“Per la nostra rinascita sociale ed economica”: il libro di Cottarelli

Presentato in un  Incontro organizzato dall’UST in collaborazione con  Banca Popolare di Sondrio e Arca Fondi Sgr

Grande successo per l’appuntamento di ieri sera con il professor Carlo Cottarelli, economista fra i più autorevoli e volto ormai noto al grande pubblico, nuovamente ospite in presenza presso la Sala “Besta” della Banca Popolare di Sondrio. L’esperto ha presentato al pubblico il suo ultimo libro dal titolo “All’Inferno e ritorno” in un incontro sul tema “Per la nostra rinascita sociale ed economica” organizzato dall’Ufficio Scolastico Territoriale in collaborazione con Arca Fondi Sgr e Banca Popolare di Sondrio. Il professor Cottarelli è stato per 15 anni al Fondo Monetario Internazionale come direttore del Dipartimento di Finanza pubblica. È stato poi chiamato dal Governo italiano come Commissario straordinario per la revisione della spesa. Oggi insegna all’Università Bocconi e dirige l’Osservatorio sui Conti pubblici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Per consentire agli studenti di ascoltare l’intervento dell’autorevole ospite, l’incontro è stato trasmesso anche in diretta streaming sul canale Youtube dell’Ust dove, al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=JrZU4eELDjU, è possibile riguardarlo in qualunque momento.

Ad aprire la serata, moderata dall’esperto di Politiche Formative Simone Bergamini, è stato il Consigliere Delegato e Direttore Generale della Banca Popolare di Sondrio Mario Alberto Pedranzini che ha voluto esordire rivolgendo un pensiero alla drammatica situazione Ucraina augurandosi una rapida risoluzione del conflitto. «Il professor Cottarelli è alla sua terza presenza nella nostra città – ha ricordato Pedranzini –. La prima occasione fu il 3 febbraio 2017 in questa stessa sala successivamente, il 26 ottobre del 2018, ha tenuto uno splendido incontro insieme al Direttore Ferruccio De Bortoli e stasera presenta il suo ultimo libro, un volume coinvolgente e di grande attualità di cui colpisce l’intelligente attenzione rivolta alla Pubblica Istruzione, “Cenerentola della spesa pubblica italiana ormai da quasi 15 anni”. I giovani di oggi saranno la classe dirigente del Paese di domani pertanto lo studio va sicuramente spronato».

«Credo che questo sia un buon momento per incontrare i giovani, per invitarli a studiare e a sviluppare uno spirito critico, elemento indispensabile per vivere in un Paese libero – ha sottolineato il Vicedirettore Generale Arca Fondi SGR, Simone Bini Smaghi, collegandosi ai fatti di più stretta attualità –. Poco lontano da noi ci sono persone che combattono per difendere il proprio Paese e per difendere la libertà e oggi questo incontro è più che mai importante per insegnare ai nostri ragazzi anche il grande valore della libertà».

«Ringrazio Banca Popolare di Sondrio e Arca Fondi SGR che ha donato agli studenti diverse copie di questo volume – ha dichiarato il Dirigente UST, Fabio Molinari –. Lo scorso anno abbiamo avuto la possibilità di parlare con l’autore durante uno dei nostri incontri in streaming ma poter essere in presenza è davvero un’altra cosa. Con l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole ritengo fondamentale che ci si impegni affinché si inseriscano nella programmazione moduli di educazione finanziaria ed economica. Anche se l’attuale situazione geopolitica, per cui noi tutti preghiamo per una pacifica risoluzione, sembra farci ripiombare in un momento difficile dal punto di vista economico e sociale, è fondamentale affrontare il tema della rinascita e della ricostruzione della nostra società ed economia insieme al professor Cottarelli. Le tre parole d’ordine che propone nel libro sono tutte di grande importanza per il mondo della scuola: uguaglianza di possibilità, merito e solidarietà dovrebbero essere non solo tre obiettivi per la rinascita della nostra società, ma anche l’impegno che le istituzioni scolastiche si prendono nei confronti delle nuove generazioni».

«Nel libro vengono affrontate le tre crisi: quella sanitaria, la crisi “da chiusura” e quella finanziaria che però è stata evitata grazie all’intervento massiccio di finanziamenti da parte delle istituzioni europee – ha spiegato il professor Carlo Cottarelli rispondendo alle domande del moderatore –. Ma come le abbiamo gestite? Sul fronte della crisi sanitaria i risultati sono stati apparentemente disastrosi: nel 2020 l’Italia è stato il quarto Paese al mondo come numero di decessi in base alla popolazione. Tuttavia, dall’analisi statistica, ci sono tre fattori principali che spiegano la diversa mortalità fra i Paesi: l’età della popolazione, l’ordine in cui i Paesi sono stati colpiti e la qualità dell’aria. Da questo punto di vista si capisce perché l’Italia ha avuto così tanti decessi: abbiamo una popolazione molto anziana, siamo stati i primi in Europa ad essere colpiti dal Covid e abbiamo un inquinamento elevato, soprattutto nell’area della pianura padana. Tale analisi statistica indica dunque che la situazione non è stata gestita male e che, al contrario, sulla base di questi tre elementi, avremmo potuto avere molti più morti di quanto accaduto. Per quanto riguarda  la crisi “da chiusura” abbiamo avuto una crisi molto più forte rispetto alla media europea ma, in questa “corsa del gambero”, paradossalmente abbiamo fatto meglio rispetto a Paesi tradizionalmente davanti a noi come Belgio, Francia e Regno Unito; la ripresa è stata più rapida da noi forse perché abbiamo una struttura produttiva manifatturiera e questo settore è stato meno colpito rispetto ad altri e abbiamo un tessuto delle piccole-medie imprese molto flessibile. Quello che ci ha salvato dalla crisi finanziaria è stato invece il programma di finanziamenti con acquisti di titoli di Stato massiccio da parte della Banca Centrale Europea. Naturalmente il debito è aumentato, ma è aumentato nei confronti della Banca Centrale Europea/Banca d’Italia e si tratta di un debito leggero. Il vero rischio avviene se adesso l’inflazione rimane persistentemente alta».

Nella seconda parte del volume, fra le “ricette” formulate dal professore, emerge il concetto di uguaglianza di possibilità come principio guida per una rinascita sociale ed economica dell’Italia. «La domanda da porsi in partenza è: cosa vuol dire vivere in una società giusta? – ha spiegato l’economista –. Sicuramente bisogna prendere in considerazione l’uguaglianza nei punti di partenza e l’uguaglianza nei punti di arrivo. Nel primo caso significa un maggior grado di uguaglianza nella distribuzione del reddito e dei risultati; nel secondo dare a tutti una possibilità per cui i risultati dipenderanno dal merito. A mio avviso bisognerebbe raggiungere il punto di equilibrio tra questi due estremi. In ultima analisi i tre principi che ritengo fondamentali per il nostro Paese sono sicuramente l’uguaglianza di possibilità, lasciar operare il criterio del merito e l’importanza di un buon grado di solidarietà. Chiaramente, questi tre principi generali, devono poi essere declinati in proposte specifiche. Quando parlo di “uguaglianza di possibilità” non mi riferisco solo al fatto che tutti debbano avere un’opportunità indipendentemente dal fatto di essere nati da una famiglia ricca o povera, ma anche all’uguaglianza di possibilità legata al genere, a chi è nato con disabilità e chi no e all’uguaglianza di possibilità fra generazioni».

 

Ed è proprio parlando delle nuove generazioni che Cottarelli ha voluto soffermarsi sul tema della scuola: «La Pubblica Istruzione ha un ruolo fondamentale. È indispensabile per dare a tutti una possibilità, a cominciare dagli asili nido. Nonostante ciò negli ultimi anni la scuola è stata la “Cenerentola della spesa pubblica”. Se guardiamo all’Università siamo al penultimo posto in termini di laureati per popolazione e abbiamo il livello di spesa pubblica pro capite per giovani universitari che è il più basso di tutta l’Unione Europea. Da qualche anno si è poi sviluppato il pensiero che il vero problema della scuola sia la mancanza degli insegnanti e le "classi pollaio". Ma non è quello che ci dicono le statistiche. Noi abbiamo classi in media di due unità più piccole rispetto agli altri Paesi avanzati e non abbiamo pochi insegnanti ma insegnanti poco pagati rispetto agli altri Paesi. E ancora insegnanti poco formati durante la loro vita lavorativa oltre che oberati dagli obblighi burocratici».

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