I
Passaporti digitali per Il Nord-Italia solo a Milano
Dal 26 ottobre scorso per andare negli Stati Uniti senza
visto - ma occorre parecchio tempo per averlo occorre
fare il nuovo passaporto, con le foto digitali (sono
ammessi anche gli ultimi passaporti rilasciati prima del
25 ottobre, quelli a lettura ottica).
Un passo in avanti, certo, ma intanto a Milano é
successo il caos perché oltre le persone residenti in
città e provincia hanno fatto capo all'ufficio di Via
Cordusio anche chi risiede a Bergamo, Brescia ecc. sino
a Varese. Non basta. Oltre ai lombardi veneti, emiliani,
aostani ecc. ecc. Aggiungasi che qui fanno capo gran
parte delle aziende che hanno scambi con gli USA. Questo
perché in Italia gli uffici abilitati al rilascio dei
nuovi documenti sono stati solo 5 o 6 e cioè Roma,
Napoli, Palermo, Cagliari e qualcuno dice un altro o
forse due.
Gli sportelli sono rimasti quelli di prima. Congestione,
code, caos. Poi c'é sempre qualcuno che non capisce che
non é giusto prendersela con chi é allo sportello che
sconta anche lui, anzi più di tutti, la situazione.
Dal 16 tutto a catafascio
Se questo era il panorama un po' sconsolato sino a metà
mese quello che é successo dopo, oltre ad avere
dell'inaudito kafkiano richiede attenzione ed anche
indagini conoscitive per appurare le ragioni di un
simile disservizio. Tutto a catafascio. Prima compare un
cartello che dal 16 al 18 gennaio il sistema telematico
é fuori servizio per manutenzione (si ricorda che non é
in funzione da anni ma semplicemente da 83 giorni, anzi
da 55 di funzionamento). Arriva gente da cento,
duecento, trecento Km per ritirare il proprio passaporto
e se ne deve tornare indietro.
Ritorna il 18, niente.
Ritorna il 19, niente.
Ritorna il 20, niente.
Il 21 é sabato, chiuso.
Il 22 domenica chiuso.
Il 23 in tanti sperano che il sistema - come si diceva
una volta per disprezzare qualcosa - a carburo sia stato
trasformato e messo in grado di stampare i passaporti.
Conseguenze pesanti
Per i cittadini conseguenze pesanti. Viaggi, di lavoro,
di affari, altri di piacere annullati. Soldi persi.
Altri voli rinviati ma con spese salate. Giorni di
soggiorno pagati e non goduti. Appuntamenti sfumati.
Congressi perduti. Alto il numero di persone coinvolte
in questo incredibile black-out, tanto più grave in
quanto é emerso che mancava una riserva, una soluzione
alternativa per l'emergenza. Si potrebbe aggiungere il
caos-Alitalia, i cui sindacalisti non si sono accorti di
come si vola oggi, ad esempio, con Ryanair, a costi
ridicoli e puntualità costante. E che non si sono
accorti che ormai, visti i comportamenti del personale
(oggi questi, domani altri, dopodomani altri ancora e
via dicendo...) con relativi gravi disservizi, anche chi
vorrebbe che nei cieli non venisse meno la nostra
bandiera, passa ad altre compagnie sapendo che con
quelle c'é la certezza di volare, quella che ormai manca
se si sceglie Alitalia.
Intervenga il Ministro
Su una cosa del genere occorre l'intervento del Ministro
per accertare le responsabilità. Anche interne al
Ministero ove ve ne fossero. Trattandosi però di una
questione che appare esclusivamente tecnica é molto
probabile che debba essere chiamata a rispondere
l'azienda cui é stato commissionato il sistema.
La cosa non interessa solo il Ministero. Interessa tanta
gente visto e considerato che il risarcimento dei danni
é il minimo da chiedere - e ottenere - ai responsabili
CCCVa
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GdS 20 I 2006 -
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