L’ULTIMA TROVATA DEI SAVOIA, ROBA DA FILM, QUELLO DI LUIGI COMENCINI

Nel 1974 usciva il film di Luigi Comencini “Mio Dio come sono caduta in basso”. Non si sono accorti che il titolo del film si adatta perfettamente alla loro scelta. Ci riferiamo ai due Savoia che hanno chiesto i danni all’Italia. per l’esilio a cui i maschi della loro Casa sono stati costretti (per completezza va detto che la straordinaria pensata è stata di quell’aquila che è il Vittorio Emanuele quarto e del figlio Emanuele Filiberto ma non di Maria Gabriella e Maria Beatrice che hanno con un comunicato preso le distanze da questa incredibile iniziativa)

Non ci soffermeremo sulla battuta che circola di più in questi giorni - vox populi con quel che segue - e cioè che sia l’Italia a sua volta a chieder loro i danni, certamente molto superiori ai 260 mln che chiedono loro. Basterebbe citare la scelta dell’8 settembre di scappare da Roma in quel modo determinando lo sfacelo di un Paese. Solo Umberto, che forse per sua fortuna aveva preso più dalla madre Elena principessa di Montenegro che non dal padre Vittorio Emanuele terzo, aveva capito che almeno lui doveva restare al Quirinale. L’avessero lasciato fare, avrebbe corso dei rischi con i tedeschi ma avrebbe salvato l’unità del Paese. Contabilizziamo i danni determinati dalla fuga a Pescara e poi a Brindisi?

Sarà bene pensare sull’errore che abbiamo fatto, in tanti. Quando si è trattato di eliminare la norma che vietava ai discendenti maschi di Casa Savoia di rientrare in Italia la maggioranza degli italiani, noi compresi, ha spinto in questa direzione.

Abbiamo sbagliato.

Visto che errare è umano ma perseverare è diabolico, insistere nell’errore sarebbe da Lucifero per cui sarà bene pensare di tornare indietro.

Abbiamo scherzato.

Noi però siamo seri. E quindi ci sono cose da ricordare.La dignità di Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria, Principe di Piemonte e Re d’Italia dal 9 maggio 1946 al 13 giugno, la storia prima di sua moglie Marie-José Charlotte Sophie Amélie Henriette Gabrielle de Saxe Cobourg-Goth, regina d’Italia e il riserbo nell’esilio, che sono evidentemente soltanto una parentesi positiva. E lo sapeva Umberto, visto che, sintomatico, ha voluto che il sigillo reale, simbolo della regalità, venisse sepolto con lui proprio là dove la sua Casata ha avuto inizio. Riposa infatti in Savoia. Per quanto lo riguarda saremmo d’accordo che la sua salma tornasse in Italia, addirittura al Pantheon in Roma. Ma suo figlio, mamma mia! E adesso ci simette anche il nipote che sembrava un ragazzino a modo, poco regale, un po’ vanesio ma per fortuna non la copia di suo padre. E allora, visto che questi due non hanno la minima idea di cosa vuol dire “noblesse oblige” (i cugini, altra pasta, sì) e non si rendono conto chiedendo denaro all’Italia di meritarsi l’ostracismo da un Paese si torni pure alla norma che voleva i discendenti maschi fuori Italia, com’era stabilito nella Costituzione.

No. Bene ripensarci. Vengano pure. Dopo questa trovata sarebbero lo zimbello della gente. Ed esprimiamo anche la comprensione per lo sgomento dei pochi autentici monarchici rimasti in Italia che debbono constatare come la casata per loro di riferimento nel panorama delle Case Reali d’Europa vada sempre più in basso.

Amarilli

Amarilli
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