ARGOMENTO PROPOSTO DA Mario PULIMANTI: W IL PRIMO MAGGIO

W il primo Maggio 2006. Il mondo ha bisogno di pace e di giustizia per garantire a tutti l’accesso ai diritti umani fondamentali, gestendo il bene pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche. Cibo, acqua, giustizia, libertà, pace e lavoro per tutti. Festeggiare il 1 maggio è una scelta simbolica: infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue. Da oltre un secolo questa è una festa di lotta e di impegno civile per tutti: lavoratori, disoccupati ed emarginati. E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma. L’anno scorso ottocentomila persone hanno pacificamente invaso Roma per ascoltare artisti come De Gregori, Marlene Kuntz ed i Nomadi, per citarne solo alcuni. Ed anche quest’anno ci si aspetta altrettanta qualità. Sembra, infatti, che ci saranno, tra gli altri, anche Alex Britti, Edoardo Bennato, Pino Daniele, Teresa De Sio e Piero Pelù. La conduzione sarà affidata, anche per questa edizione, a Claudio Bisio. Ma mi accorgo solo ora di non essermi ancora presentato. Rimedio subito. Sono solo un impiegato statale. Non molto di più. In ogni caso mi sento il sole dentro questa mattina e non solo perché sta arrivando la festa del 1 maggio. Mi chiamo Mario ed abito ad Ostia. Nessuno sa niente di me. Mi sono tenuto fuori dai radar. Le persone che hanno conosciuto mio padre, affermano che sono il suo ritratto. Lui, il poeta Antonio Valeriano, ha più volte mostrato il proprio coraggio, ma ancora di più ne ha dimostrato nell’ultima battaglia, quella contro la malattia che nel 1992 lo ha ucciso, ma non piegato. Ho sempre fatto tesoro dei suoi consigli. So quando è il tempo di passare all’azione o di starne fuori. Tuttavia ci sono cose che facciamo perché ne abbiamo voglia e altre che facciamo perché ci tocca. Questione di sopravvivenza. E’ scontato dire che lavorare rientra nella seconda categoria. Ma ora che succede? All’improvviso ecco che il cuore prende a martellarmi forte e sento una violenta scossa nel ventre. Sarà la fame? No, sto solo pensando a Simonetta, mia moglie. Lei non è una donna qualunque: è bella da togliere il fiato. Quando l’ho vista in volto per la prima volta il respiro mi si è fermato nel petto e non potevo far altro che guardarla. E lei aveva ricambiato lo sguardo. Per questo stiamo insieme dal 1975. A distanza di 36 anni, ancora oggi quando la osservo ho la sensazione che il pavimento sotto i miei piedi si muova, che tremi. Ha due occhi straordinari, di un azzurro intenso, come il fondo di una piscina fresca e limpida. Qualsiasi uomo può perdere la testa o la libertà in due occhi simili. Ed è esattamente quello che è accaduto a me. E’ intelligente, perspicace. Ma adesso basta con queste riflessioni personali. Ora desidero nuovamente rivolgere lo sguardo fuori dalle mura domestiche. Ecco, l’ho fatto. E cosa vedo intorno a me? Liberali, radicali, membri delle minoranze tanto sul piano razziale quanto sull’orientamento sessuale, sostenitori dei programmi sociali, dell’assistenza sanitaria migliore per i poveri, del diritto all’aborto, dei diritti dei gay, dei detenuti, dei lavoratori che giustamente lottano per difendere i loro diritti continuamente messi in pericolo da forze reazionarie più o meno temibili. Non amo i reazionari e detesto gli integralisti. Entrambi da evitare come la peste. Si pensa sempre che gli assolutisti, dogmatici e prepotenti, di qualsiasi colore politico, siano quelli che mettono le bombe negli edifici pubblici, ma quella gente non ha il monopolio quando si tratta di uccidere per i propri principi. Tanto è vero che buona parte del terrorismo risulta essere opera di fanatici religiosi, i soli veri estremisti radicali. Del resto gli eccessi confessionali non li ho mai compresi. Sono robe medievali, che appartengono a culture a noi europei ormai lontane anni luce! Quasi certamente in luoghi così distanti anche le regole del vivere sono diverse, forse ciò che è buono a Roma ed a Firenze non lo è a La Mecca o a Medina, dove gli uomini vedono la realtà secondo il loro modo di intendere e di considerare. Inquietante. Ma sono riflessioni che non mi toccano più di tanto, cose che non racconterò di certo al mio secondogenito Alessandro quando sarà più grande. Forse in quei posti la mancanza di libertà comprime ogni possibilità di progettare. Comunque io, romano “de Roma”, da cittadino dell’Urbe auspico un ritorno alla riscoperta delle nostre tradizioni. Ma adesso, silenzio! Sta per cominciare il concerto del 1 maggio, evento da non perdere per un appassionato di musica come me. Nondimeno ricordiamoci che, musica a parte, dietro a questo concerto c'è un'ideologia importante. Quella della libertà. Da difendere a ogni ora. E non mi si venga a dire che sono un conservatore o un nostalgico baciabibbie. Sono solo un ciellino, forse utopista. Probabilmente un ingenuo sognatore. Buon 1 maggio a tutti!

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