Una "FACEZIA" di Leonardo da Vinci

Le biblioteche sono sempre fonte di sorprese se vi si mette mano. Da quella personale è sbucato nei giorni scorsi un libro della BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) datato 25 dicembre 1952 da allora quattrocentesimo “numero” (170 volumi) dal primo uscito nell'aprile del 1952. Sessanta lire il costo volendo la collana essere alla portata di tutti a tutti, “anche ai meno abbienti portando i testi principali delle letterature di tutti i tempi, e scelti libri di amena lettura”. Dedica da parte di chi l'aveva regalato, classificazione per trovarlo facilmente ( tanto facile che è riemerso solo nel terzo millennio!),

L'autore è conosciuto, non l'opera dal titolo “Tutti gli scritti - SCRITTI LETTERARI”.

L'autore? Sì proprio lui, scienziato, artista, inventore, genio dell'umanità: LEONARDO DA VINCI (battezzato come Lionardo), Dei 14 scritti ne riportiamo, in parte, uno. Siamo nel capitolo delle “Facezie”, e precisamente la nona che abbiamo scelto per dare ulteriore idea della sua versatilità.

FACEZIA 9. Usano i frati minori, a certi tempi, alcune loro quaresime, nelle quali essi non mangiano carne ne' lor conventi; ma in viaggio, perché essi vivano di limosine, hanno licenzia di mangiare ciò che è posto loro innanzi. Onde, abbattendosi in detti viaggi una coppia d'essi frati a un'osteria in compagnia d'un certo me[r]cantuolo, il quale, essendo a una medesima mensa, alla quale non fu portato, per la povertà dell'osteri[a], altro che un pollastro cotto, onde esso mercantuolo, vedendo questo essere poco per lui, si volse a essi frati, e disse: «Se io ho ben di ricordo, voi non mangiate in tali dì ne' vostri conventi d'alcuna maniera di carne». Alle quali parole i frati furono costretti, per la lor regola, sanza alt[r]e gavillazioni, a dire ciò essere la verità: onde il mercantetto ebbe il suo desiderio; e così si mangiò essa pollastra, e i frati feciono il meglio poterono. Ora, dopo tale desinare, questi commensari si partirono tutti e tre di compagnia; e dopo alquanto di viaggio, trovati un fiume di bona larghezza e profondità, essendo tutti tre a piedi - i frati per povertà e l'altro per avarizia, - fu necessario, per l'uso della compagnia, che uno de' frati, essendo discalzi passasse sopra i suoi omeri esso mercantuolo: on[de] datoli il frate a serbo i zoccoli, si caricò di tale omo. Onde accadde che, trovandosi esso frate in mezzo del fiume, esso ancora si ricordò de la sua regola; e fermatosi, a uso di San Cristofano, alzò la testa inverso quello che l'aggravava, e disse: «Dimmi un poco, hai tu nessun dinari addosso?». «Ben sai», rispose questo, «come credete voi che mia pari mercatanti andassi[n] altrementi attorno?». «Oimè!», disse il frate, «la nostra regola vieta che noi non possiano portare danari addosso». E subito lo gettò nell'acqua. La qual cosa, conosciuta dal mercatante facetamente la già fatta ingiuria essere vendicata, con piacevole riso, pacificamente, mezzo arrossito per vergogna, la vendetta sopportò.
Leonardo da Vinci

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