Crisi. Come farvi fronte. Due proposte

Facendo la spesa, scegliendo al meglio pur di conoscere. Ecco come

Crisi. Ognuno si difende come può. Fra i tanti modi ne scegliamo due da consigliare ai consumatori, entrambi riguardanti l'etichetta. Quella sul prodotto da acquistare e quella sulla confezione. Seguendo il percorso che suggeriamo il risparmio è certo.

1) Il rapporto peso-prezzo del prodotto
Una piccola indagine che abbiamo fatto ha riguardato la percentuale di persone che guarda prezzo e peso, sintetizzati poi nel prezzo al Kg o al litro. Perchè diciamo questo? Un esempio. In evidenza il prodotto XY con a fianco il suo prezzo, poniamo 2 €. Molti danno per scontato che sia all'etto e invece la confezione è di 80 grammi per cui all'etto non è due € ma 2,5. Il riferimento per un raffronto utilissimo deve essere il prezzo al kg o a litro. Poi ognuno sarà libero di comprare in base alla marca o comunque a simpatie personali ma con una scelta consapevole

2) Etichetta illeggibile o quasi? Si passa ad altra marca
Etichette conformi alla legge ma non alla vista dei compratori. La legge prescrive per i prodotti alimentari una serie di indicazioni obbligatorie in etichetta. Ratio della norma è quella di mettere in condizioni l'acquirente di sapere quello che compra, cosa contiene e via dicendo.
Ecco così che deve esserci una specie di radiografia di dettaglio del prodotto: come si chiama – peso (o litri per liquidi) tenendo conto che per alcuni prodotti, tonno ad esempio, c'è il peso sgocciolato e netto – gli ingredienti da quello percentualmente più presente a scalare via via gli altri - la scadenza. Deve essere indicata l'azienda produttrice con indirizzo (poi c'è chi scrive “distribuito da...” e simili, un aspetto su cui torneremo). Infine altri fattori come la conservazione al fresco, l'utilizzo con altri ingredienti e simili. Deve pure esserci una tabella con le quantità di grassi, di carboidrati ecc. così come per le acque minerali gli elementi chimici presenti e simili.
Fin qui nulla a dire. Praticamente tutti i produttori si adeguano anche perchè la mancanza di alcuni di questi elementi li esporrebbe a conseguenze pesanti ad opera dei NAS o anche di cittadini consumatori attenti alle regole e con la pretesa che vengano rispettate.
Poi c'è modo e modo di presentare i dati di legge. La stessa scritta, ad esempio riguardante i contenuti, su due confezioni diverse di aziende diverse può avere un grado di  alto e un grado basso sino ad arrivare alla quasi ineleggibilità. In base a cosa?
- Il primo elemento è il corpo tipografico. Quello del presente scritto è il 10. Su confezioni di prodotti alimentari si arriva persino al 2, una grandezza da occhi di falco che, se acuita come vedremo poi, richiede una lente per essere compresa. Pubblicità, logo, slogans naturalmente non sono piccoli.
- Il secondo elemento è infatti quello cromatico. Il lettore di questo giornale ha davanti a sé una scritta in nero su fondo bianco. Si guardi su certe etichette l'effetto che invece fa il nero su un fondo di rosso marcato. Sembrerebbe fatto apposta per non farlo leggere! Comunque si strizzino gli occhi fin quasi a chiuderli e noterà la differenza con la realtà.
- Ultimo aspetto che vogliamo sottolineare quello del la produzione. Esemplifichiamo. Prendiamo quindi una “vellutata di asparagi bianchi e verdi con scaglie di mandorla”, busta di crema, 2 porzioni da 49 grammi. La seconda pagina della busta è ricchissima di informazioni, fatte bene con tanti dettagli ben oltre quelli richiesi dalla legge. Cerchiamo il produttore e non lo troviamo, non per nostra colpa ma perchè non c'è. Si legge infatti, parte bassa in fondo a destra “Distribuito da Knorr Via Paolo di Dono, 3/A 00142 Roma”. C'è da pensare che normativamente sia legittimo il farlo perchè il colosso alimentare non va certo ad esporsi per una 'bagatella' del genere. A posto con la legge non con il mio desidero di sapere dove quella busta è stata prodotta. Se in Italia o no, e se oltreconfine 'dove' perchè non è la stessa cosa nella soggettività della gente, non vale il principio della indifferenza del luogo di produzione. Per fare un esempio c'è chi compra patatine guardando prima da dove arrivano ed evitando quelle che il mercato offre provenienti da Francia o Germania visto e considerato che dei tre ingredienti (patate, sale, olio) e della manodopera necessaria, ne abbiamo a iosa senza avere bisogno di andarli a prendere all'estero come invece occorre fare per l'ananas o magari per le ostriche.

In tutte le cose il conoscere è elemento fondamentale. Nel caso nostro conoscere significa evitare quello che non conviene e scegliere quello che nel rapporto qualità/prezzo fa risparmiare. E magari anche 'la bottega' che più ci soddisfa. Fa schifo a qualcuno risparmiare?

Non comprare se l'etichetta è illeggibile
C'é un criterio da usare ed è l'acquistare solo prodotti le cui etichette sono leggibili anche all'acquirente di una certa età che ha diritto di poter leggere cosa c'è scritto non a casa con la lente ma nel luogo di vendita e senza bisogno di occhiali. Che ha da temere il produttore che compila al meglio l'etichetta in maniera, appunto, leggibile? Dovrebbe essere compito della legge che oggi si limita a precisare quelle che sono le indicazioni di legge. Nulla dice però sulla leggibilità, quasi impedita da un uso eccessivo di caratteri minuscoli, e notevolmente intralciata dall'uso combinato dei colori invece di avere un normale fondo bianco e il testo in nero o in altro colore intenso (blu, verde scuro, rosso carico ecc.).
E, infine, che ha da temere il produttore che fa il pacchetto di 100 grammi, o se gli capita anche di 70, 80, 90 ma in tal caso scrivendolo sull'esterno a caratteri cubitali?

Ultima considerazione che però è a latere. Quale che sia il prodotto, quale che sia la bottega o il supermercato, lasciamo sulla scansia qualsivoglia prodotto che abbondi eccessivamente come confezione, in genere di plastica. Si trova la bontà anche in prodotti modestamente presentati. Anzi questo vuol dire che l'azienda che li fa non punta sull'apparenza esterna ma sui contenuti. Smaltire la plastica costa, anche per il trasporto come costa, e non poco, produrla, in petrolio e in energia.  Abbiamo già un grosso debito verso le generazioni future, non aggraviamolo ulteriormente.

 

CCCVa (Comitato Cittadini Consumatori Valtellina)
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