ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) ANCHE QUESTO E’ TEATRO 2) MI PIACEREBBE ESSERE UN MUSICISTA

1) TEATRO

Dolore. Poi mi rendo conto. Pulsazioni di una emicrania. Inevitabile. Ma certo non giusto. Mi vergogno, stasera, della mia fragilità, del mio mal di testa. Ecco: sono un paranoico terminale. Gabriele, mio figlio, giovane, articolazioni sciolte, infinite possibilità. Stufo dei miei lamenti mi consiglia di pensare a chi sta veramente male. Rispondo: si tengano pure la loro, di sofferenza. Io mi tengo la mia. Ottimo persuasore, comunque. Sto già molto meglio. Mi siedo sul divano, spengo le luci e rifletto. Mi ritorna tutto insieme alla memoria un discorso fatto con gli amici del teatro Manfredi. Cavolo, non tutti sanno che sono pochi i teatri ad usufruire di finanziamenti pubblici (ministeriali, regionali, provinciali) necessari alla loro sopravvivenza -gli altri si giocano quel che resta. E alcuni sono costretti a chiudere, restando tagliati fuori dai contributi. É un gioco al massacro tra esclusi e inclusi. E gli inclusi sono davvero i migliori? Quali criteri stabiliscono chi è dentro o chi è fuori? Chi stabilisce i criteri? Tutti i teatri hanno, quindi, la necessità di correre dietro le poche risorse messe a disposizione e alla necessità di arrivare prima di altri, visto che non sono sufficienti per tutti. E gli esclusi dicono che questi finanziamenti sono necessari, altrimenti non riusciranno mai a fare quadrare i conti. Per loro il pericolo non è la riduzione degli spettacoli: fin che riusciranno a pagare l’affitto del teatro, bene, altrimenti avranno il problema di come rimanere aperti. Sarebbe opportuno che i teatri riuscissero a fare rete, a costituire un sistema. Altrimenti si rischia una guerra tra poveri per ottenere qualche euro in più. Ben vengano, allora, accordi e siano avviate iniziative comuni. Credo che, del resto, non si è riusciti a risolvere il problema dei contributi con la legge 163/1985 che, istituendo il Fondo Unico per lo Spettacolo, ha riunito il comparto dello spettacolo in un insieme organico e unitario di attività, alimentate da un Fondo nell’ambito del quale la ripartizione dei finanziamenti alla musica, al teatro, al cinema e al circo venisse stabilita su base triennale, in modo da dare certezza del finanziamento a tutti i soggetti interessati. Però tale legge, prevedendo il rifinanziamento del Fondo di triennio in triennio, in sede di legge finanziaria dello Stato, ha manifestato successivamente tutte le potenzialità di rischio insite in quello stretto legame tra le sorti dei finanziamenti statali allo spettacolo e l’evoluzione della congiuntura economica e finanziaria. Così il Fondo non è stato risparmiato dai tagli alla spesa pubblica. E la legge 163, che avrebbe dovuto consentire certezze di finanziamento, si è invece trasformata in un costante fattore di incertezza, col risultato di limitare, anziché di favorire, ogni attività di programmazione. Io abito ad Ostia. Nel mio territorio i finanziamenti più consistenti sono destinati al Teatro del Lido. Nulla, o ben poco, agli altri teatri lidensi: Nino Manfredi, Pegaso e Fara Nume. E dire che al Teatro Nino Manfredi pur senza contributi sono riusciti ad allestire un cartellone decisamente invidiabile. Basti citare, come esempio, alcuni attori che si stanno alternando sulla scena: Pietro Longhi, Mariano Rigillo, Arnoldo Foà, Erica Blanc, Cristiana Vaccaro, Anna Mazzamauro, Patrizio Rispo, Mario Zucca, Marina Thovez, Luigi De Filippo, Lello Arena, Mario Pirovano, Paolo Perelli, Nadia Cassini, Ivana Lotto, Alberto Di Stasio e tanti altri. Per non parlare dei cartelloni musicali: gli "House Blues Band", nonché il “Petit Festival D’opéra”. Inoltre la stagione di prosa teatrale per i bambini “Do, re mi, favolando!”, allestita dalla Re Young International-Compagnia Scenari Paralleli. Un applauso fragoroso al direttore artistico Felice Della Corte e agli altri soci della GE.SER.T.eC. che l’anno scorso ha acquisito una costruzione che per tanti anni ha funzionato come cinema (l’ex Cucciolo) ristrutturandola totalmente: il presidente Luciano Colantoni, l’amministratore Paolo Bizzarri e i soci Bianca Bizzarri, Maria Antonietta Della Corte, Salvatore Laudati e Simona Sepe. Senza dimenticare le altre persone che ci lavorano: Enzo, Elvira, Cristian, Sabrina, ecc. Sono contento perché, oltre a regalarmi un cartellone di spettacoli tra i primi in Italia, tra noi si è formata una vera amicizia. E anche questo è teatro! Insomma, per quanto mi riguarda, se le cose stanno in questi esatti termini -esatti termini? ma come cavolo parlo oggi?- la situazione non è facile. Momenti di imbarazzo. Parole grosse, vero? Certo è che le frasi che ho scritto sono venute fuori indipendentemente dal mio controllo. Ma è tutto vero. Per l’appunto.

2) MUSICISTA

Recentemente ho subito un peggioramento della capacità visiva. Non so se dare la colpa al video catodico del pc. Ho deciso comunque di sostituirlo con un monitor lcd che, avendo immagini più stabili, fa sforzare in misura minore gli occhi, quando rimangono per varie ore sul computer. Intanto i miei occhiali stanno diventando spessi come fondi di bottiglia della coca-cola. Meglio una passeggiata familiare sul lungo mare. Arriviamo al Pontile. Gabriele mi dice: “Non vai pazzo per il tuo lavoro, vero?”. Faccio una specie di sogghigno. Non vado pazzo per il mio lavoro, effettivamente. Soprattutto per il mio stipendio. “Papà, se potessi cambiarlo, cosa ti piacerebbe?”. “Mi piacerebbe essere un musicista. La musica è la cosa che mi piace più di tutte. Mi piace ascoltarla e mi piacerebbe suonare il sax, se fossi capace. In realtà non sono capace, visto che non ho mai avuto il coraggio di provarci”. Mi piacerebbe, ma mi rendo conto che è una prospettiva irrealistica. Simonetta, meccanicamente: “Mario, stasera ci sarà la riunione di condominio”. Già. Finta espressione dispiaciuta, la sua. Grazie per la precisazione, replico. Vabbè, ammetto il mio falso interesse per la stenditura illegale di bucato, la detenzione abusiva di impianti stereofonici, l’ascensore rotto, i balconi da ristrutturare. Nel frattempo Alessandro, il piccolo, mi ricorda che domani andremo al teatro Manfredi. Ottimo. Quando ritorniamo a casa mi sento meglio di qualche minuto prima. E sono contento. Disgustosamente contento. Mario Pulimanti

Approfondimenti