ARGOMENTO PROPOSTO DA Gianni TOFFALI: BERLUSCONI, I BAMBINI, LA CINA

Caro Direttore, “In Cina bollivano i bambini”, ha detto Silvio Berlusconi. Apriti cielo: cori di indignazione a destra e a manca. Eppure in Cina, i bambini li mangiavano davvero, sia nel passato che nel presente. E non solo durante la rivoluzione culturale dove la carestia prodotta dal “miracolo comunista” poteva giustificare atti estremi quali il cannibalismo. Uguali, del resto, a quelli che avvennero in Ucraina negli anni ’30 quando la persecuzione dei coltivatori diretti (kulaki) ordinata da Stalin, portò alla fame nera, e vi furono casi di genitori che mangiarono i figli morti. Solo una lieve forzatura concettuale dunque, nella battuta “maccartista”di Berlusconi: è vero, i comunisti non mangiavano i bambini, ma le loro vittime disperate, si! Ma in Cina, c’è il fondato sospetto che i bambini li mangino anche oggi in pieno sistema capital-comunista. Lo rivelava, nell’aprile 1995, un’inchiesta del britannico Telegraph condotta nella provincia di Shenzen. Per controllare se erano vere le voci, un reporter cinese di Hong Kong bussò all’ospedale di maternità dello Shenzen e chiese a una dottoressa se poteva avere un feto da mangiare. Il giorno dopo, la dottoressa gli consegnava un flaconcino pieno di feti della grandezza di un pollice. “Ce ne sono dieci qui dentro, tutti abortiti stamattina - disse la dottoressa - freschi freschi”. “E quanto costano?” replico il reporter cinese. “Può prenderli gratis – risposa la solerte dottoressa- siamo un ospedale di stato, non facciamo pagare. Di solito noi medici li portiamo a casa per mangiarli. Lei non ha l’aria di stare molto bene, perciò li mangi!”. A titolo informativo, giova ricordare che in molte regioni della Cina c’è la convinzione che i feti fungano da ottimi ricostituenti. Lo stesso giornalista del Telegraph intervistò una dottoressa della clinica Luo Hu nello Shenzen, tale Zou Qin, che ammise senza esitare di aver mangiato un centinaio di feti nei sei mesi precedenti. “Sono nutrienti, fanno bene alla pelle e ai reni – disse il medico e aggiunse che - era un peccato sprecarli”. La fornitura di questo cibo è abbondante: nello Shenzen si fanno almeno 7 mila aborti forzati l’anno, milioni in tutta la Cina. Sicché nel privato, un feto da consumare costa meno di due euro. Il dottor Warren Lee, della Hong Kong nutrition association, conferma che “Mangiare i feti è una tradizione della medicina cinese, profondamente inserita nel folklore”. In Cina si vendono e consumano comunemente le placente umane, anch’esse ritenute curative: c’è un attivo contrabbando attorno agli ospedali, ogni placenta costa sui 2-3 euro. Naturalmente, il consumo di feti “non è un dettame del partito”. Il dettame del partito è semplicemente che donne che abbiano avuto già un figlio siano forzate ad abortire, anche al nono mese. Ciò produce una certa abbondanza di questi “ricostituenti“, che poi gli ospedali cinesi contrabbandano. Come del resto i reni, bulbi oculari, pelle e polmoni dei condannati a morte giustiziati: un grandissimo business della nuova Cina. Il Telegraph, per approfondire l’inchiesta, parlò con un altro dottore dello Shenzen, Cao Shilin, che però negò tale tipo di commercio. Tante grazie! “I feti abortiti – disse - li mandiamo alle fabbriche che li usano per produrre medicinali”. Ovviamente, in fabbrica, la “lavorazione del prodotto” comincia con una bollitura per estrarne le sostanze ritenute curative. Come si bolle la pelle dei giustiziati per estrarne collagene, che le signore bene occidentali poi si fanno iniettare dal chirurgo plastico per ingrossarsi le labbra. Non a caso, la Cina è l’unica nazione del mondo a fornire ingenti quantità di collagene a prezzi stracciati. Circa l’aborto (vista l’obbligatorietà per legge del figlio unico) che in Cina è considerato “prassi di ordinaria amministrazione”, a pagare il prezzo maggiore sono ancora una volta le donne, che secondo alcune recenti statistiche pubblicate sui maggiori quotidiani italiani, “disavanzano” di circa cinque milioni rispetto ai maschi. Chi inorridirà a leggere queste righe, o penserà all’ennesima bufala anticomunista, dovrebbe farsi un giro sul sito www.laogai.org - il sito che denuncia le atrocità del neo business liberal - comunista cinese e cercare alla voce foetus: vedrà a tale proposito un buon numero di proteste e accuse di Amnesty International. Così, magari, avrà un vero motivo per indignarsi.

Gianni.Toffali@inwind.it

20.IV.2006 – www.gazzettadisondrio.it

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