ARGOMENTO PROPOSTO DALL’AGENZIA PER LA PACE: L’INTERVENTO ITALIANO IN LIBANO

In questi giorni è partita la missione ONU in Libano e l’Italia è in prima fila con l’invio di un contingente militare molto consistente (che raggiungerà i 2500 uomini) svolgendo un ruolo importante anche sotto il profilo politico e diplomatico.

Qualcuno sarà dunque rimasto sorpreso osservando le reazioni dei “pacifisti”, pregiudizialmente contrari alle missioni militari cosiddette “di pace” (leggi Afghanistan, Iraq ecc.). In questo caso, come avrà osservato anche chi ha seguito la manifestazione di Assisi di sabato scorso – organizzata dai promotori della storica Marcia Perugia/Assisi – l’atteggiamento è diverso: perché?

Pur nella diversità dei toni (un elemento costante che i mass media non rilevano mai), l’arcipelago pacifista e nonviolento non ignora – comunque – che la spedizione militare in Libano sia tutt’altra cosa rispetto al passato. Qui c’è una risoluzione ONU e un effettivo intervento di polizia internazionale come “caschi blu” sottoposti al Segretario generale Kofi Annan; decisivo inoltre che l’azione venga condotta da forze estranee alla guerra in atto, equidistanti tra le parti in conflitto.

Secondo elemento: i pacifisti e i nonviolenti, nonostante le banalizzazioni di cui spesso sono oggetto, non sono mai stati per “girare le spalle”, “mettere la testa sotto la sabbia”, di fronte ai conflitti. Spesso, al contrario, ci sono stati in mezzo coi volontari delle ONG e con le azioni nonviolente, per quanto era nelle loro possibilità. A maggior ragione, dunque, ritengono urgente e doveroso che la comunità internazionale intervenga di fronte al disastro medio-orientale.

Si tratta allora di capire COME intervenire.

E sul “come” emergono, evidentemente, numerose preoccupazioni e proposte che – come Agenzia per la Pace – condividiamo:

• la preoccupazione che la missione UNIFIL assolva una robusta funzione di polizia militare internazionale, senza diventare – in alcun caso – forza di combattimento bellico;

• l’importanza che la missione rimanga sotto il comando e il controllo diretto del Segretario generale dell’ONU;

• la necessità di una forte componente civile (monitori dei diritti umani, specialisti nel settore dello sviluppo e dell’assistenza umanitaria, personale esperto in comunicazione e dialogo interculturale, capace di collaborare con le ONG, le istituzioni civili locali, il mondo della scuola e dell’informazione…)

• l’adesione costante a principi fondamentali quali il primato dei diritti umani, la legittima autorità politica sopranazionale, il coinvolgimento delle legittime istituzioni locali e della popolazione, la pace duratura in tutto il Medio Oriente, il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e del Diritto internazionale.

Per quanto riguarda il governo italiano, l’Agenzia per la Pace condivide la convinzione che l'invio di un contingente militare non sia la soluzione ai complessi problemi che affliggono quell'area.

Al contrario, si unisce a quanti chiedono:

• che si faccia promotore di una conferenza internazionale sul Medio Oriente, per una pace stabile e giusta;

• che proceda all’immediato e adeguato finanziamento, addestramento e impegno istituzionale di forze civili non armate – sul modello dei Corpi Civili di Pace proposti da Alex Langer, e finora attuati dal generoso volontariato associativo con significative esperienze – che potrebbe inizialmente aggiungersi alla presenza militare, in modo totalmente indipendente e autonomo, nella prospettiva di sostituire del tutto lo strumento militare negli interventi internazionali di mediazione dei conflitti.

• che interrompa l'accordo di cooperazione militare con Israele approvato nel maggio 2005 e che si faccia promotore in ambito internazionale di un immediato embargo di armi delle parti in conflitto;

• che proponga una commissione internazionale d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto tra Libano e Israele e nei territori palestinesi e sull'uso di armi non convenzionali;

• che garantisca il massimo impegno e trasparenza nella gestione degli aiuti, favorendo il sostegno diretto alle reti e coordinamenti di ONG libanesi e palestinesi che, senza distinzione di appartenenza, stanno facendo fronte comune impegnandosi per l'accoglienza e l'assistenza a profughi e sfollati.

Certamente, come Agenzia per la Pace, intendiamo continuare a partecipare al dibattito e alle azioni che si stanno sviluppando – anche in questa fase – nel Movimento per la Pace.

Ilenia Pusterla

Ilenia Pusterla
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