NON VOGLIONO GLI F 35 ! 12.6.30.10

Riceviamo e pubblichiamo:

Per battere la crisi servono altre armi CONTINUA con nuove iniziative "TAGLIA LE ALI ALLE ARMI": la campagna di sensibilizzazione contro l'acquisto degli F35.

Dal 25 febbraio 2012, data in cui molti cittadini italiani si sono mobilitati in più di 100 piazze del Paese per chiedere al Governo e al Parlamento di cancellare il programma di costruzione e acquisizione dei cacciabombardieri F35, continua la campagna "Taglia le ali alle armi" promossa da Arci, Tavola della pace, Rete Disarmo e Sbilanciamoci.

Nonostante le mobilitazioni popolari, nonostante ci si trovi a vivere una situazione di crisi in cui la disoccupazione è in aumento, il governo taglia le risorse destinate a scuola, pensioni ed assistenza sociale, nonostante il terremoto non abbia di certo recato beneficio al Paese, nonostante quanto espresso nella Costituzione della Repubblica Italiana, il programma per l'acquisto degli F35 prosegue.

Lo scorso 16 maggio al Senato è stata aperta la discussione sul disegno di legge delega che avrebbe dovuto tagliare la spesa militare. Anche se il numero degli F35 passerà da 131 a 90 e i soldati da 190.000 a 150.000, non si tratta di una proposta che riduce le spese militari : al contrario, la proposta che il Ministro della Difesa Giampaolo Di ha presentato in Parlamento per la revisione delle Forze armate comporta un chiaro aumento della spesa pubblica e della spesa militare (10 miliardi di euro per l'acquisto degli F35 e 30-40 miliardi di euro per la loro gestione e manutenzione) e disegna una riforma che costerà più di 23 miliardi di euro.

Il disegno di legge delega è stato presentato unicamente dal Ministro della Difesa, non è stato concordato con gli altri Ministri e non riporta la firma del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Nel documento sono contemplate: la riduzione del personale della Difesa a favore dell'acquisto di nuove armi, la deviazione di alcuni costi del personale su altre Amministrazioni , la gestione in prima persona, da parte del Ministro, della riduzione del personale militare e civile senza che ai militiari venga applicata la riforma delle pensioni appena approvata , una grande flessibilità gestionale di bilancio che comprende che gli introiti ricavati dalla vendita delle infrastrutture militari da dismettere contribuiscano ad aumentare unicamente il bilancio della Difesa e che gli interventi di Protezione Civile delle FFAA divengano a pagamento a piedilista direttamente alla Difesa.

Il Ministro, inoltre, propone di incaricarsi direttamente della vendita ad altri Paesi delle armi da dismettere e chiede proroga annuale del termine entro cui realizzare la riforma perchè il piano economico presentato è talmente vago e difficilmente realizzabile che il termine entro cui realizzare la riforma e le modalità di ammortizzamento delle spese non sono al momento definibili. Ancora una volta, dunque, si continua a percorrere la strada dello spreco di risorse per programmi militari pluriennali e mastodontici, pensati per contesti diversi, incapaci di garantire Pace e sicurezza contrari allo spirito della nostra Costituzione, si soggiacere delle scelte politiche agli interessi economici particolari dell'industria a produzione militare e dei vantaggi che essa crea per pochi gruppi di privilegiati.

Ancora una volta non vengono utilizzate risorse per le necessità vere del Paese: rilancio dell'economia, ricostruzione dei luoghi colpiti da disastri naturali, sostegno all'occupazione, alla ricerca, all'istruzione e alla sanità pubblica.

Inoltre esprimiamo con determinazione la necessità di rivedere il nostro modello di difesa adattandolo ai tempi, in una prospettiva europea in grado di contenere la spesa pubblica nazionale dedicata alla Difesa.

Infine, la Tavola della pace ha deciso di lanciare, a partire dal 2 di Giugno, una raccolta firme per chiedere al Governo di concentrare la propria attenzione sull'elaborazione di politiche sul lavoro anziché sulle spese militari. La raccolta firme si chiama "Lavoro, Non Bombe!"

Parte del testo della raccolta firme recita: " Milioni di persone in Italia non hanno un lavoro dignitoso. Milioni di persone nel mondo vivono nella miseria sotto l'incubo delle bombe. Bisogna cambiare strada. Tagliare le spese militari per liberare risorse, investire sui giovani, sul lavoro e lo stato sociale. Questo chiediamo alla politica e alle istituzioni. Per ritrovare un po' di pace, per uscire dalla crisi insieme, più liberi ed eguali."

Tutti i cittadini sono invitati a firmare la petizione sul sito www.perlapace.it oppure su www.facebook.com/LavoroNonBombe.

ArciLombardia-Comitato Provinciale di Sondrio

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