Mostra al LAC di Lugano: i 150 anni di emancipazione degli ebrei in Svizzera

Il 14 gennaio 1866 la votazione popolare che fu decisiva

LAC  
LUGANO  ARTE E CULTURA - SVIZZERI EBREI – 150 ANNI DI PARITÀ DEI DIRITTI 2.05. – 17.05.2017

Per secoli gli ebrei in Svizzera sono stati perseguitati, scacciati o emarginati. Solo 150 anni fa hanno raggiunto l’emancipazione, con la votazione popolare del 14 gennaio 1866 che ha sancito la libertà di domicilio per le persone di confessione ebraica rendendole giuridicamente uguali agli altri cittadini svizzeri. Da allora gli ebrei hanno dato un contributo sostanziale allo sviluppo di questo Paese, nella politica, nell’economia, nella scienza e nella cultura.
Oggi in Svizzera vivono circa diciottomila ebrei. Il fotografo Alexander Jaquemet ne ha ritratti quindici, giovani e anziani, noti e sconosciuti, di varie regioni della Svizzera e di diversa estrazione sociale. Hanno scelto di essere fotografati in luoghi che richiamano, insieme alla loro vicenda personale, la loro idea di identità ebraica in Svizzera.

Un cenno storico Endingen e Lengnau sono due villaggi nel canton Argovia, in Svizzera. Due villaggi di campagna, come ce ne sono tanti, pittoreschi, lindi, puliti, con prati verdi e casette bianche, ma se si guarda bene sulla chiesa non c’è la croce: infatti quella che vediamo non è una chiesa ma la sinagoga. Sì, perché Endingen e Lengnau sono i due villaggi dove dovevano risiedere gli ebrei svizzeri fino al 1866, anno dell’emancipazione ufficiale garantita dalla confederazione.

La storia degli ebrei in Svizzera non è molto diversa da quella negli altri paesi europei.  Emarginazione, leggi discriminatorie, i soliti divieti di coltivare la terra, esercitare attività artigianali, portare armi o ricoprire cariche pubbliche.  Spesso, in occasione di pestilenze o catastrofi erano perseguitati come capri espiatori. E non furono rari i casi di persecuzione e di omicidio ai loro danni.
Con il diffondersi delle idee illuministe e l’avvento di Napoleone le cose cominciarono a cambiare. Con l’entrata delle truppe francesi in Svizzera, nel 1798, furono concessi i diritti agli ebrei francesi, per lo più alsaziani, giunti al seguito delle truppe napoleoniche. Costoro fondarono delle nuove comunità in città come Berna, Ginevra e Basilea. Tuttavia i principi rivoluzionari non furono accolti benevolmente dagli elvetici che non gradivano l’imposizione del nuovo ordinamento statale da parte dei francesi. In questo contesto, lo scontro fra i partigiani e avversari della nuova Repubblica Elvetica si irrigidì proprio sull’emancipazione agli ebrei, nonostante l’esiguo numero presente in Svizzera.  Nel 1802 la popolazione si ribellò e i due villaggi furono saccheggiati.  Napoleone cedette e si ritornò al vecchio ordinamento. Solo alcuni ebrei francesi poterono godere dei nuovi diritti, in quanto cittadini stranieri. Dopo il congresso di Vienna i conservatori svizzeri avrebbero voluto ricacciare anche questi ultimi, ma le loro comunità per lo più tennero duro e restarono. Con l’avvento delle forze liberali nel 1847 e la costituzione della confederazione nel 1848 furono poste le basi per la creazione di una nazione moderna, industriale, commerciale e bancaria.  Ciò non significò tuttavia vantaggi immediati per la comunità ebraica. Con la costituzione del 1848 i diritti costituzionali erano concessi solo ai cittadini cristiani. Gli ebrei non godevano ancora di libertà religiosa, di commercio, di residenza. L’emancipazione veniva rinviata soprattutto a causa della resistenza della popolazione.    Furono sì abolite molte tasse speciali, tra cui anche quella sulla vita, ma non venne riconosciuto loro altro che lo statuto di stranieri residenti in Svizzera. Non furono fatte eccezioni neppure per quegli ebrei che vivevano in Svizzera ormai da molte generazioni. Furono motivi economici che, come nei secoli precedenti, toccavano gli interessi svizzeri, ad accelerare il processo di emancipazione degli ebrei. Ci furono pressioni da parte di altri paesi come Olanda, Francia e Stati Uniti che fecero  dipendere dall’applicazione di questo principio la firma di trattati commerciali con la Svizzera.
La storia così travagliata degli ebrei svizzeri è stata raccontata da Charles Lewinsky, scrittore di Zurigo, nel romanzo «La fortuna dei Meijer» pubblicato in Italia da Einaudi nel 2006. Si tratta dell’avvincente saga di una famiglia argoviese ebrea, lungo cinque generazioni, dal 1871 al 1945.
Ma perché gli ebrei vivevano proprio in questi due villaggi?
Per motivi economici e fiscali, afferma Charles Lewinsky. Endingen e Lengnau, si trovavano in prossimità di grandi centri dove si tenevano dei mercati, come la città di Baden. Gli ebrei, mercanti di bestiame e commercianti ambulanti, vendevano i loro prodotti in questi mercati. La sera dovevano però rientrare nei loro villaggi.
Il balivo – governatore - aveva inoltre  imposto loro tutta una serie di tasse: imposta sul matrimonio, sulla costruzione di una sinagoga, ecc. Il denaro raccolto finiva nelle sue tasche.
Gli ebrei di quei villaggi erano soprattutto mercanti di bestiame. Molti continuarono – e continuano – quell’attività anche dopo l’emancipazione del 1866, ci vollero una o più generazioni perché si muovessero e si aprissero a nuove attività.
Varie le iniziative prese per celebrare questo importante anniversario. A Berna, con una cerimonia alla quale ha preso parte anche il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann, è stata inaugurata al Kornhausforum di Berna la mostra del fotografo Alexandre Jaquemet. Si tratta di quindici ritratti di ebrei di tutte le regioni della Confederazione, donne e uomini, giovani e vecchi, famosi e sconosciuti.
Questi ritratti “parlano di sogni (realizzati), aspirazioni, sentimenti per la patria, vicinanza, distanza". Il visitatore è invitato a prendere coscienza delle "preoccupazioni" di queste persone, "del loro modo di vivere il loro giudaismo, il loro rapporto con la Svizzera".
Dopo Berna, la mostra ha toccato numerose località della Svizzera durante tutto il 2016 e 2017.
In tempi in cui le differenze religiose ed etniche  appaiono sui titoli dei giornali soprattutto in occasione di scontri, episodi intolleranza, per non parlare degli attentati,  consideriamo un segno di speranza queste iniziative, una lezione da non dimenticare, un esempio da seguire.

Per chi fosse interessato a questa importante mostra: Visite guidate al LAC, con approfondimento sulla mostra
 Domenica, 14.05.2017, 11:00
Informazioni e iscrizioni:  lac.edu@lugano.ch +4158 866 42 30 www.edu.luganolac.ch

Scuole
Le classi che desiderano visitare l’esposizione accompagnate da adolescenti ebrei possono rivolgersi al team di Likrat, il progetto di dia- logo della FSCI: likrat@swissjews.ch
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LAC - Lugano Arte Cultura è il più grande centro culturale della città di Lugano nel Canton Ticino focalizzato sulla produzione artistica e l’incontro tra le arti, con attenzione a teatro, musica e arti visive. Il centro venne aperto al pubblico il 12 settembre 2015.

 

Anna Cristina Cattaneo Guicciardi
Cultura e spettacoli