ACQUE DI SONDRIO - Considerazioni Obiettivi - Approfondimenti sui Malleretti - SECONDA PUNTATA

Scialba attenzione i Sondrio alla problematica del contesto territoriale, compresa quella idroelettrica?

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I Malleretti: identità storica seppellita

Le mappe storiche di Sondrio evidenziano l'importanza dei malleretti nella crescita della città. Se il "Mallero terribile" ha contrassegnato la storia di Sondrio con alluvioni assai critiche, i malleretti hanno rappresentato la rilevanza del "Mallero risorsa". A partire dal XVII secolo la Sondrio sviluppatasi oltre l'insediamento arroccato attorno al Masegra ha fatto delle captazioni dal Mallero vere e proprie direttrici della sua crescita. Le canalizzazioni hanno costituito una oculata sequenza di usi per energia idraulica, usi civili, usi agricoli. Dalle captazioni a Gombaro fino alle immissioni nel "fosso colatore" o più direttamente in Adda si susseguivano manufatti ben curati, di regolazione e distribuzione, venivano curate le pulizie (con cacciate ed altri accorgimenti), si era costituito un consorzio. Il recente "buco" in Piazza Garibaldi ha mostrato rilevanti strutture, peraltro ben rappresentate nelle mappe storiche (sono riprodotte nella pubblicazione curata da Giovanni Bettini e Giuseppe Ucciero "La crescita urbana di Sondrio nella cartografia" edita dal Comune di Sondrio - 1984).

Con la decadenza della funzione idraulica a partire dall'inizio del secolo scorso, con l'estendersi dell'urbanizzazione residenziale e terziaria, con il ridursi degli usi agricoli, la matrice urbana dei malleretti è entrata progressivamente in crisi.

Un quadro ricognitivo organico risale al 1969 con l'elaborato e le cartografie prodotte dall'ing. Frizziero. Sono esposti ruoli del Consorzio Malleretto sinistro e del Comune, proposte di intervento e regole per la gestione.

Ma l'accelerata crescita edilizia ha poi portato ad una spensierata tombatura seppellendo anche la problematica amministrativa e gestionale.

Scomparsi alla vista e alla memoria i malleretti sono andati degradandosi.

Con lo sviluppo delle reti fognarie è ovviamente intervenuta - sulla carta - l'esclusione di qualsiasi recapito di acque nere nei malleretti, anche se, a giudicare da odori e da caratteristiche del limo stratificato, sembrano non siano mancati conferimenti di quel tipo. Qualcuno è stato recentemente rilevato.

Parallelamente allo sviluppo edilizio ed alla impermeabilizzazione del suolo urbano si è accentuato il recapito nel malleretto in questione (ma sicuramente in tutti) di acque da sedi stradali e di acque provenienti da pluviali. Questi apporti hanno finito per costituire - nella maggior parte del tempo - l'unico afflusso a fronte di carenti o nulli conferimenti giungenti dall'opera di presa. Tali apporti hanno portato con sé un trasporto solido che, in carenza dei flussi idrici storici, non veniva evacuato, stratificandosi fino ad occupare - per lo più in forma di limo a vario grado di compattamento - ben oltre la metà delle sezioni utili. Irregolarità di questi afflussi, date anche da cattiva manutenzione di tombini, hanno creato discontinuità longitudinali con ulteriori difficoltà per il flusso. Tant'è che per limiti di scorrimento avvengono anche dispersioni nel terreno.

A fronte della carenza o irregolarità di flussi dalla derivazione sono peraltro divenuti significativi i recapiti delle acque piovane, la cui entità dipende dagli eventi atmosferici.

La piovosità a Sondrio, secondo le isoiete validate dalla Regione è intorno a 900 mm./anno ma in turbolenze recenti si hanno riscontri di valori anche giornalieri, o di pochi giorni, elevati (130 mm. in eventi recentissimi). Ne deriva che l'officiosità del malleretto, in termini di capacità di smaltimento, deve essere garantita anche in fasi con portate modeste o nulle in entrata alla derivazione.

Gli intasamenti di limo per carenza di asporto (a carico di chi è la pulizia?...come farla in tratti di malleretti seppelliti?…li scoperchiamo?…) portano criticità igenico-sanitarie. A potenziali intasamenti o occlusioni

La proliferazione di garage sotterranei, spesso a più piani, costituenti business edilizio - in contraddizione con indirizzi europei di contrastare la pervasività delle auto in città - stanno portando a stravolgimenti del sottosuolo storico.

Corrono opinioni che sui tracciati di malleretti si sia ormai arrivati a sequenze di estemporaneità: in turbamenti anche appesi a soffitti di garages, varie tipologie di deviazioni…

Avvengono estemporanee deviazioni, variazioni di larghezza e di sezioni; luci libere di 30-40 cm. sopra la stratificazione di limo vengono scambiate per sezioni canoniche da cui attenersi per tratti da rifare. La geomorfologia a conoide dell'area urbana è consona al tenere buone pendenze (si controlla la loro continuità?).

Si parla di ripristinare in versione di bene culturale l'apparato idraulico a Fraccaiolo, poco sopra l'intrigante lavatoio; in Piazza Garibaldi qualcuno vuole recuperare la sua visibilità…..Ma allora il corso d'acqua, che in centro può assurgere a particolarità da ammirare, non può, mano a mano che si allontana da queste eccellenze, degradare man mano che passa alla periferia, come avviene in realtà. Sotto il quartiere della "Piastra", e fino allo sbocco in Adda, sta dentro rottami di tubo, lo si riconosce a fatica tra erbacce.

Non conosciamo il grado di attenzione da parte del Comune a legislazioni intervenute in tempi più recenti: legge 36/94 e suoi regolamenti, l.r. 1/2000 art.3.c.114, d.g.r. 25gennaio2002 reticolo idrico minore e polizia idraulica, norme in caso di proprietà demaniale, ecc.

Non conosciamo quale livello di riconoscimento giuridico e programmatorio abbiano i malleretti nel sistema del ciclo idrico urbano (separazione acque nere-acque bianche, ecc.). Se siano considerati o no sottoservizi con compiti attribuiti ad ASM.

Non sappiamo se nelle istruttorie per "permessi di costruire", "DIA", o per altre procedure, l'ufficio tecnico fa riscontri sul destino dei malleretti nei progetti, secondo esigenze di continuità di parametri dimensionali e funzionali.

Entro una visione programmatoria ci possono essere due soluzioni estreme:

1. - Dismettere il sistema urbano dei malleretti provvedendo però contestualmente a conseguire l'obiettivo previsto da leggi programmatorie di dotare la città di due distinte reti, per le acque nere e le acque bianche. Anche in questo caso occorre trovare soluzioni adeguate per evitare le criticità derivanti dalla immissione di acque di pioggia.

Prevedere di recapitare almeno parte delle acque di pioggia - eventualmente laminandole - nel Mallero, avente l'energia torrentizia per i loro deflussi.

Va detto che, a proposito di depurazione, Sondrio ha la fortuna di poter contare su un fiume ricettore discretamente possente, come l'Adda (si pensi alle vaste conurbazioni che hanno a disposizione il Lambro e l'Olona). Il tratto di Adda nella zona di Sondrio non è dei peggiori. Il fiume si avvale delle restituzioni conferite dagli impianti idroelettrici, pur subendo le alterazioni di portata nelle fasi di trattenuta delle acque negli invasi.

2. - Puntare ad una valorizzazione di questi figli del nostro Mallero, quale riconoscimento della loro valenza storica, culturale, identitaria: un "restauro riabilitativo" che, oltre alla densa presenza a Fraccaiolo, li fa emergere in più punti della città. Si veda il programma della città di Zurigo "Alla luce del giorno", che ha riportato alla superficie urbana un terzo dei corsi d'acqua tombati. Si legge nella relazione che la situazione sotterranea comportava diversi problema: rischio idraulico a causa della vulnerabilità all'occlusione; rischio per la salubrità urbana per l'instaurarsi di fenomeni anossici all'interno delle tombature.

Tra le due ipotesi c'è quella di fare comunque, da parte pubblica, un quadro della situazione e compiere azioni per lo meno tattiche, se non strategiche, di rimedio al degrado.

(Fine seconda puntata)

Giovanni Bettini (x)

(x) Architetto, urbanista, ambientalista. Già deputato

Giovanni Bettini (x)
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