ARGOMENTO PROPOSTO DA Mario PULIMANTI: TERESA MATITA DI DIO

Mi chiamo Mario e sono un tipo tranquillo. A dire il vero vagamente pigro. Le persone come me sono sempre contente di passare la patata bollente agli altri. Mio fratello Stefano è forse l’unico essere umano sulla terra che ama il caffè quanto me. Ho iniziato a berlo a 15 anni e lui mi ha subito imitato: aveva sette anni. Da allora nessuno dei due ha mai smesso. Il bisogno di caffè dei fratelli Pulimanti fa sembrare la dipendenza da eroina una sciocchezza. In aggiunta, il mio primogenito Gabriele è una persona tanto solare che dubito esista qualcosa in grado di farlo arrabbiare. Lui fa parte della Bonaria Compagnia di Ostia. Ed anche in questa stagione 2006, si conferma la tradizione di questa Compagnia -formata da alcuni giovani della Parrocchia di Nostra Signora di Bonaria di Ostia- di dare ampio spazio agli spettacoli musicali. Il 9 giugno, infatti, i giovani di questa Compagnia teatrale hanno esordito con un loro libero adattamento di una commedia musicale in 2 atti sulla vita di Madre Teresa di Calcutta di Michele Paulicelli e Piero Castellacci “Teresa matita di Dio”, che racconta in musica i pensieri, le parole, le preghiere, la storia della santa che ha speso la sua vita come missionaria in India per essere, come lei stessa amava dire "la matita di Dio. Il musical non ha la pretesa di essere la storia di Madre Teresa romanzata in chiave musicale ma intende recuperare teatralmente, offrendoli al pubblico, segmenti e sentimenti cantati, ballati e mimati della vita di una piccola donna considerata a ragione fra le più grandi del mondo. La storia prende le mosse dal momento in cui Madre Teresa abbandona la congregazione di Loreto, a Calcutta. L'entusiasmo, la voglia di dare inizio alla sua missione nel nome di Dio sono subito messi a confronto con le terribili condizioni di quella parte del mondo da sempre bisognosa di aiuto. Le malattie, la fame, la miseria, l'incontro-scontro con le autorità religiose locali, i dolori e i drammi dei singoli individui, sono gli elementi affrontati e svolti ora in musica e ora in prosa, con il chiaro intento di far riflettere e al tempo stesso fare spettacolo. Il filo conduttore della vicenda è dato dal continuo scambio fra un simpatico giornalista, piuttosto dedito all'alcool e suor Bettina, allieva di Madre Teresa che decide di seguire la maestra lungo la strada della missione. Consapevole di essere "una goccia nell'oceano" Madre Teresa con i suoi seguaci ha dato tutta se stessa ai poveri e agli ammalati. La sua missione, tra l'altro, si è rivolta ad insegnare la gioia e il desiderio di vivere malgrado le sofferenze superando la solitudine e soprattutto la pochezza interiore. La semplicità è una delle armi preferite dalla piccola suora albanese per combattere la povertà. Una povertà che non è solo quella materiale di una Terra ai limiti della sopravvivenza, ma è soprattutto la povertà del cuore. Si rimane catturati da sonorità orientaleggianti, con cadenze reggae come in "Si può guarire", rock in "Pazza", gospel in "La matita", dalla professionalità dei ballerini, dalle liriche profonde che toccano anche argomenti delicati come la condizione della donna in India e in genere nei paesi poveri, ancora fortemente discriminata. "Quell’errore, se c’è, cresce dentro di me..", così la battaglia di Madre Teresa contro l’ aborto riacquista tutta la sua dignità fondata sull’amore e sulla promozione della donna. O come il dialogo tra le religioni, tema messo in evidenza nello scontro col Capo Bramino-Gabriele Pulimanti e riassumibile in uno ’slogan’ della Madre: "Amo tutte le religioni, ma sono innamorata della mia". Su tutto, si rimane colpiti dalla voce di Madre Teresa alias Alessandra Dolce. Una voce che tocca il cuore e fa vibrare l’anima dello spettatore. Capace di potenti estensioni, come nella struggente "Ci riuscirò" e al tempo stesso dolce, come in "Casa".Voce resa ancora più suggestiva dall’ottima interpretazione dell’ attrice, dotata di un’espressività luminosa, sia quando sorride sia nelle parti drammatiche, proprio come la vera Madre. Poi troviamo Giorgia Albero nella parte di Suor Bettina e Alessio Casciano in quella di un giornalista ubriacone alla ricerca dell’ultimo scoop della sua vita, in India con l’ambizione di riuscire ad intervistare la Madre. Miscredente, sarcastico e apparentemente cinico, alla fine si convertirà pure lui. Altri personaggi sono: Il volontario (Luca Fizzarotti), la donna indiana (Valentina Longo), la peccatrice (Laura De Luca), il malato (Dario Di Francesco), i bambini (Davide Casciano, Aurora Pulidori, Luca Casciano), i mendicanti ( (Dario Di Francesco, Raffaele Musso e Gabriele Pulimanti), le Suore ed allieve (Claudia De Luca, Laura De Luca, Valentina Samela, Luana Stefanelli, Irene Fasano, Valentina Longo e Serena Rapisarda), le guardie (Dario di Francesco e Raffaele Musso), le Signore (Claudia De Luca, Laura de Luca e Irene Fasano), i Volontari (Dario Di Francesco, Raffaele Musso e Gabriele Pulimanti), la Morte (Luana Stefanelli), il Cristo (Gabriele Pulimanti). La Regia è di Marco Pulitori e Marco Carosi. L’aiuto regia di Raffaella Pescheta, Elisabetta Massimi, Azzurra Cassaro e Barbara Tarallo. Le scenografie di santo Casciano, Giuseppe Chianese e Nicola Fizzarotti. Le coreografie di azzurra Cassaro, Barbara Tarallo, Elisabetta Massimi e Daniela Rinaldi. La fotografia di Antonello Pucci.L’audio mixer di Stefano Romano, le basi di Azzurra Cassano e le registrazioni di Marco Pulitori e Santo Casciano. Il tecnico delle luci è Marco Pulitori ed il seguipersona è Santo Casciano. I costumi sono di Maria Varghas, Luisa Vassallo e Luciana Rana. Le videoproiezioni di Stefania Ruggeri e Valentina Longo. Gli sponsor sono Don Alberto, Don Andrea e Don Rafael.

“Teresa matita di Dio”, non rimane solo un bel musical, ma per i suoi estimatori, in particolare per i giovani, si propone come un’occasione di slancio spirituale, di amicizia, di condivisione, di rinnovato impegno nella propria vita e, di conseguenza, nella società. Un impegno, come la Madre ci ricorda anche attraverso questo musical, che trova il suo fondamento e il suo fine proprio in Dio. Un impegno che non è mai volontaristico, fine a se stesso: un lavoro ben fatto dalla Bonaria Compagnia e articolato su scene accattivanti, coinvolgenti e cosa di non poco conto interpretata dagli ottimi ragazzi-attori della Bonaria Compagnia. In questi ultimi anni sono stati sperimentati diversi generi teatrali. La Bonaria Compagnia si è cimentata anche nella produzione di musical come Grease, Se il tempo fosse un gambero, il sogno di Giuseppe e Forza venite gente, tanto per fare alcuni esempi. Quando il gruppo dei volontari decise anni fa di sperimentare la rappresentazione teatrale con i ragazzi della parrocchia lo fece sull’onda dell’entusiasmo, nella consapevolezza che gli amici-attori si sarebbero soprattutto divertiti, senza il condizionamento o la preoccupazione di altri risvolti. E’ nata così, nel modo più semplice e spontaneo, una meravigliosa esperienza teatrale che ha consentito nel tempo di raggiungere risultati inattesi, dimostrando non solo a noi genitori, ma probabilmente anche ai ragazzi stessi, che possedevano potenzialità insperate ed imprevedibili, in grado di sorprendere e commuovere specialmente se messe a fianco del fatto che prima non avevano mai recitato. Difatti, pur essendo una compagnia teatrale parrocchiale, quindi amatoriale e dilettantistica, a mio parere ha ben poco da invidiare ad altre vere e proprie compagnie professioniste, anche se è stata fondata allo scopo di divertimento, a fini educativi, con attori che si esibiscono in pubblico senza alcuna forma di retribuzione, neppure sotto forma di rimborso. La Bonaria Compagnia è nata, del resto, per fornire contributi e spunti interessanti anche a chi volesse accostarsi al teatro con una certa ingenuità e inesperienza, non essendo richiesta una particolare competenza o un valido curriculum ottenuto calcando le scene più o meno locali, bensì una certa voglia di apprendere, la disponibilità a qualche piccolo sacrificio (anche in termini di tempo) e, soprattutto, una forte passione e un sano interesse.Teatro non significa, in realtà, solo recitazione: teatro è anche mettersi alla prova, cimentarsi in nuovi ruoli, in nuove esperienze, non solo in relazione ai personaggi e alle loro vesti, bensì in rapporto al testo, alle sue esigenze, alla compagnia, anche se, come in questo caso, formata dai giovani dilettanti della comunità parrocchiale lidense di Nostra Signora di Bonaria, ma non per questo meno valida. Anzi! Ho voluto scrivere queste considerazioni perché sono veramente orgoglioso di questi nostri ragazzi e della loro Bonaria Compagnia che ha contribuito a renderli ancora più uniti. Del resto, come diceva, don Luigi Giussani, il fondatore di CL: "L'avvenimento cristiano vissuto nella comunione è il fondamento dell'autentica liberazione dell'uomo". Lo stesso Don Giussani che ripeteva sempre che “Il bello è lo splendore del vero”, e per questo dava tanta importanza allo studio musicale nei cori, alla musica, alla creazione teatrale

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