Shoa. Grande lezione di storia, dagli studenti del “Piazzi-Perpenti”.

In scena il “magico pifferaio” israeliano Eyal Lerner, artista a tutto tondo

Una grande lezione di storia, quella vissuta al Policampus dagli studenti del “Piazzi-Perpenti”. Una storia, viva, palpitante, mai raccontata sui libri, ma testimoniata da chi l’ha vissuta sulla propria pelle. In scena il “magico pifferaio” israeliano Eyal Lerner, artista a tutto tondo, che ha allestito uno spettacolo di prim’ordine sulla rievocazione della Shoah. “Tutti noi abbiamo una responsabilità nei confronti della storia e occorre risvegliare la propria coscienza con i veri valori dell’etica, del rispetto, della libera scelta tra il bene e il male”, ha esordito la Professoressa Fausta Messa. Lerner ha saputo calamitare l’attenzione del giovane uditorio rievocando lo spirito primigenio di un popolo defraudatodella propria dignità, ma che ha saputo risollevarsi ricordando attorno al desco familiare le sue tradizioni millenarie. Struggente il canto di Lerner e la narrazione sentita di alcuni studenti (Federico Foppoli, Teresa Lo Verso, Laura Ferat, Sofia Colli, Christian Pradella, Eleonora Rovedatti, Chiara Folatti e Giada Compagnoni). Straordinaria e composta la partecipazione di un gruppo di detenuti della Casa circondariale di Sondrio, dove furono rinchiusi, nel dicembre '43, i 63 ebrei catturati per delazione alla frontiera svizzera e poi mandati a morire ad Auschwitz.  Il portoghese Paulo, e i marocchini Hassan a Abdecali hanno commosso l’uditorio con la loro intensa testimonianza del dolore di un deportato, privato della libertà e soggiogato in una condizione aberrante. Ma la danza del senegalese Mor è stato un vero inno alla vita, un canto alla libertà, quella che per il momento gli è negata. Una performance, la sua, di altissimo livello artistico. “Amici che ho conosciuto vedendo nei loro occhi la speranza di un nuovo futuro”, ha sottolineato Lerner che ha proposto una ricostruzione puntigliosa del secondo conflitto mondiale e delle deportazioni ebraiche, scandite da immagini d’epoca e da canzoni dal sapore klezmer  che hanno narrato le tradizioni dello Shabbat e dell’ebraismo spagnolo e polacco prima di soffermarsi sulla “soluzione finale”, lo sterminio di massa perpetrato dai nazisti nelle camere a gas  di Aushwitz dopo la partenza dal tristemente famoso “binario 21” di Milano. Tre le testimonianze forti e toccanti: quella di Eliana Segre scampata all’eccidio e che non ha mai dimenticato, raccontando la sua testimonianza ai giovani di oggi. Poi Hannah Senesch, ardimentosa pilota ebraica arruolatasi nell’aviazione britannica, e trucidata infine per mano nazista. Ma soprattutto la storia della bambina di un tempo, Regina Zimet, scampata ai campi di concentramento grazie alla famiglia morbegnese Della Nave, eletta tra “i giusti”, e tornata in Valtellina per rendere omaggio a chi gli ha salvato la vita rischiando la propria, lasciando la sua preziosa testimonianza nel libro “Al di là del ponte”. 

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