Biennale: a Venezia non mancherà l'Ucraina

Nonostante l’invasione russa, la Biennale di Venezia ha assicurato che il Padiglione ucraino sarà presente.
di Maria de falco Marotta

Ciascuno di noi italiani, in ogni modo ed in ogni maniera, senza ricorrere alle armi, sta sostenendo con il cuore il popolo ucraino assalito violentemente nelle loro abitazioni.La guerra ha devastato la maggior parte delle principali città dell’Ucraina e provocato una crisi umanitaria che ha visto milioni di persone tentare la fuga, mentre tante altre sono rimaste nel paese sotto assedio. A febbraio l’artista ucraino Pavlo Makov, la cui opera doveva essere presentata nella mostra, ha dichiarato che lui e il suo team sono stati costretti a interrompere i preparativi per il viaggio in Italia. Tutti i voli da e per la capitale ucraina, Kiev, sono stati infatti bloccati fino a nuovo avviso.
Al momento della dichiarazione, Makov si trovava con la famiglia nella città di Kharkiv, mentre tutti e tre i curatori del padiglione erano rimasti a Kiev. Entrambe le città sono ora sotto pesanti bombardamenti da parte dell’esercito russo.Nel frattempo la Biennale ha affermato che sta “collaborando e collaborerà in ogni modo” con il team ucraino per trasportare in sicurezza loro – e le rispettive opere – a Venezia. Anche se l’istituzione non ha specificato come intende realizzare l’obiettivo. Per l’esposizione il team ucraino ha pianificato una versione aggiornata dell’installazione realizzata da Makov nel 1995 (The Fountain of Exhaustion), in cui l’acqua sgorga da 78 imbuti di bronzo. La scorsa settimana, le artiste Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, così come il curatore Raimundas Malašauskas(L’abbiamo già pubblicato) si sono dimessi dal Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia per protestare contro l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin. In Russia sono diversi i professionisti che hanno rinunciato alle loro posizioni in musei e varie istituzioni per protestare contro la guerra.
La scorsa settimana il direttore artistico della Fondazione V-A-C di Mosca, Francesco Manacorda, si è dimesso e il vicedirettore del Museo Pushkin, Vladimir Opredelenov, ha annunciato l’intenzione di lasciare il suo incarico. Anche Jacopo Tissi, che lo scorso dicembre era stato nominato primo ballerino del teatro Bolshoi di Mosca, ha lasciato la sua posizione. E lo stesso ha fatto un altro danzatore del teatro moscovita, il brasiliano David Motta Soares. Il fronte dei dissidenti è in continuo allargamento: speriamo possa raggiungere qualche effetto. Noi siamo indignati contro l’uomo che comanda in Russia e ci auguriamo che prestissimo tutto il popolo lo cacci via da quella terra che ha dato i natali a tantissimi artisti che tutto l’Occidente ama ed amerà. La poesia, l’arte, la musica non saranno mai scalfite dall’obbrobrio di qualche stupido e rimbambito umano.

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