Mola: 1. Mandela 2. Antarctica day (nostri scienziati alla fine del mondo) – 3. Guercino, si o no?

1. Nelson Rolihlahla Mandela è morto. L’Africa è in lutto. Il mondo è commosso. E’ stata una delle rare personalità del Novecento che ha definito in maniera concreta e precisa il destino di un bistrattato continente e, di riflesso. del mondo. Il Sudafrica (ma non solo) e la tormentata vicenda in direzione della democrazia multi-razziale hanno un grosso debito con Madiba (alla nascita gli fu assegnato il nomignolo Madiba che è il suo nome all'interno del clan di appartenenza, dell'etnia Xhosa). Tra i nove leader dell'ANC (L'African National Congress "Congresso Nazionale Africano") che è il più importante partito politico sudafricano, fondato nell'epoca della lotta all'apartheid e rimasto ininterrottamente al governo del paese dalla caduta di tale regime, nel 1994, a oggi. Fra i condannati a Rivonia (Rivonia è un sobborgo di Johannesburg), il più famoso prigioniero politico degli anni Ottanta, poi leader del dialogo con il governo di Fredrik de Klerk, Mandela è stato il primo presidente del Sudafrica democratico e infine tra i pochissimi capi di Stato africani a ritirarsi volontariamente dalla scena politica dopo solo un mandato di governo. Il grande e caratteristico prestigio, la maturità conquistata anche attraverso l’impegno in clandestinità, la maturazione politica e umana avvenuta in carcere, la durezza delle coercizioni dal punto di vista della vita privata sono tra le componenti che concorsero a fare di Madiba l’uomo chiave per il riscatto di un popolo, anzi, di popoli e di un continente. La lotta per la democrazia non è ancora terminata ma Nelson Mandela resta un faro a cui l’Africa deve fare riferimento. L’addio alla disumanità dell'apartheid è una grande tappa verso la democrazia. Nelson Mandela riceve il Premio Nobel per la pace nel 1993, assieme al Presidente De Klerk, per l'impegno per il Sudafrica democratico ma dobbiamo ricordare già dai primi anni '90, l'ANC aveva sospeso la lotta armata Quando Mandela diviene Presidente la sua prima parola d'ordine è PERDONO. (Carlo Mola)

 

2. Antarctica day

Sono troppe le date da ricordare? Forse sì, ma in un giornale come il nostro vi sono alcuni momenti che pare sia doveroso rammentare. Il 1° Dicembre 1959 fu siglato a Washington il Trattato Antartico (sottoscritto dall’Italia nel 1981 e finora da altre 47 Nazioni). Il trattato tracciò il periodo di blocco nelle rivendicazioni territoriali in Antartide, che non era ancora completamente stabilito e decretò la proibizione di ogni occupazione a carattere militare e di ogni esperimento nucleare, pose le fondamenta per fare dell’Antartide una riserva naturale dedicata alla ricerca, alla pace, e alla collaborazione scientifica in sostegno dell’Umanità. Per l’occasione abbiamo la Antarctica Day, e si è tenuto il 1 dicembre 2013 il lancio di un pallone per commemorare la firma del trattato antartico (1° dicembre 1959 / 1° dicembre 2013) dalla Stazione Concordia in Antartide del quale di seguito, diamo le coordinate di Concordia Station: 75° 06' 06'' S - 123° 23' 43'' E - 3233 m a.s.l; Current Meteo Condition: 01/12/2013 21:21 LT Temp=-35.6 °C Wind Chill=-45.2 °C RH=66.0 % Pressure=652.5 hPa Wind Speed=2.5 m/s Wind Direction=186.0 antarctica day, Per il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), è il CNR che cura la programmazione e il coordinamento scientifico delle attività dell’Antarctica Day, dedicandovi l’impiego di ricerca che ha luogo, nell’ambito della XXIX spedizione presso la base Italiana”Mario Zucchelli”. La Stazione Mario Zucchelli, prima conosciuta come BTN (Baia Terra Nova), è una base scientifica permanente italiana in Antartide, operativa dal 1985. e poi dedicata a Mario Zucchelli scomparso il 24 ottobre 2003. (Baia Terra Nova, nel Mare di Ross) e la stazione Italo-Francese “Concordia”. Concordia è una stazione di ricerca Italo-francese costruita nel 2005 sul Plateau Antartico (75°6′0″S, 123°20′0″E) e amministrata assieme da PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) e IPEV (Institut polaire français Paul Émile Victor). La Base si trova a 3233 m. sopra il livello del mare sul terzo promontorio più alto del continente Antartico: Dome C. Concordia è la quarta stazione di ricerca permanente sul plateau Antartico, essa è aperta per tutto l’anno, insieme a Belgrano II (Argentina), Vostok (Russia) e Amundsen-Scott (Stati Uniti). Si sviluppa su un’area di 5000 m2 ed ha una capacità massima di 60 persone al giorno. L’attività di ricerca portata avanti a Concordia riguarda principalmente le seguenti discipline scientifiche: base di supporto per la nave oceanografica Italica, sostegno logistico alla base italo-francese Concordia - Dome C, antartica, punto di partenza delle traverse (attraversate logistiche del continente antartico, su mezzi cingolati, per il trasporto di materiali pesanti) e di coordinamenti dei campi remoti di rilevamento italiani. Al 2011, è arrivata ad accogliere 27 spedizioni scientifiche (1985-2011), che negli ultimi anni hanno raggiunto una media di 250-300 ricercatori all'anno (normalmente suddivisi in tre periodi di permanenza di circa 40 giorni l'uno). Il plateau antartico copre una superficie di circa 7.100 m² a cui oltre a laboratori, magazzini, impianti, servizi ed alloggi si uniscono varie unità satellite collocate su un'area urbanizzata di circa 50.000 m². La base è operativa durante i mesi estivi (ottobre - febbraio), e delinea l'asse funzionale di tutte le attività di ricerca scientifica italiana in Antartide (PNRA). Nel 2004 è stata intitolata all'omonimo ingegnere, che è stato alla guida del Progetto Antartide dell'ENEA. Dal 1985, attraverso il PNRA, l’Italia contribuisce alla conoscenza e allo studio del continente Antartico finanziando progetti che contattano scienziati italiani impegnati in ricerche internazionali su settori strategici quali geologia, glaciologia, fisica dell’atmosfera, geofisica, oceanografia, astrofisica, biologia, medicina, sviluppo tecnologico, con un particolare centro di interesse sulle questioni connesse ai cambiamenti climatici. Il CNR guida la programmazione e il coordinamento scientifico delle attività, mentre all'ENEA è delegato il compito di rendere sicuro l’essenziale supporto logistico. Le iniziative celebrative di “Antarctica Day” sono condotte dall’associazione mondiale di giovani ricercatori polari APECS in collaborazione con associazioni nazionali ed internazionali che si interessano di ricerca ed educazione delle scienze polari, tra cui l’Italiana SPE: Scuola Polare Estiva per insegnanti sovvenzionata nella sfera delle attività di divulgazione del PNRA. (Carlo Mola)

 

3. Guercino

Un avvenimento artistico che sta suscitando notevole scalpore ed una rilevante attenzione anche per i non addetti. Si tratta di un’attribuzione di un grande dipinto che fa nascere anche una “competizione” fra esperti. Attraverso i secoli ed arrivati anche nelle mani di persone che se ne disinteressavano molti capolavori non sono facili da attribuire anche se ci si accorge che sono opere di grandi maestri. Famosa l’attribuzione a Leonardo di quel Salvator Mundi che ha fatto molto discutere un paio d’anni orsono. Adesso si apre il caso di una tela del Guercino intitolata Giuseppe e la moglie di Putifarre. Il dipinto fu quasi certamente eseguito dall’emiliano Giovan Francesco Barbieri (meglio noto come Guercino) nel 1631 per il duca di Modena Francesco I d’Este. Fu poi probabilmente donato a Laura Martinozzi. Eccoci di fronte ad un personaggio poco conosciuto di questa infinita storia italiana. Laura Martinozzi (Fano, 27 maggio 1639 – Roma, 19 luglio 1687) fu una delle cosiddette Mazarinettes, cioè una delle nipoti del cardinale Mazarino. Venne data in sposa al duca Alfonso IV d'Este, diventando duchessa, poi reggente in nome del figlio, di Modena e Reggio membro del governo modenese molto stimata dalla famiglia d’Este. La Martinozzi viaggiava, portò con sé il dipinto in molte corti europee. E da quel momento se ne perdono un poco le tracce per il continuo passaggio di proprietà in molte famiglie private umbro-marchigiane. Ma nel 2011, entra a far parte della collezione privata della Zanasi Foundation (fondazione nata con lo scopo di promuovere l’arte, la cultura, la ricerca scientifica e la tecnologia in ambito medico) del medico Stefano Zanasi, che la sceglie come pezzo forte per il primo evento della sua fondazione, la mostra Guercino – Giuseppe e la moglie di Putifarre, aperta presso il Palazzo Ducale di Modena. Ma gli esperti d’arte (come spesso accade) si dividono sull’attribuzione al Guercino. Cinque specialisti - Daniele Benati e Sonia Cavicchioli entrambi stimati storici dell’arte docenti all’Università di Bologna, Elena Fumagalli docente dell’Università di Modena, Barbara Ghelfi nota esperta dei disegni del Guercino a Bologna e David Stone dell’University of Delaware, specialista dell’arte barocca italiana imputano la suddetta riscoperta come una tremenda frottola inventata con il solo fine propagandistico. Tra le ragioni che fanno loro rifiutare che il dipinto sia opera del Guercino ci sono la fredda qualità della mano e una tonalità cromatica troppo appianata, una resa dei drappeggi troppo rigida, oltre all’uso di colori tendenzialmente metallici. La verità, come in ogni cosa, verrà prima o poi a galla. Intanto la Zanasi ha emesso questo comunicato“La Zanasi Foundation è nata con lo scopo di promuovere arte, cultura e scienza, dunque crediamo che il dibattito e il dialogo siano da considerare valori fondamentali. In questi giorni, alcuni giornali cittadini e regionali hanno ospitato opinioni di storici o critici d’arte che mettevano in dubbio il fatto che Giuseppe e la Moglie di Putifarre fosse da attribuire al Guercino. I dubbi sono sempre legittimi, ma ci teniamo a ricordare che l’esposizione è stata curata da uno dei più eminenti storici dell’arte al mondo: il Professor Nicholas Turner.Turner, già curatore presso istituzioni quali il British Museum o il Getty Museum, nonché di esposizioni presso realtà Un avvenimento artistico che sta suscitando notevole scalpore ed una rilevante attenzione anche per i non addetti. Si tratta di un��attribuzione di un grande dipinto che fa nascere anche una “competizione” fra esperti. Attraverso i secoli ed arrivati anche nelle mani di persone che se ne disinteressavano molti capolavori non sono facili da attribuire anche se ci si accorge che sono opere di grandi maestri. Famosa l’attribuzione a Leonardo di quel Salvator Mundi che ha fatto molto discutere un paio d’anni orsono. Adesso si apre il caso di una tela del Guercino intitolata Giuseppe e la moglie di Putifarre. Il dipinto fu quasi certamente eseguito dall’emiliano Giovan Francesco Barbieri (meglio noto come Guercino) nel 1631 per il duca di Modena Francesco I d’Este. Fu poi probabilmente donato a Laura Martinozzi. Eccoci di fronte ad un personaggio poco conosciuto di questa infinita storia italiana. Laura Martinozzi (Fano, 27 maggio 1639 – Roma, 19 luglio 1687) fu una delle cosiddette Mazarinettes, cioè una delle nipoti del cardinale Mazarino. Venne data in sposa al duca Alfonso IV d'Este, diventando duchessa, poi reggente in nome del figlio, di Modena e Reggio membro del governo modenese molto stimata dalla famiglia d’Este. La Martinozzi viaggiava, portò con sé il dipinto in molte corti europee. E da quel momento se ne perdono un poco le tracce per il continuo passaggio di proprietà in molte famiglie private umbro-marchigiane. Ma nel 2011, entra a far parte della collezione privata della Zanasi Foundation (fondazione nata con lo scopo di promuovere l’arte, la cultura, la ricerca scientifica e la tecnologia in ambito medico) del medico Stefano Zanasi, che la sceglie come pezzo forte per il primo evento della sua fondazione, la mostra Guercino – Giuseppe e la moglie di Putifarre, aperta presso il Palazzo Ducale di Modena. Ma gli esperti d’arte (come spesso accade) si dividono sull’attribuzione al Guercino. Cinque specialisti - Daniele Benati e Sonia Cavicchioli entrambi stimati storici dell’arte docenti all’Università di Bologna, Elena Fumagalli docente dell’Università di Modena, Barbara Ghelfi nota esperta dei disegni del Guercino a Bologna e David Stone dell’University of Delaware, specialista dell’arte barocca italiana imputano la suddetta riscoperta come una tremenda frottola inventata con il solo fine propagandistico. Tra le ragioni che fanno loro rifiutare che il dipinto sia opera del Guercino ci sono la fredda qualità della mano e una tonalità cromatica troppo appianata, una resa dei drappeggi troppo rigida, oltre all’uso di colori tendenzialmente metallici. La verità, come in ogni cosa, verrà prima o poi a galla. Intanto la Zanasi ha emesso questo comunicato“La Zanasi Foundation è nata con lo scopo di promuovere arte, cultura e scienza, dunque crediamo che il dibattito e il dialogo siano da considerare valori fondamentali. In questi giorni, alcuni giornali cittadini e regionali hanno ospitato opinioni di storici o critici d’arte che mettevano in dubbio il fatto che Giuseppe e la Moglie di Putifarre fosse da attribuire al Guercino. I dubbi sono sempre legittimi, ma ci teniamo a ricordare che l’esposizione è stata curata da uno dei più eminenti storici dell’arte al mondo: il Professor Nicholas Turner.Turner, già curatore presso istituzioni quali il British Museum o il Getty Museum, nonché di esposizioni presso realtà quali il Museo del Prado o gli Uffizi, è universalmente conosciuto come il più grande studioso vivente del Guercino, pittore che ha avuto modo di indagare, analizzare e approfondire a fianco al suo maestro e amico Sir Denis Mahon. La Zanasi Foundation, che ha affrontato questa manifestazione senza alcun tipo di contributo economico esterno e con la sola volontà di poter offrire alla Città di Modena un’occasione culturale di altissimo livello, ha acquisito nella propria collezione e ha esposto questo Capolavoro proprio sulla base di pareri dei più grandi esperti al mondo dei lavori del Maestro. La discussione sull’attribuzione dell’opera è benvenuta e sappiamo che è di norma persino su alcuni capolavori facenti parte delle collezioni dei Musei più prestigiosi nel mondo, ma speriamo che questa avvenga secondo gli alti canoni che l’arte merita e rispettando il lavoro di una Fondazione che ha come unico scopo quello di valorizzare il patrimonio della nostra meravigliosa Emilia”. Il dibattito continua. (Carlo Mola)

Carlo Mola
Cultura e spettacoli