ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) LA QUESTIONE MERIDIONALE 2) OLIMPIADI. VANTAGGI ALLA CINA 3) MEETING 2008 CL DI RIMINI 4) VACANZE

1) LA QUESTIONE

Non so se in Italia esista davvero una questione meridionale. Esiste certamente la questione della classe dirigente meridionale e della sua incapacità di misurarsi con la realtà e di fare i conti con essa, concretamente e senza pregiudizi. Il dibattito sulla scuola di questi giorni ne è una prova evidente. Sabato scorso, a Cortina il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e il professor Ernesto Galli della Loggia (non un oscuro reazionario, ma uno degli intellettuali più lucidi e vivaci di questo Paese), hanno detto alcune cose semplici e lineari sulla qualità del sistema educativo del Mezzogiorno. Come accade per altri settori, dall'economia alla pubblica amministrazione, anche nella barcollante scuola italiana esistono due realtà: quella del Nord e quella del Sud. E la seconda è più malconcia e bisognosa di cure dell'altra. Perché nel Meridione più che altrove, il livello di preparazione medio degli studenti è inadeguato alle esigenze della sfide globali; perché lì il peso di una burocrazia elefantiaca ( in Italia, lo ricordiamo ci sono più bidelli che carabinieri) e il freno di un'edilizia scolastica fatiscente sono ancora più evidenti; perché la difesa degli interessi corporativi da Napoli in giù è se possibile ancora più forte e inossidabile.Non lo avesse mai fatto. Apriti cielo:

sul giovane ministro del governo Berlusconi si è scatenato, da sinistra ma non solo, un diluvio di accuse: razzista, indegna di rappresentare l'Italia e via insultando. La sua collega di governo, Stefania Prestigiacomo, siciliana, in una surreale intervista alla Stampa si è sentita in dover di ricordare che al Sud ci sono più laureati che al Nord. E, naturalmente, in molti non hanno mancato di ricordare che figure di straordinario valore morale e intellettuale sono nate e cresciute al Sud. Ma cosa c'entra? Certo, ministro Prestigiacomo: anche al Sud esistono realtà scolastiche eccellenti e insegnanti di assoluta qualità. Certo, anche dalle università siciliane o campane escono studiosi e tecnici di valore internazionale. Ma il sistema scolastico meridionale nel suo complesso (anche per responsabilità della classe politica del Sud) sconta un gap evidente nei confronti del sistema educativo del Nord: dalle scuole elementari fino all'università.

2) OLIMPIADI

Anche in queste Olimpiadi ci sono state manipolazioni a favore degli atleti di casa. Ma la Cina ha fatto quello che le altre nazioni ospitanti hanno sempre fatto. Si tratta di un malcostume da condannare, non c'è soltanto il doping a falsare il risultato. La Cina, comunque, è la più forte per potenziale e medaglie. L'Italia ha subito a Pechino vere e proprie ingiustizie che le sono costate medaglie. Non sempre, però, tali errori più o meno voluti si sono risolti in vantaggi per atleti cinesi. Spesso il problema sono le giurie internazionali non adeguate a competizioni diventate esasperate nella tecnica e nei ritmi.

La Cina si è mostrata un paese all'altezza delle Olimpiadi, ospitale e competitivo. Il posto più alto nel medagliere lo deve non alle giurie, ma alle sue forze. Nella storia delle Olimpiadi i paesi ospitanti hanno sempre tratto vantaggio dal fattore casalingo e organizzativo. In molte edizioni i paesi ospitanti hanno raggiunto un numero di medaglie mai più eguagliato. Dietro l'exploit di molti atleti di casa si possono leggere giurie manipolate o quantomeno disposte a chiudere un occhio e dare una mano. Spesso anche giurie corrotte e altre deboli per sudditanza psicologica. In ogni caso, minacciare il ritiro per gli errori arbitrali è sproporzionato.

3) MEETING

C'é sole ovunque oggi a Ostia. Nell'aria il profumo salmastro del mare. Mi siedo su una panchina del Porto. Guardo stupito un giornalino, poi scoppio a ridere. Chi si é fatto da solo é un tossicodipendente solitario o un imprenditore di successo? E se Dio é immortale, perché ha lascato due testamenti? Poso il fumetto e leggo il quotidiano. Capperi. domenica 24 agosto è iniziato il Meeting CL a Rimini. Per un istante è come se il tempo si arrestasse. Sono colpito da questa notizia. Rimango interdetto: io, ciellino dai tempi universitari di Gioventù Studentesca, me ne ero dimenticato... Il titolo del Meeting, che é "O protagonisti o nessuno", suggerisce che nessuno nasce perdente, che ognuno di noi ha un valore irriducibile. La nostra natura ci proietta potentemente alla realizzazione di noi stessi, a lasciare una traccia. Il mondo, senza me, senza te, senza ognuno di noi, sarebbe più povero. Ma cosa permette veramente di essere protagonisti? Perché a ben vedere, "O protagonisti o nessuno" potrebbe essere lo slogan degli aspiranti al successo di tante trasmissioni televisive, dai grandi fratelli alle aspiranti veline. Invece il protagonismo a cui ci vuole richiamare la settimana riminese è un altro. "Protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l'eternità, unico e irripetibile"diceva don Giussani. La scoperta di essere irripetibili non avviene cercando di superare gli altri almeno in un aspetto particolare, come se la vita fosse una grande Olimpiade, ma incontrando qualcuno che ci ama.Ci saranno tanti big a Rimini. Ci saranno anche i rappresentanti di mondi molto diversi, che non sempre si incontrano: da quello ecclesiale alle categorie economiche, dal mondo bancario all'università. Colpisce questa adesione di tante persone. E l'esperienza cristiana, come ce l'ha fatta scoprire don Giussani, è proprio questo: l'incontro con il Destino reso vicino, con una presenza che sveglia la voglia di vivere, la passione per il reale, non una consolazione per gente che si rassegna a vivere a metà. È propuio questo quello che si può imparare questa settimana a Rimini. Sì, no, certo...Insomma, le parole di don Gius non sono state gettate al vento.

Mi alzo di scatto dalla panchina. Torno a casa. Sorrido con amarezza, pensando agli amici di Maria...De Filippi. "...e caddi come corpo morto cade."

4) VACANZE

All'ora di pranzo sono esausto. Cerco di mangiare, ma ho lo stomaco chiuso. Tento di dormire perché mi sento mortalmente stanco, ma non ci riesco: la solitudine non mi da tregua. Amici, amiche, moglie, figli e compagnia varia sono in vacanza, io no. Allora mi getto sull'erba del Parco Pallotta, insolitamente deserto come può essere solo un parco a Ferragosto, e guardo il cielo al di sopra di me: fantastico di essere un uccello per poter volare via da qui, lontano, verso straordinarie avventure. Sono solo. E sono triste. Quanto non lo sono mai stato in vita mia. Riprendo a piangere sommessamente: sento il disperato bisogno di avere qualcuno con cui parlare. D'un tratto, uno scricchiolio diverso dal solito. "Chi é?" domando incerto. Silenzio. Allora mi lascio prendere dalla paura. "Chi diavolo é?" urlo a squarciagola, mentre i passi sono ormai a pochi metri da me. "Zitto, Mario, sono io!". Ferruccio. E' la sua voce. "Sono solo, passavo di qui e ti ho visto" risponde. Sono felice di non essere più solo. Mi offre una mentina. E' deliziosa. "Vuoi sentire cosa penso delle vacanze?" mi chiede. Annuisco. Incrocia le gambe e inizia a parlare. "Sei fortunato. Non si può dire che le vacanze siano rilassanti". "Però é triste restare soli" lo interrompo. Ride. "Bé, per farla breve, io odio le vacanze. E le odierai anche tu, dopo che mi avrai ascoltato". E inizia a parlare "Per prima cosa é nata la villeggiatura, divenuta vacanza nell'evoluzione dei comportamenti sociali." Faccio una faccia scandalizzata. "Lo so, cosa credi?". "Oh, guarda che sei proprio permaloso!" mi prende in giro Ferruccio. "Insomma, Mario, stammi a sentire una buona volta, senza interrompermi." "Come, scusa?" dico. Arrossisco, ma prendo lo stesso ad ascoltarlo con attenzione. "La vacanza è nata per consentire a noi stessi di stare meglio -dice- di avere uno spazio libero nel tentativo che il riposo e la libertà ci rendano migliori. Si va in vacanza invece occupando il nostro corpo e la nostra mente molto spesso quanto e come le situazioni lavorative. Si va in vacanza come idea, idealità, forse l'utopia di cercare un luogo che non c'è, un silenzio ormai difficile da trovare. Ecco la vacanza è il grande luogo ormai del malessere, dei viaggi agognati, ma tormentati, in lungo e in largo per il paese o all'estero, carichi di voli da prendere, chilometri da divorare, carte di credito che ti polverizzano ogni idea di viaggio al risparmio. Si parte, si deve partire, non partire è come morire, come reietti messi al bando dal contesto e dall'omologazione sociale, per andare in vacanza litigano le coppie, soccombono le famiglie, piangono e si deprimono i single, si negano e si nascondono quelli che la vacanza non la sopportano o non se la possono permettere. Diverse sono le tipologie di vacanza, la mordi e fuggi, decise all'ultimo momento, durano poco, spartane con l'illusione di fare un affare. Quella esotica, deve essere inaccessibile, lontana, difficile, per pochi, non importa se poi trovi la Costa Crociere nell'isoletta spersa e la famiglia allargata del paese vicino. C'è la vacanza tutto sole, Maldive o Mar Rosso ai saldi, sempre esclusiva nell'atollo maldiviano ma invece tutto romano, lo pensavi tutto privacy e intimità. C'è la vacanza intelligente, quella colta, tutta musei, fiordi norvegesi, autostrade e parchi americani. Poi c'è quella casereccia, dalle spiagge larghe, gli ombrelloni stretti, bocce, pallavolo, musica, panini, pizze in quantità, una sagra paesana garantita 24 ore su 24. C'è infine quella tragica, depressiva, trasgressiva della notte dove l'obbligo è bere, drogarsi, farsi di tutto e di più, raccattando uno spazio di emozione che nemmeno ricordi al tuo risveglio, sono le vacanze dei cosiddetti giovani, bottiglie e rumore, pattume del divertimento mal vissuto, mal digerito, mai capito. La vacanza è allora uno stress, un impegno, dove il filo conduttore è fare qualcosa, qualsiasi cosa tranne il riposo, tranne i tempi vacui, lasciati andare agli spazi della mente, del sogno, quella pigrizia sonnolenta che nel caldo o la frescura della montagna ti fa ritrovare anche quel te stesso che credevi non ci fosse più. Ci logoriamo perché incapaci di vivere ormai il silenzio, il tempo lungo, il non luogo come risorsa, non come rigurgito di una incapacità, una sostanziale difficoltà ad uscire dagli schemi che dimostrano la nostra assuefazione dal tempo, dal fare anziché dall'essere, quel fare che ormai ti fa sentire parte del mondo perché non andare in vacanza significa una sconfitta, una rinuncia, non una scelta, oggi sarebbe davvero l'unica libertà." Detto questo, Ferruccio si interrompe e trae un profondo respiro. Lo guardo senza parlare. "Allora, Mario, ora sei ancora triste o sei contento per lo scampato pericolo di aver evitato una faticosa vacanza?" Mi sento incredibilmente calmo. Dopo un istante di silenzio, tolgo il broncio e gli dico: "Le tue non sono state parole gettate al vento". Penso che aveva proprio ragione Antonello Venditti, quando cantava la sua bellissima canzone "Ci vorrebbe un amico". Primo di invitare al bar Ferruccio per bere insieme una birra fredda, lo abbraccio.

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