ARGOMENTO PROPOSTO DA Mario PULIMANTI: TEATRO NINO MANFREDI DI OSTIA

Sono un cattolico, convinto dunque che la mia anima sopravviverà alla morte biologica. A coloro che, avendo riposto da sempre la loro fiducia nella scienza, mi obiettano che non sarà mai possibile vedere la faccia di Dio, contemplando tutti i misteri che contiene, rispondo in tono deciso che sì sono un credente, ma non uno stupido. Sono un uomo triste quando penso che mio padre è morto 14 anni fa. Non sono mai riuscito a sopportare di non poterlo rivedere più. Di aver perduto la visione del suo volto, la luce del suo sguardo. Ecco, adesso ho gli occhi umidi mentre scrivo. Lui, poeta ed artista, amava molto il teatro. Ed oggi io sono particolarmente contento: ho, difatti, rinnovato il mio abbonamento al teatro Nino Manfredi di Ostia per me, mia moglie Simonetta e per il mio secondogenito Alessandro (il grande, il ventenne Gabriele, da tempo viaggia ormai da solo). Il teatro Nino Manfredi è “figlio” di alcuni miei conterranei lidensi, che l’anno scorso hanno acquisito una costruzione che per tanti anni ha funzionato come cinema (l’ex Cucciolo, per intendersi) ristrutturandola totalmente. Il Manfredi ha ben 300 posti. Ed ha anche un nome importante: quello del grande attore Nino Manfredi che, con i suoi bellissimi maglioni di Missoni, con l'aria furba e bonaria di chi aveva voglia di raccontarsi, prima che gli altri raccontassero lui, nonché una robusta capacità di non prendersi sul serio, ha costituito, insieme a Tognazzi, Mastroianni, Gassman e Sordi un pokerissimo d’assi che per anni ci hanno fatto divertire. Ed ora il Teatro più importante di Ostia si chiama come lui: Nino Manfredi. Di conseguenza la nostra amata Ostia ha una programmazione teatrale di livello nazionale: tanto è vero che nella stagione 2006/2007 si alterneranno sulla scena, tra gli altri, Pietro Longhi, protagonista della commedia “Mia famiglia” di Eduardo De Filippo; Mariano Rigillo nel Misantropo di Molier. Ci sarà, poi, uno dei maggiori esponenti del Teatro italiano: Arnoldo Foà, con Erica Blanc. Poi Pietro Longhi e Cristiana Vaccaro, ne “Il gufo e la gattina”; Anna Mazzamauro con “Signorina Silvani…Signora, prego!!”. Quindi il portiere brizzolato de “Un posto al sole”, Patrizio Rispo, in “Morte di Carnevale”. Inoltre, “Singles”, spettacolo comico con Rodolphe Sand, autore e direttore, che precederà la coppia Mario Zucca - Marina Thovez indaffarati nell’allestimento di “Separazione”. Chiuderanno la stagione la commedia “Storia strana su una terrazza napoletana”, con Luigi De Filippo, figlio di Peppino, ed “Uscita d’emergenza”, che vedrà la presenza sul palco dello stesso direttore artistico del Teatro Manfredi, Felice Della Corte. Il teatro è un'arte antica, un po' speciale, dove l'opera coincide con l'artista. L'attore non è solo il tramite di un'opera, è l'opera stessa. In teatro, se non c'è l'attore non solo non c'è arte ma in fondo non c'è neanche… teatro. Almeno non nei termini in cui teatro si fa e si vede da ben tremila anni. Come dice Giorgio Albertazzi: “Il cinema è bello, ma se lui è la pelle, il teatro è lo spirito”. Mio padre, il poeta Antonio Valeriano, usava spesso dirci: “Amo l’arte e il bello in generale. Amo il mare e il suo profumo. Mi piace osservare le stelle. Adoro la campagna dolce di Collevecchio. Amo il cinema. Ma più di tutto amo il teatro, da quando ho memoria”. E lui, che aveva iniziato scrivendo opere teatrali, ci confessava che il teatro lo attraeva molto, reputandolo una forma letteraria più completa rispetto al racconto e anche allo stesso romanzo. Del resto, parafrasando il grande Nino: “Il teatro è un piacere, se non è buono, che piacere è?”.

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