ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) L'ORA LEGALE 2) IL MORBO DELLE FILIERE 3) L'ASSURDO VIAGGIO DI UN PENDOLARE 4) PASQUA

1) L'ORA

Preferisco l'ora legale a quella solare. Difatti quando inizia, capisci che la bella stagione sta arrivando e le giornate sembrano subito più lunghe. Al contrario quando ritorna l'ora solare è come se fossimo improvvisamente ritornati in inverno. Da un giorno all'altro.

Ed è subito notte!

2) IL MORBO DELLE FILIERE

Mentre le autorità monetarie e i governi di tutto il mondo sono alla ricerca di come uscire dalla crisi finanziaria e dalla recessione che sempre più attanagliano l'economia mondiale, il mondo delle imprese è impegnato nel difficile compito di resistere e di mettere le basi per costruire il futuro. La preoccupazione delle nostre medie e piccole imprese, in particolare, è molto forte. Si cerca di capire dagli esperti, dai consulenti le prospettive non tanto di un suo definitivo

superamento, che è giudicato da tutti a tempi non certo brevi, ma per lo meno di quando si manifesteranno i

primi segnali di rimbalzo. Qualcosa, in certi settori, è forse all'

orizzonte poiché si intravede che le grandi scorte accumulate

cominciano a smaltirsi e la produzione dovrebbe quindi, a breve, dare segni di ripresa. Gli imprenditori cercano anche di carpire i modi e gli strumenti per superare questa situazione. Qualche mese fa, quando è scoppiata la crisi finanziaria, il messaggio di breve periodo era quasi scontato: attenzione alla cassa. Quindi rinviare gli investimenti, serrato controllo del circolante, evitare spese superflue, sobrietà gestionale, innanzitutto. Poi in epoca di budget si era detto di adottare un modello previsivo contingente in grado di adattarsi alle mutevoli situazioni del contesto. Ora la questione di come concretamente operare non è semplice né facile perché le situazioni aziendali non sono generalizzabili. Chi

ha perso il mercato si trova certo in una situazione ben diversa da chi mantiene ancora gli ordini o li ha visti ridursi solo del 5% ma per il settore in cui opera e per il posizionamento raggiunto, può ragionevolmente immaginare una continuità del suo business nel futuro.

In ogni caso, tutte le aziende cercano una maggiore flessibilità

(riduzione dei costi fissi e quindi abbassamento del punto di

pareggio), nonché una più incisiva semplificazione, selezionando

innanzitutto i fornitori. E qui si innesta purtroppo il morbo che

colpisce le filiere. Si sa che la filiera è costituita da quell'insieme

di imprese che concorrono alla produzione del prodotto finale. Orbene, le scelte indicate tendono a colpire quelli che nelle filiere hanno posizioni deboli, in genere microimprese, terzisti, che non hanno un prodotto distintivo e che soffrono ora della mancanza di liquidità perché strangolati dai clienti che ritardano i pagamenti. Con questa crisi è facile prevedere che si assisterà ad un ridisegno delle filiere a livello internazionale con alcune imprese che scompariranno e con altre che si aggregheranno, per non parlare poi della nascita di nuove o di forte sviluppo di altre come quella delle energie pulite, ad esempio.

Indispensabile però che mirati aiuti pubblici e accesso al credito siano applicati tempestivamente affinché l'auspicabile e necessaria trasformazione del nostro assetto industriale non si traduca in una caduta che vada al di là di ciò che è accettabile per continuare a giocare un ruolo importante nella competizione.

Attenzione poi ai risvolti sociali di tutto questo perché se è un bene che il sistema industriale si modernizzi è altrettanto importante mantenere la coesione sociale aiutando quelli che perdono oggi il posto di lavoro ad inserirsi comunque nel mondo produttivo.

3) L'ASSURDO

Sono pronto per la prova più importante della giornata: il viaggio sulla metro. Da Ostia a Roma. Tutto bene? Bene un corno, dannazione! Ho un fastidioso mal di testa. Che diamine! Vado a lavorare controvoglia. Penso a mio padre. Mi assale la tristezza. E' morto qualche anno fa e mi é stato difficile accettare il fatto di non poterlo vedere. Più. La sua perdita mi ha segnato profondamente. Aveva solo sessantasei anni. Un compagno di sventura mi spinge. Mi volto e lo fulmino con lo sguardo.

Arrivo alla stazione della Piramide, ma il mio viaggio continua.

Debbo, infatti, arrivare fino a Termini con un'altra linea della metro: l'affollatissima B. Scendo di sotto con la scala mobile.

Mi rendo conto, appena vedo la piattaforma, che difatti è affollata all'inverosimile. Più del solito. Deve esserci stato qualche guasto e probabilmente non arrivano treni da almeno un quarto d'ora. Scendo dalla scala mobile. Tempo cinque minuti e arriva un treno, ogni centimetro di carrozza stipato di corpi sudati, accartocciati, pigiati in un insieme compatto. Non provo neanche a salire, ma nel pandemonio di persone che sgomitano per aprirsi un varco l'una sull'altra, riesco a guadagnare la prima linea della piattaforma e resto in attesa del convoglio seguente.

Che arriva alcuni minuti dopo, ma pieno zeppo come il precedente. Quando le porte si aprono e qualche passeggero dalla faccia paonazza si fa largo tra la folla in attesa, mi pigio dentro e respiro una boccata d'aria viziata, stagnante. Mi sembra che l'aria sia passata per i polmoni di ciascuno un centinaio di volte. Altra gente s'ammassa alle mie spalle e mi trovo spiaccicato tra un giovane arabo ed il vetro divisorio che ci separa dall'area dei posti a sedere. Normalmente avrei preferito mettermi con il naso pigiato contro il vetro, ma quando ci provo scopro una gran chiazza viscida, proprio ad altezza del mio viso, un accumulo di sudore e di unto lasciato dalla testa dei passeggeri che si sono strusciati contro la lastra trasparente, così non posso far altro che girarmi e fissare, occhi negli occhi il ragazzo che ho davanti. Quando al terzo o quarto tentativo si chiudono le porte io e lui ci ritroviamo ancora più pigiati perché la gente accalcatasi sulla porta senza riuscire a entrare finisce con lo stiparsi dentro insieme a noi. Se dovessi svenire non cadrei in terra perché spazio per cadere proprio non c'è.

Arrivo a Termini decisamente provato. Al contempo penso che mi farebbe bene bere un caffè. Che prendo subito prima di entrare in ufficio. E' proprio vero: fare il pendolare stanca. Ve lo giuro!

4) PASQUA

ll cuore della fede cristiana è nell'annuncio pasquale, che risuona da duemila anni nel mondo: "Cristo, nostra speranza, è risorto!" Credere, infatti, che Gesù è risorto, significa accettare la testimonianza degli Apostoli, poveri pescatori di Galilea, che hanno sperimentato dal vivo l'evento della risurrezione.La loro fede era debole, incerta, carica di dubbi. Eppure, andarono in tutto il mondo, predicando il Vangelo. Ma che cosa spingeva la gente ad accogliere il loro messaggio? Noi siamo fatti per amare e, quando sperimentiamo una esperienza di questo genere, ci sentiamo rinascere e proviamo una profonda soddisfazione.

Ben presto ci accorgiamo che si tratta di momenti occasionali, che spesso deludono le aspettative, che pure ci hanno suscitato. E poi c'è la morte, che sembra distruggere ogni possibilità di amore e di felicità. Per sempre. Tutto ha un termine, un limite, dovuto alle sofferenze, al distacco dalle persone più care. Eppure in noi resiste l'esigenza di una speranza che apra il cuore a desideri e attese, che vanno oltre ogni limite. Quando diciamo ad una persona: "Ti amo", sentiamo che quell'amore desidera permanere oggi, domani, sempre.

Appunto.

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