 
 testimonianza raccolta dall’autore: sboccia nuovamente, 
 dopo una momentanea e burrascosa separazione, l’amore 
 tra Marco (il protagonista del libro) e Imelda (la 
 moglie del cattedratico romano). Imelda vuole che Marco 
 entri a far parte del mondo esoterico che gravita 
 attorno all’”Accademia di alta cultura”, di cui lei e il 
 marito fanno parte. 
 Capitolo 9° Il prof. Bellafonte, alla conferenza “Il 
 ritorno della Tradizione e la rinascita dell’Impero”, 
 espone le sue te-si neo-pagane ed ha un acceso scontro 
 verbale con un alto esponente del mondo cattolico. Il 
 Presidente, in privata sede, lo richiama aspramente 
 invitandolo alla cautela: la loro “Accademia di alta 
 cultura”, aperta nella Capitale per coinvolgere 
 personaggi dell’alta società romana, in realtà 
 na-sconde, dietro al paravento delle conferenze e delle 
 feste, un’attività più segreta che vuole riprendere il 
 tentativo di Julius Evola di influenzare il Regime per 
 vie invisibili e propiziare il ritorno della tradizione 
 pagana. 
 Per questi motivi è necessaria la massima cautela. Il 
 prof. Bellafonte e la moglie ignorano qual’è in realtà 
 il vero obiettivo del Presidente: uccidere Mussolini. 
 Alla fine del colloquio, il Prof. Bellafonte, esaudendo 
 il desiderio della moglie, chiede che Marco venga 
 ammesso all’”Accademia di alta cultura”. Il Presidente 
 inizialmente finge di essere contrariato dalla 
 richiesta, poi acconsente; ha trovato l’individuo che 
 cercava: una persona esaltata e suggestionabile da usare 
 per l’attentato al Duce, come l’inglese Violet Gibson 
 nel 1926.
 Il prof. Bellafonte è sempre più sospettoso; inoltre, 
 studiando i messaggi del misterioso ricattatore, è 
 vicino a scoprire la verità.
 CAPITOLO 10° Marco, prima di essere ammesso 
 all’Accademia, vie-ne sottoposto ad una serie di strane 
 e incomprensibili prove che lo impegnano per lunghi 
 mesi. Imelda gli ha imposto un’altra dura condizione: 
 fino a quando il Presidente non lo ammetterà al circolo 
 esoterico, non potrà rivederla. La scrittrice Sibilla 
 Aleramo, amica di Imelda e del prof. Bellafonte, 
 avvicina Marco e lo invita, per il suo bene, ad 
 allontanarsi da loro: sta correndo un pericolo mortale. 
 La scrittrice, che è stata amante di Julius Evola e di 
 Giulio Parise, pitagorico e massone (poi componente del 
 “Gruppo di Ur”), parla per esperienza diretta: anche 
 lei, durante la burrascosa relazione con Evola, era 
 stata annientata nella personalità e portata alle soglie 
 del suicidio. Alcune tracce di questa terribile 
 esperienza vissuta da Sibilla Aleramo, che aveva 
 conosciuto molti esponenti del mondo esoterico romano, 
 si trovano nel suo libro “Amo dunque sono” (nel romanzo 
 Julius Evola compare con il nome di Bruno Tellegra). 
 CAPITOLI 11, 12, 13, 14 Un misterioso emissario 
 proveniente dall’estero porta a Roma l’arma necessaria 
 all’attentato. In questa vicenda vi è uno strano 
 parallelismo con l’attentato del 1926: il “giallo” della 
 rivoltella consegnata a Violet Gibson non è stato mai 
 chiarito. Intanto Marco, pedinato e controllato da 
 persone sconosciute, ha un crollo nervoso e decide di 
 andarsene da Roma, seguendo il consiglio di Sibilla 
 Aleramo. Imelda lo raggiunge, gli comunica che il 
 Presidente ha deciso di ammetterlo all’”Accademia di 
 alta cultura”, prima però deve superare l’ultima prova. 
 (Entrambi ignorano che si tratta dell’attentato a 
 Mussolini). Marco, ormai annientato nella personalità, 
 plagiato ed incapace di opporsi a volontà più forti 
 della sua, accetta senza rendersi conto di quello che lo 
 aspetta. Anche in questo caso vi è un singolare 
 parallelismo con le vicende che hanno preceduto 
 l’attentato del 1926: sembra che Violet Gibson abbia 
 avuto misteriosi contatti con personaggi legati al mondo 
 dell’esoterismo. Negli anni precedenti, inoltre, aveva 
 frequentato a Monaco la Società Teosofica, dove aveva 
 conosciuto nel 1912 il Duca Giovanni Antonio Colonna di 
 Cesarò (poi membro del “Gruppo di Ur” ed esponente 
 dell’opposizione antifascista). 
 CAPITOLI 15, 16, 17 L’attentato a Mussolini. Marco parte 
 per la sua missione, organizzata dal “Presidente” nei 
 minimi dettagli, di cui, per il momento ignora la 
 finalità e lo scopo. Come I-melda e il professore, crede 
 di essere coinvolto in una grandiosa e misteriosa 
 missione legata alla restaurazione dell’Impero. Il 
 Professor Bellafonte gli ha consegnato un’enigmatica e 
 profetica poesia di D’Annunzio che parla di questo 
 grande ritorno; il Presidente gli ha affidato la borsa 
 contenente l’arma dell’attentato: dovrà aprirla solo 
 all’ultimo, quando sarà chiaro quale sarà lo scopo del 
 suo viaggio. Contemporaneamente i membri della “Catena” 
 si riu-niscono per compiere un rito propiziatorio che 
 accompagni la missione. Cosa muove Marco, ormai plagiato 
 ed indifeso? Un rito magico? Una forte suggestione 
 ipnotica? L’unica cosa certa è che egli si trova in una 
 situazione psicologica simile a quella di Violet Gibson 
 molti anni prima: la donna si era mossa 
 incon-sapevolmente come se fosse posseduta da qualcosa 
 di molto più forte di lei, guidata ed ispirata da 
 personaggi che la polizia non ha potuto o voluto 
 identificare (le indagini ad un certo punto sono state 
 interrotte per motivi d’opportunità politica, in seguito 
 ad un compromesso raggiunto con le autorità inglesi per 
 liberare la donna ed internarla in un manicomio). 
 L’attentato si svolge in aperta campagna, in uno dei 
 rari mo-menti in cui Mussolini è lasciato solo dalla sua 
 nutrita scorta personale. Marco si trova a tu per tu con 
 il Duce, in totale solitudine. Impugna l’arma ed è 
 pronto a sparargli in pieno petto. A questo punto, un 
 improvviso e inaspettato ritorno di consapevolezza lo 
 spinge a gettare via l’arma che gli avrebbe permesso di 
 cambiare il corso della storia futura. Mussolini, 
 sconvolto e colpito da quel gesto, credendo il giovane 
 un anar-chico individualista che ha agito da solo e lo 
 ha incontrato per circostanze fortuite, lo invita a 
 fuggire prima che la sua scorta lo sorprenda e lo 
 uccida. Prima, però, gli fa giurare di stare lontano 
 dalla politica e di non compiere più sciocchezze del 
 genere. L’attentato fallito rimarrà sempre un segreto 
 tra lui ed il giovane. Nell’animo del Duce pesa ancora 
 il ricordo della tragica fine di Anteo Zamboni.
 Capitolo 18 Marco ritorna a Roma. Ancora sconvolto per 
 gli av-venimenti, si rende conto di essere stato usato 
 contro la sua volontà e manovrato come un burattino da 
 mandare al sacrificio. Meditando vendetta, si precipita 
 all’”Accademia di Alta cultura” ma la trova vuota. In un 
 secondo tempo arrivano sul posto Imelda e il Professor 
 Bellafonte che hanno con Marco un drammatico confronto, 
 alla fine del quale il ragazzo si rende conto che anche 
 loro sono stati inconsapevolmente coinvolti ed usati dal 
 Presidente per collaborare ad un attentato che non 
 condividono. Intanto del Presidente nessuna traccia: il 
 misterioso personaggio sembra sparito nel nulla portando 
 con sé inspiegabili segreti sui mandanti ed i moventi 
 dell’attentato. Il Professore ritiene che il Presidente 
 abbia agito per conto di circoli esoterici stranieri 
 interessati all’assassinio di Mussolini. I tre decidono 
 di tenere sulla vicenda il massimo segreto: ne va della 
 loro vita. In un secondo tempo si incontrano a casa del 
 professore e, a sorpresa, ricompare il Presidente. Il 
 professore ormai ha scoperto tutto e spiega ai presenti 
 gli enigmi dell’incredibile vicenda che vede il 
 coinvolgimento del famoso mago inglese Aleister Crowley 
 e dei servizi segreti inglesi. Il professore dimostra 
 anche che le ultime frasi scritte da Anteo Zamboni 
 contengono la chiave per identificare mandanti e movente 
 dell’attentato. Il Presidente, visto che ormai tutti 
 sono coinvolti nel complotto, riesce ad allontanarsi 
 indisturbato e ad abbandonare l’Italia. Marco si stacca 
 definitivamente da Imelda e torna al suo paese. 
 CAPITOLO 19 Marco rivede Imelda dopo alcuni anni, in 
 occasione della morte del Prof. Bellafonte. Siamo nel 
 gennaio 1940 e l’Italia presto entrerà in guerra. Strani 
 fenomeni avvengono in Emilia Romagna, la scienza non è 
 in grado di spiegarli: il cielo si illumina in piena 
 notte di una luce intensa, simile a quella del giorno. 
 (Vedi “Insolito fenomeno celeste osservato nel faentino”, 
 “Il Popolo d’Italia”, 21 gennaio 1940) E' sorprendente 
 notare che il secondo segreto di Fatima dice: "Quando 
 vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, 
 sappiate che quello è il grande segno che vi dà Iddio 
 che prossima è la punizione del per i suoi tanti 
 delitti, mediante la guerra, la fame e le persecuzioni 
 contro la Chiesa e contro il Santo Padre". La "luce 
 sconosciuta" che appare in Emilia Romagna nel gennaio 
 1940 annuncia la prossima entrata in guerra dell'Italia?
 CAPITOLO 20° L’Italia è travolta dalla guerra, Marco si 
 arruola e combatte fino all’ultimo nelle file della 
 Repubblica Sociale.
 EPILOGO Nel 1975 Marco, ormai anziano e malato, incontra 
 l’autore di questo libro e gli narra la storia della sua 
 vita. Marco è stato il protagonista di un fallito 
 attentato dai ri-svolti oscuri e misteriosi che avrebbe 
 potuto cambiare la sto-ria. Molti altri grandi eventi 
 hanno avuto una regia occulta che è sfuggita agli occhi 
 disattenti degli storici e dei com-mentatori.
 Claudio Mauri
 clclmauri-liber@yahoo.it
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