S. Caterina deturpata
 Gentile Redazione de "La Gazzetta di Sondrio", con 
 questa mia lettera vorrei aggiungere un ulteriore voce 
 contro quello che è successo e sta succedendo Santa 
 Caterina Valfurva in Valtellina per i Mondiali di sci 
 del 2005 e porvi a conoscenza di una mia personale 
 decisione.
 Svolgo l?attività di fotografo naturalista è collaboro 
 con diverse riviste, una di queste, a diffusione 
 nazionale e che ha una certa notorietà per la qualità 
 delle immagini e argomenti trattati, lo scorso anno mi 
 aveva proposto la realizzazione di un servizio 
 fotografico invernale su Santa Caterina Valvurfa, anche 
 se ero già a conoscenza della volontà di fare sul 
 territorio valtellinese degli interventi drastici a 
 danno dell?ambiente montano e del Parco Nazionale dello 
 Stelvio, in un primo momento avevo accettato. Avevo 
 accettato di realizzare il servizio nell?idea che oltre 
 alle associazioni ambientaliste anche gli abitanti di 
 Santa Caterina avrebbero opposto resistenza a tali 
 progetti devastatori, di conseguenza non mi sarebbe 
 dispiaciuto fare conoscere e pubblicizzare tramite le 
 mie fotografie un posto dove non si pensa solo al 
 profitto economico ma ad una qualità della vita 
 compatibile con la montagna che li ospita e ha sempre 
 dato loro da vivere.
 Purtroppo non è andata così, è vero che molte decisioni 
 con il sostegno di svariati milioni di euro sono state 
 ?calate dall?alto? ma io non sono venuto a conoscenza di 
 una diffusa e decisa opposizione degli abitanti, di 
 conseguenza le devastazioni ci sono state e una nuova 
 pista da sci è stata addirittura dedicata a Deborah 
 Compagnoni, che per i suoi meriti sportivi e aggiungo di 
 simpatia è l?emblema degli abitanti di S. Caterina 
 Valfurva, lei di buon grado ha accettato di legare il 
 suo nome al taglio di centinaia di alberi, e pensare che 
 è una guardia forestale (!), non credo che le ?sue?
 montagne le saranno grate....
 Dopo questi avvenimenti ho deciso di rifiutare 
 l?incarico di realizzare il servizio fotografico, una 
 decisione sofferta dal punto di vista economico (è come 
 se un impiegato decidesse di rinunciare quasi totalmente 
 ad una
 mensilità) ma liberatoria in quanto non legherò il mio 
 nome ad un luogo ed un evento che ha inferto colpi 
 durissimi ad una natura già compromessa dai preesistenti 
 impianti e strutture. Una natura a cui sono riconoscente 
 perché attraverso la fotografia vivo la sua bellezza e 
 ne traggo di che vivere anche a livello economico.
 Nel periodo in cui riflettevo sulla mia decisione, stavo 
 leggendo un libro in cui ho trovato in una frase la 
 sintesi di ciò che sta avvenendo non solo in Valtellina 
 ma in tutto il territorio alpino e non solo. Il libro è 
 di Luisa Bonesio ?Oltre il paesaggio? ? edito nel 2002 
 da Arianna Editrice , l?autrice oltre che insegnare 
 all?università di Pavia tematiche legate al territorio 
 come la Geofilosofia è nata a Sondalo e conosce bene le 
 problematiche del vivere in montagna, quindi non è una 
 voce che arriva da un ambientalista di città (come sono 
 io) che la si può (a torto) accusare di volere la natura 
 della montagna super protetta a scapito di chi la abita. 
 Cito da libro:
 ?propugnare l?esclusivo valore dell?economia è il più 
 sicuro mezzo per liquidare quello che resta delle 
 identità regionali o locali, o per continuare a 
 sottomettere territori dotati di storia, cultura, e 
 logiche proprie, ad altri diversi:
 penso, in particolare, alla soggezione delle regioni 
 alpine al sistema economico padano, che ha privato la 
 montagna della propria identità e della propria 
 ricchezza tradizionale, accentuandone la dipendenza dal 
 mondo della pianura, piegandola all?utilizzazione da 
 parte dell?area padana, dotata di simboli, storia, stili 
 ed economia profondamente differenti." 
 Un cordiale saluto,
Federico Raiser
federico.raiser@virgilio.it
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