Locarno, una 71esima edizione all’insegna dell’umanesimo

di Maria de falco Marotta

Già ma Locarno non veniva prima di Venezia? Sicuramente, però mi scuso di questo ritardo, ma di quel Festival fatto per la gente che si diverte moltissimo in piazza, non posso fare a meno di far conoscere il pensiero di uno dei promotori e il film che mi ha incuriosito di più.Il direttore artistico Carlo Chatrian parla di cinema come strumento per guardare il prossimo dritto negli occhi. "mi pare che mai come in quest’epoca le persone abbiano paura di guardare in faccia al prossimo", sorta di monito ad una società che troppo spesso preferisce rifugiarsi nel mondo virtuale piuttosto che affrontare la realtà che la circonda.Il cinema diventa quindi agli occhi del direttore artistico del Locarno Festival il luogo dove confrontarsi con l'"altro", con una diversità che si tende pericolosamente a fuggire. La sala cinematografica diventa in questo senso "il luogo in cui il volto del prossimo ci guarda", spazio privilegiato dove osservare e essere osservati, con dignità e intensità. Non è un caso se per questa 71esima edizione il festival locarnese ha deciso di celebrare i settant’anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in collaborazione con le Nazioni Unite.Questa nuova edizione si vuole anche all’insegna di una certa leggerezza e libertà di toni. Una volontà di far ridere e sorridere il pubblico, un modo forse, come ce lo ricorda Chatrian, di osservare il mondo con uno sguardo nuovo e disincantato. Il cinema diventa allora il mezzo privilegiato per ridare coerenza e corpo ad un presente che sembra sgretolarsi.

Il film, tra i tanti che mi ha più attratta è stato:I feel Good ((Mi sento bene), che è il titolo di una canzone spettacolare cantata da  James Brown, utilizzata nelle colonne sonore di decine di film: Il professore matto, Good Morning, Vietnam, Mamma ho allagato la casa, Il dottor Dolittle, Boat Trip, Asterix e Obelix: Missione Cleopatra, K9, Garfield e Transformers, solo per citarne alcune.
Qui a Locarno è stato invece il titolo di un film della settimana della critica che- credo- molti vedranno prossimamente nei cinema e che ha- appunto- come titolo I feel Good, di Benoît Delépine, Gustave Kervern.
La trama è semplicissima, Monique dirige un centro della comunità Emmaus nei pressi di Pau, nel Sud della Francia. Dopo diversi anni di assenza, suo fratello Jacques ritorna. E' un tipo inconcludente ossessionato dall'idea di trovare un modo per diventare ricco. I due si confrontano avendo due opposte visioni della vita ma Jacques sembra riuscire a insinuare un dubbio in Monique (già, ma chi non ha dubbi?).

E perché l’ho tirato fuori proprio oggi?
C’è una grossa, pesante ragione. Il Papa Francesco, che è un poverello simile al suo omonimo, si è lamentato di quanto sta succedendo di male nella chiesa di Dio e ha voluto chiedere umilmente a tutti i fedeli di pregare moltissimo nel mese di ottobre con il rosario affinché il male non prevalga sulle opere di bene perché “mi sento così bene, così bene, perché ho te”

Tornando al film e alla canzone di James Brown, antiche e moderne se sono state presentate sotto questo titolo, al Festival recentissimo (cosa sono tre mesi???), come non continuare a dire con il Papa e tutti coloro che credono: Mi sento bene, sapevo che lo sarei stato, adesso. Così bene, così bene, perché ho te (I FEEL GOOD).
 

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