Chicco Cotelli: "FRANCO CERRI: LA CHITARRA DEL JAZZ ITALIANO"

La scomparsa a 95 anni di Franco Cerri, il jazzista che tenne alto il messaggio jazzistico italiano per 70 anni

Franco Cerri, mio buon amico, mi aveva invitato al Teatro Dal Verme per il suo 90.imo compleanno; in quell’occasione lo hanno accompagnato quasi tutti i jazzisti che hanno lavorato con lui (tra l’altro anche Piero Angela).
È stato un grande amico della Valtellina; fu in Valtellina negli anni ’60 e ancora tantissime volte negli anni ’70 e ’80, invitato dal C.I.D. sia a Sondrio, che a Bormio. Era un buongustaio che apprezzava la nostra cucina. Ma era soprattutto una persona squisita, sempre elegante, affabile e nello stesso tempo ironico, tratti che hanno caratterizzato la personalità di questo straordinario musicista, sempre disponibile ad ascoltare tutti.
Questo mitico musicista ha rappresentato la chitarra jazz non solo in Italia, ma anche in Europa ed è stato uno dei pionieri del linguaggio moderno. La sua attività professionale come chitarrista inizia nel 1945 con l’ingresso, come contrabbassista,  nell’orchestra di Gorni Kramer, a cui viene presentato dai componenti del Quartetto Cetra; sempre con la formazione di Kramer ha le prime sessioni di registrazione nei dischi incisi dai Cetra; nello stesso periodo suona anche nell’orchestra di Giampiero Boneschi, poi in trio con i mitici Django Reinhardt (stupendo chitarrista gitano) e Stéphane Grappelli (caposcuola del violino jazz). Nel 1950 con il sassofonista svizzero Flavio Ambrosetti (il Charlie Parker europeo) decide di formare un gruppo autonomo, il Franco Cerri Quintet, con cui inizia ad incidere i primi dischi e ad esibirsi in tutta Europa, continuando a suonare con molti dei più grandi nomi del jazz mondiale, come Wes Montgomery, Chet Baker, Gerry Mulligan, Lee Konitz, Dizzy Gillespie, solo per citarne alcuni.
Nel febbraio 1980 è di scena all’Auditorium Torelli di Sondrio “Franco Cerri e il suo quartetto”. A Sondrio Franco Cerri viene accompagnato da Sante Palumbo al pianoforte, dal compianto figlio Stefano Cerri al basso elettrico (grandissimo, ma sfortunato; fonda il gruppo “Crisalide” e poi collabora per tanto tempo con Jon Anderson e con moltissimi dei cantanti di successo della musica leggera italiana degli anni ’80-‘90) e da Paolo Pellegatti alla batteria.
Nel febbraio 1981 è ancora Franco Cerri per il CID di Sondrio a presentare il trio del diciassettenne Dado Moroni, già bravissimo, ma che scalerà tutti i gradini del firmamento del jazz. Il concerto presenta il giovane Dado al pubblico Valtellinese: traspare tutta la sua grande potenzialità musicale e pianistica.
Ancora il “Franco Cerri trio” nel gennaio 1982 con Lucio Terzano al contrabbasso e con Paolo Pellegatti alla batteria (suoi bravissimi accompagnatori per svariati anni). Cerri suonerà sia molti standards reinterpretati e riarmonizzati con il suo particolare stile.

Foto di  Franco Cerri con il figlio Stefano Cerri

Ed ecco che il 2 maggio 1985 a Sondrio e il 3 a Lecco, il C.I.D., con il finanziamento straordinario della Banca Credito Valtellinese, presenta il terzo concerto con le “ALL STARS”, i jazzisti americani tra i più apprezzati nel mondo della musica jazz: il “Sestetto di James Moody e Franco Ambrosetti” con James Moody al sax tenore e al flauto, Franco Ambrosetti alla tromba e flicorno, Franco Cerri alla chitarra, Dado Moroni al pianoforte, Reggie Johnson al contrabbasso e Daniel Humair alla batteria. Franco Cerri era felicissimo di poter accompagnare James Moody, considerato uno dei più grandi sassofonisti e flautisti della storia del jazz;  il pezzo più noto al grande pubblico è Moody’s Mood for Love, una stupenda improvvisazione basata sullo standard ”I’m in the Mood for Love” che, a volte, interpretava ironicamente e suonato nei due concerti con accompagnamento magistrale di Dado Moroni e dello stesso Franco Cerri. Nel concerto sondriese e lecchese bisogna ricordare che James Moody duettò al flauto con Franco Cerri nella bossa nova  “Wave” e interagì negli altri standards con tutti i membri dell’affiatato quartetto dello svizzero Franco Ambrosetti con una ritmica impressionante per la qualità dell’accompagnamento: lo swing del ventunenne Dado Moroni, la solidità e la bellezza delle linee di basso di Reggie Johnson (definito da tutti come uno dei migliori bassisti jazz) e la finezza del grandissimo batterista svizzero-francese Daniel Humair (caposcuola per il suo particolare e difficile drumming).
Il 13 gennaio 1992 ancora a Sondrio il quartetto del bravo e simpatico Franco Cerri con il pianista-direttore Enrico Intra, con Marco Vaggi al contrabbasso e con Paolo Pellegatti alla batteria.
Franco Cerri sarà ricordato non solo per la sua straordinaria dote di chitarrista jazz e accompagnatore di cantanti (citiamo solo Billie Holiday e Mina), ma anche per la sua sensibilità e amore per il prossimo, due delle grandi qualità che hanno caratterizzata la sua personalità.

Chicco Cotelli

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