ARGOMENTO PROPOSTO DA Marco PEZZONI, Daniele MARCONCINI - On. Franco NARDUCCI: VELTRONI SEGRETARIO

Manifesto appello alle comunità italiane all’estero per sostenere e votare Walter Veltroni a segretario del Partito Democratico

Il 14 ottobre nasce in Italia il Partito Democratico. Noi cittadini italiani residenti all’estero ci sentiamo interpellati e coinvolti in questa importante fase costitutiva del nuovo soggetto politico.

Il 14 ottobre l’Ulivo si trasforma in Partito Democratico: non un nuovo partito che si aggiunge ai tanti altri già presenti nel complicato e frammentato panorama politico italiano, ma un Partito innovativo e originale, che rappresenta il punto di convergenza e di sintesi politica dei diversi riformismi e che ha l’ambizione di rinnovare e riformare in profondità la politica per costruire una nuova Italia.

Noi che viviamo all’estero e noi che dall’Italia ci siamo occupati per decenni dei concittadini emigrati sappiamo quanto le diverse generazioni di italiani residenti all’estero tengano a rilanciare l’immagine e la credibilità del nostro Paese nel mondo.

Noi che lavoriamo all’estero non ignoriamo che l’alternativa al declino non sta in chiusure protezionistiche o localistiche, ma in un “sistema Italia” aperto alle innovazioni e al partenariato

con le economie emergenti del pianeta. La perdita di competitività del nostro Paese richiede il sostegno ed il rilancio di un rinnovato “Modello Italia” cui siano chiamate a concorrere tutte le componenti del sistema, ivi compresa a pari dignità, l’imprenditoria italiana all’estero. La realtà italiana all’estero è vivace, in costante evoluzione, e soprattutto una realtà che occupa sempre nuovi spazi.

Il 14 ottobre si eleggerà direttamente il segretario del Partito Democratico e i membri dell’Assemblea Costituente che avranno il compito di definire principi, regole e forma della nuova organizzazione. Si tratta di un’esperienza politica che non ha precedenti in Europa e nel mondo! Un modo coraggioso per cominciare a “democratizzare la democrazia”, che deve saper

trovare forme più ampie e incisive di partecipazione.

Noi che facciamo parte di tante associazioni e organizzazioni che operano all’estero lanciamo un appello alle nostre Comunità diffuse nei 5 continenti perché il 14 ottobre ci sia la più ampia

partecipazione popolare al voto e perché, tra i vari candidati alla segreteria del Partito Democratico, Walter Veltroni riceva un’ampia maggioranza di preferenze.

Walter Veltroni è oggi la personalità che meglio di ogni altra può rappresentare il nuovo inizio e prefigurare la nuova stagione. Insieme a Dario Franceschini garantisce non solo che nel Partito

democratico il pluralismo più ampio sarà di casa, ma che sarà possibile dar vita ad un nuovo pensiero che vada oltre le culture politiche e sociali del Novecento. Veltroni e Franceschini, in

questa prospettiva, rappresentano la sintesi di quelle culture politiche che pongono al centro dell’agire la dignità della persona.

Siamo di fronte a grandi sfide: la globalizzazione dell’economia e della finanza, la competizione tecnologica e la distribuzione ineguale dei saperi, la ricerca di fonti energetiche alternative, i

mutamenti climatici del pianeta, le nuove ondate migratorie dal Sud del mondo, l’emergere di fondamentalismi aggressivi che fomentano lo scontro di civiltà, la difficile universalizzazione

dei diritti, le nuove frontiere della bioetica.

Dalle tradizioni del cattolicesimo democratico, del repubblicanesimo mazziniano, della sinistra italiana e del socialismo europeo, dal pensiero ecologista e femminista, dai movimenti giovanili, è necessario estrarre i semi di una nuova cultura della pace, della libertà, della nonviolenza, della vita.

La libertà dei popoli, delle minoranze, dei singoli individui sono diritti fondamentali. La sicurezza dell’umanità, di tutti i componenti di una comunità e di ciascuna donna e ciascun uomo sono diritti fondamentali. Non vanno contrapposti.

Le misure prese esclusivamente a livello nazionale non bastano più. Si rivela decisiva la dimensione internazionale della politica per affrontare a monte fenomeni sociali ed economici

grandiosi. Per questo riteniamo utile un decalogo per una democrazia che sappia decidere anche a livello globale. Il Partito democratico nasce anche per superare la miseria dei nazionalismi che hanno causato in tutto il novecento lacerazioni e conflitti e che tengono ancora oggi, in diverse parti ell’Europa, ostaggio di miti e fantasmi del passato popoli ben altrimenti dinamici e generosi.

La sovranità dei popoli va promossa e garantita anche a livello sovranazionale e non annullata da tecnocrazie o, peggio, da potentati economici transnazionali: è tempo di costruire una

democrazia su scala internazionale riformando e rilanciando l’ONU e la sua centralità; riaffermando il primato del diritto internazionale su tentazioni e scelte unilateralistiche;

riformando i meccanismi di indebitamento dei Paesi in via di sviluppo e le Istituzioni finanziarie come Fondo monetario e Banca mondiale affinché rispondano a Parlamenti e Governi

democraticamente eletti; garantendo spazi, voce e rappresentanza alla società civile globale.

I nuovi equilibri mondiali si possono meglio garantire con un multipolarismo democratico che assicuri pari dignità alle diverse aree regionali del pianeta, alle diverse culture e civiltà, alle

diverse religioni. Le strategie di inclusione e di dialogo politico devono essere altrettanto forti delle politiche militari, anzi dovrebbero precederle.

La sicurezza è sempre di più multidimensionale: gli aspetti economici, sociali, culturali ed etnicoreligiosi non sono meno importanti di quelli legati alla dissuasione e alla repressione. Mentre in tutto il mondo è ripresa la corsa al riarmo, superando in un anno la cifra di 1.000 miliardi di dollari, si sono fermati a non più di 50 miliardi complessivi gli aiuti per la lotta alla fame, alla povertà, alle malattie endemiche e per l’assistenza all’infanzia e alla maternità. È doveroso ormai anche per l’Italia raggiungere entro i prossimi 5 anni lo 0,7% del PIL da destinare all’aiuto allo sviluppo e alla cooperazione internazionale.

Atlantismo e multipolarismo vanno sempre più interpretati a partire da un europeismo aperto e rinnovato. L’Europa non può restare ancora a lungo un nano politico: non salverebbe né il suo modello sociale né la sua forza economica attuale che detiene una quota di mercato mondiale superiore a quella degli Stati Uniti, del Giappone e della Cina.

I timidi passi in avanti previsti dal nuovo Trattato europeo non devono farci rinunciare alla prospettiva di una più avanzata integrazione politica dell’Europa e, dunque, di una vera

Costituzione europea e di un Governo europeo capace di parlare con una voce sola al mondo.

La società aperta è insieme società della conoscenza e società dell’accoglienza. Lo sappiamo bene noi che abbiamo vissuto le difficoltà e i drammi dell’emigrazione italiana nel mondo, ma

che parallelamente abbiamo anche sperimentato i frutti positivi dei processi di integrazione e di incontro tra culture diverse.

Adesso siamo entrati in una nuova fase storica che vede in crisi sia il modello dell’integrazione che quello multiculturale. Il fondamentalismo islamico è insieme causa e giustificazione di

reazioni di difesa identitaria che rischiano di rafforzare razzismo e xenofobia. E tuttavia l’Europa non può trasformarsi in una fortezza assediata. La sua collocazione geopolitica ci consiglia di lavorare per un Mediterraneo di pace, di cooperazione economica, per un dialogo interculturale e interreligioso sempre più profondo. Tutto ciò aiuterà anche la crescita e

l’affermazione di un Islam europeo amico della democrazia.

La globalizzazione non sposta solo capitali, sposta anche lavoro che diviene sempre più transnazionale. E, come la storia dell’emigrazione ci insegna, prima o poi il lavoratore che emigra

pone il problema dei propri diritti. Il tema del riconoscimento della cittadinanza è cruciale.

Sia l’emigrazione italiana all’estero sia l’immigrazione di extracomunitari in Italia ci raccontano di esseri umani che non sono solo ingranaggi e fattori dell’economia, ma persone, con una loro cultura, una loro affettività, una loro storia personale. Per questo un Paese moderno e democratico non può limitarsi al solo riconoscimento dei diritti sociali ed economici. Questi

ultimi per essere davvero effettivi richiedono anche e soprattutto il riconoscimento dei diritti civili e politici. E tuttavia la cittadinanza, in un mondo sempre più cosmopolita, non può essere acquisita o riacquisita in modo automatico. Deve essere il frutto di una scelta consapevole da parte di chi vuol far parte di una comunità nazionale, condividerne il destino, assumerne la lingua e i doveri costituzionali fondamentali.

La sensibilità di Walter Veltroni per tutti questi temi è nota: il suo impegno per i diritti umani, per l’abolizione della pena di morte dalla faccia della terra, per il dialogo israelo-palestinese, per

una rete tra città del mondo impegnate sul terreno della pace e della cooperazione internazionale, la sua passione per l’Africa, per l’educazione dei giovani alla mondialità e alla solidarietà. Come sindaco di Roma affronta quotidianamente i problemi dell’accoglienza e della convivenza degli immigrati sforzandosi di dar loro voce e rappresentanza. Così come ha sviluppato relazioni importanti con le tre grandi religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo, Islam.

La questione cattolica in Italia non deve essere vissuta come un freno alla laicità. Dario Franceschini, in politica, è capace di incarnare quel concetto di laicità che, sull’esempio mite ed

autorevole di tanti maestri del cattolicesimo democratico, permette il dialogo fecondo tra credenti e non credenti. È arrivato il tempo di aprire un dialogo più coraggioso e maturo tra fede e politica, leggendo i nuovi segni che ci vengono dai mutamenti globali ai quali la Chiesa di Roma è sempre più sensibile in quanto Chiesa universale. È anche per questa scommessa che Democratici di Sinistra e Margherita hanno deciso di unirsi nel Partito Democratico, al quale potranno aderire credenti di svariate fedi e non credenti, indistintamente; e si potranno definire politiche di progresso e di cambiamento per nulla in contrasto con l’ispirazione religiosa, anzi, la

religione nella misura in cui esalta la dignità dell’uomo aiuta la politica a meglio servirlo.

Infine una cosa che ci sta particolarmente a cuore è la collocazione internazionale del Partito Democratico. Crediamo che con Walter Veltroni e Dario Franceschini, saremo in grado di

intessere quella rete di relazioni che ci unisce alle altre forze progressiste nel mondo per rispondere in maniera efficace alle sfide che la globalizzazione pone alla politica. Noi, infatti, non

pensiamo al Partito Democratico come progetto che risponde esclusivamente alla specificità italiana o come ennesima declinazione dell’anomalia italiana. Certo, in prima istanza, è una risposta alla frammentazione del nostro sistema politico e un modo responsabile e intelligente per contribuire a portare a compimento una “transizione infinita” che logora le nostre istituzioni nazionali e danneggia l’intero Paese. Ma è anche un laboratorio per un allargamento della rappresentanza e non solo delle alleanze, che può interessare molto i partiti socialisti,

socialdemocratici e laburisti che aderiscono al Partito del Socialismo Europeo se nutrono ancora l’ambizione di conquistare la maggioranza dei consensi elettorali non solo in Paesi difficili come la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, ma negli stessi Paesi chiave della vecchia Europa come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna. Interesse e impegno comune è che non si

rafforzi e consolidi in Europa un ciclo neoconservatore e invece lavorare perché se ne apra uno nuovo.

Proprio per questo non possiamo pensare né di collocarci in una sorta di limbo in un’Europa dove prevale fortemente la democrazia dell’alternanza né avere la pretesa di riconfigurare gli schieramenti politici europei su misura di quelli italiani.

Noi italiani all’estero che ci riconosciamo nei valori della sinistra, del cattolicesimo democratico, della democrazia liberale sottolineiamo con forza l’indispensabilità che il Partito Democratico abbia insieme una funzione nazionale e una funzione internazionale, che il rapporto strategico e

la collaborazione preferenziale debbano essere con il campo dei progressisti sia a livello europeo che mondiale, che queste relazioni debbano esprimersi in forme strutturate a livello

sovranazionale.

Del resto noi cittadini italiani che viviamo all’estero già sperimentiamo questa condivisione di orizzonti e di progetti con forze progressiste e di sinistra non solo in Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada dove si chiamano partito democratico e partito liberale, in America latina dove si affermano alleanze ampie di centrosinistra come in Uruguay e Cile o formazioni politiche

originali come il PT di Lula in Brasile.

Si tratta di riprendere l’intuizione dell’Ulivo mondiale che proprio Walter Veltroni promosse tra i primi in Italia nello scetticismo di molti, nel diffuso provincialismo di tanta stampa nazionale.

Certo non bastano forum globali di intellettuali e di personalità politiche di prestigio. La stessa Internazionale Socialista non riesce ad andare oltre forme di coordinamento utili, ma non

sufficienti a rispondere alla domanda politica che i processi economici e i mutamenti planetari richiederebbero. Proprio adesso che solo la politica potrebbe assicurare una vera governance mondiale e definire regole più giuste per tanti aspetti della globalizzazione e per uno sviluppo sostenibile.

Dobbiamo imparare dai sindacati che, pur provenendo da famiglie ideologiche diverse, nel novembre del 2006 a Vienna hanno costituito un unico sindacato mondiale, unificando in una

sola organizzazione le grandi confederazioni internazionali esistenti e coinvolgendo molte altre organizzazioni sindacali indipendenti. Speriamo che l’obbiettivo dei prossimi anni sia quello di allargare e ristrutturare il campo progressista, per costituire una Internazionale democratica e socialista a livello planetario.

Nessun moderatismo dunque, nessun ripiegamento nei nostri sogni, nei nostri progetti ma la voglia di osare per il futuro, di rispondere con valori antichi e nuovi alle esigenze dei tempi che

cambiano.

Molto dipenderà dal successo che avrà il Partito Democratico, soprattutto tra i giovani. Il primo passo è la partecipazione più ampia possibile alle votazioni del 14 ottobre. Aiutiamo il Partito

Democratico a nascere e a nascere bene!

Con questo appello ci rivolgiamo a tutti i cittadini italiani residenti all’estero: già con il vostro voto alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 siete risultati decisivi nel far vincere il centrosinistra. Questa volta potete essere decisivi nel far vincere il futuro.

Marco Pezzoni - Centro Studi Sinistra Europea

Daniele Marconcini - Rappresentante Consiglio Regionale nella Consulta dell’Emigrazione Lombarda

On. Franco Narducci - Presidente

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