CIME E SIMBOLI RELIGIOSI

Tale simbolo è la testimonianza perenne del rapporto inscindibile tra la nostra cultura cattolica e le montagne

In questi giorni si è parlato di posizionare nella prossimità della Cima del Monte Rolla, che sovrasta la nostra città di Sondrio un manufatto di tema religioso da illuminare in occasione del SS. Patroni della città e da costituire punto di escursione anche a ricordo del 2007 anno di Sondrio città alpina.

Come ho avuto occasione di ribadire a chi mi chiedeva della vicenda e nel corso di una intervista che io non sono mai stato contrario ai simboli religiosi in cima alle nostre montagne. Anzi tale simbolo è la testimonianza perenne del rapporto inscindibile tra la nostra cultura cattolica e le montagne. Per il sottoscritto da alpinista cima ha sempre significato “la croce della vetta” nella sua sobrietà austera e meditativa. In legno o in metallo nella sua semplicità ma anche nella sua immediata simbologia che rappresenta per l’alpinista la fine della sua ascesa e per il credente qualche cosa di decisamente più importante. E’ addirittura entrato nel linguaggio popolare il dire sono salito fino alla croce ( sottendendo la vetta) che è posizionata su moltissime delle cime delle Alpi e delle Dolomiti. Una delle più note quella in vetta al Cervino una delle più belle montagne al mondo! Da noi ricordiamo il Pizzo Scalino ed il Meriggio ( proprio per citarne due). Ricordavo anche all’intervistatore che in giro per il mondo mai mi sono posto il problema sulla compatibilità di altri simboli su passi o su talune cime. Esempio in Tibet o nell’ himalaja Indiano è normale trovare stupha in sasso circondati da bandiere votive, simboli di altra cultura religiosa e di altre tradizioni. E’ bello per esempio vedere grappoli di bandierine votive che sventolano ( diffondendo la preghiera scritta su di esse) ai campi base degli 8000 dell’himalaja. Ripeto in quel contesto hanno un preciso significato religioso e come tali debbono essere rispettate. Ricordavo altresì della mia proposta da parlamentare, in occasione dell’anno internazionale delle montagne, di donare un tricolore ad ogni rifugio del Cai, affinché lo esponesse su un pennone in prossimità del medesimo. Questo avviene di norma in Svizzera ed è condivisibile per due ragioni una di carattere patriottico e l’altra di sicurezza in quanto rende più visibile il rifugio che spesso si mimetizza con la morena e nel tramonto o con il tempo brutto, vedere la meta rappresenta sempre una sicurezza. In quel caso la spesa sarebbe stata a carico del Ministero per gli affari regionali con delega per la montagna e non sarebbe stata “eccessiva” per la nostra nazione. Quanti altri soldi buttati…….Sulla concreta questione della realizzazione di un “manufatto artistico a sfondo religioso” da posizionare in prossimità della cima del Monte Rolla (quella visibile da Sondrio) ho espresso la mia perplessità esclusivamente per la scelta di un monumento e non della più semplice più diretta ed inequivocabile croce. Con tutto rispetto del caso un manufatto artistico, sebbene di carattere decisamente religioso, non è di immediata comprensione e neppure unanimemente apprezzato dal punto di vista artistico. Non tutte le persone hanno lo stesso giudizio innanzi ad una statua che potrebbe rappresentare un soggetto religioso in molti modi diversi. Mi sono limitato a sottolineare che per il sottoscritto il simbolo per eccellenza delle vette è la croce che concilia appunto la nostra tradizione religiosa con la montagna. Intendo una realizzazione sobria e assolutamente compatibile ed in sintonia con il nostro ambiente. Non mi sono mai particolarmente piaciute altri manufatti che spesso si trovano sulle cime o in giro per i monti: ( statue, campane, targhe in bronzo, costruzioni in pietra etc….). Ho sempre sostenuto altresì che tutte le lapidi o i ricordi dei periti in montagna dovrebbero essere posizionate in una capelletta vicino o in prossimità del rifugio e non sulle cime. Capitolo a parte ovviamente per i soldati periti in occasione della grande guerra che ha visto alcune montagne sanguinoso teatro di operazioni. Addirittura su una via di roccia in Dolomite ( Croz dell’Altissimo se non ricordo male) si fa sicurezza sui chiodi che reggono una targa in bronzo dedicata ad un alpinista perito sulla medesima parete. E questo non è caso isolato. In quanto a sobrietà la vicina Austria è un esempio. Su tutte le vette di confine vi è una croce ( parliamo di una nazione storicamente cattolica) e null’altro. Parlando della questione con un Alto Prelato della nostra religione avevo riscontrato che condivideva il mio pensiero. Ovviamente nell’intervista non ho toccato l’aspetto economico ma mi sono chiesto se fosse stato possibile lasciare anche un ulteriore segno di Sondrio Alpina 2007, sicuramente meno nobile dal punto di vista religioso ma importante per coloro che vanno in montagna per esempio: la messa in sicurezza della palestra di roccia della Sassella spostando la strada e rendendo più fruibile la struttura. Non va dimenticato che questa struttura viene usata anche dalle scuole di alpinismo del Cai e dagli uomini del Soccorso Alpino per affinare la tecnica di salvataggio e recupero in parete.

Non potevo poi, da Politico, non cogliere la strumentalizzazione che qualcuno ha fatto della questione, specialmente da chi era a conoscenza del progetto o rivestiva ruoli decisionali e nulla ha detto in precedenza! Avrebbe potuto dare il suo contributo magari dissentendo dal progetto e chiedendo modifiche senza clamore e nello spirito di servizio che dovrebbe accomunare chi si occupa di cosa pubblica e di amministrazione. Ovviamente per chi non ha potuto dare il suo contributo “ex ante” vige la regola della democrazia: diversità di vedute e libertà di pensiero. Concludendo nessuno scandalo che sulle nostre cime vi siano i simboli della nostra religione che è connessa alla nostra cultura ed alle nostre tradizioni.Il tutto “cum grano salis” qualunque eccesso non va mai bene!

Gianpietro Scherini (x)

(x) Accademico del Cai ed Istruttore Nazionale di scialpinismo)

Gianpietro Scherini (x)
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