ABORTO:PER IL MOIGE BISOGNA AGGIORNARE LA LEGGE ALLA LUCE DEI PROGRESSI MEDICI

L'Italia torna a parlare di aborto e di modifiche alla legge 194. Il dibattito è nato dalla richiesta del Cardinale Ruini di abbassare il limite massimo entro il quale può essere effettuato l'aborto terapeutico, tenendo in considerazione i progressi ottenuti oggi dalla medicina. Attualmente infatti l'aborto terapeutico (praticato dove ci siano rischi per la madre, gravi malformazioni del nascituro o sindromi genetiche) viene effettuato fino alla 24esima settimana di gestazione (6° mese). Ai tempi in cui fu formulata la legge 194 un feto partorito al 6° mese non sarebbe riuscito a sopravvivere e anche in base a questa considerazione fu scelto il limite. "Le cose sono cambiate - ha detto, intervenendo nel dibattito, la Presidente del Moige, Maria Rita Munizzi - i progressi della medicina rendono possibile la sopravvivenza anche al quinto mese. Sarebbe dunque opportuno mettere da parte le questioni meramente ideologiche e abbassare il limite tenendo conto dei progressi medici". Ma l'intervento del Moige è andato oltre il lato puramente scientifico introducendo i concetti di pari opportunità di scelta tra aborto e maternità e di non discriminazione in base allo stato di salute. "Un aborto - ha detto la Munizzi - costa 10-15.000 euro al sistema sanitario nazionale. Di fronte ad un dato del genere diventa inaccettabile parlare di 'questioni economiche che inducono all'aborto'. Se lo Stato ha abbastanza fondi per pagare le interruzioni di gravidanza parimenti dovrebbe farsi carico di offrire alla donna, per portare a termine la gestazione, almeno la stessa cifra che spende per interromperla. Solo così porremo le condizioni per una vera attività di prevenzione del fenomeno. Oggi ci preoccupiamo del calo della natalità, ma facciamo troppo poco per investire proprio nel settore dell'assistenza alle future mamme; insomma continuiamo a spendere nella direzione sbagliata". "Inoltre - ha concluso la Munizzi - crediamo che i diritti dei feti con sindrome di down debbano essere pari a quelli degli altri, e che non ci debbano essere discriminazioni; al momento non è così visto che se un feto risulta essere down è possibile l'interruzione della gravidanza anche fino al sesto mese".

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