Le mamme, oggi, sono così cattive? (Dal film Hungry Hearts)

Leggiamo e vediamo per la TV, troppe volte, infanticidi operati da madri
uscite di senno. Rimaniamo sconvolti e ci chiediamo come una donna possa
annientare il frutto che ha portato dentro di sé e che dovrebbe costituire il
suo più grande bene.  Oggi, poi, vi è la moda di seguire i consigli di sette
come i vegani, che insegnano un’alimentazione a base di prodotti naturali,
eludendo carne, uova, latte ed altro. Di per sé sarebbe quasi giusto che gli
adulti smettessero di  essere onnivori, visto che le risorse della terra non
sono più infinite. A Venezia’71 è stato presentato il film Hungry Hearts di
Saverio Costanzo che ha adattato il libro di Marco Franzoso ”Il bambino indaco”
che narra la lotta al coltello di due genitori che prima che nascesse si
amavano alla follia.

Il film Hungry  Hearts

Titolo originale: Hungry Hearts
Nazione: Italia
Anno: 2014
Genere: Drammatico
Durata: 109'
Regia: Saverio Costanzo

Cast: Adam Driver, Jake Weber, Natalie Gold, Victor Williams, Victoria
Cartagena, Alba Rohrwacher, Cristina J. Huie, Toshiko Onizawa, David Aaron
Baker
Produzione: Wildside, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: Venezia 2014 - In Concorso 2014 (cinema)

Sinossi
Jude è americano, Mina è italiana. S'incontrano per caso a New York.
S'innamorano, si sposano e presto avranno un bambino. Si trovano così in poco
tempo dentro una nuova vita. Sin dai primi mesi di gravidanza Mina si convince
che il suo sarà un bambino speciale. E' un infallibile istinto di madre a
suggerirglielo. Suo figlio deve essere protetto dall'inquinamento del mondo
esterno e per rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza. Jude, per
amore di Mina, la asseconda, fino a trovarsi un giorno di fronte ad una
terribile verità: suo figlio non cresce ed è in pericolo di vita, deve fare
presto per salvarlo. All'interno della coppia inizia una battaglia sotterranea,
che condurrà ad una ricerca disperata di una soluzione nella quale le ragioni
di tutti si confondono. Nonostante i dubbi del marito e la crescita rallentata
a cui il bambino va incontro, la donna non vuole smuoversi dalle sue posizioni
e la sua scelta si trasforma in una lotta ossessiva e incontrollata,
destabilizzando il rapporto di coppia.
Il film di Costanzo parte con i migliori auspici: l’incontro tra i due
protagonisti nel bagno di un ristorante cinese è fresco, originale e introduce
in maniera efficace caratteri e atmosfera. Dopo qualche breve sequenza ci
troviamo già davanti ad una coppia consolidata che si appresta ad affrontare la
nascita di un bambino e qui il film cambia tono e direzione: dall’incontro
sentimentale si passa ad atmosfere progressivamente sempre più angosciose e al
racconto di un’ossessione che mangia vivi, letteralmente, i due giovani e il
loro rapporto. Saverio Costanzo mette allora al centro della sua indagine 

l’ambiguità dei sentimenti, la deriva distruttiva del desiderio e dell’istinto,

strutturando il suo film come un lento disfarsi della ragione e il prevalere
della soggettività, impulsiva, ossessionata e spaventata di fronte 
all'inserirsi, nel rapporto, di una terza presenza.
Il coraggio e le scelte registiche sono ammirabili: scegliendo di raccontare
la vicenda tramite grandangoli, fish-eye e prospettive distorte, Costanzo
sperimenta nel linguaggio e nell’uso espressivo dell’immagine, collezionando
più di una sequenza efficace e, soprattutto, tessendo un’atmosfera soffocante e
‘repellente’ che specchia appieno l’animo del film.
Il problema di “Hungry Hearts” è però nella debole, fragilissima
sceneggiatura: il racconto di quest’ossessione e delle sue derive ai limiti
dell’horror non sono mai indagate come dovrebbero e rimangono incagliate in una
rappresentazione superficiale. In particolare il personaggio della madre di
Jude, che sarebbe potuto essere un interessante ‘terzo incomodo’, rappresenta
un grave errore di scrittura e caratterizzazione: scialbo e troppo poco ambiguo
per risultare efficace, è protagonista di alcune scene che, drammatiche sulla
carta, a conti fatti sfondano le soglie del ridicolo involontario. E così dopo
una prima parte che, risultava energica, il film non riesce più a gestire le
sue debolezze e si sfalda in una rappresentazione approssimativa che svela
tutti i buchi di sceneggiatura.
Nonostante tutti gli evidenti difetti, però, bisogna ammettere la sensazione
di un film pulsante e sentito, sicuramente danneggiato da una scrittura
approssimativa ma vivace nel linguaggio e nelle scelte stilistiche. Chissà se,
con un lavoro su personaggi e dinamiche diverso, Saverio Costanzo avrebbe
realizzato quell’opera morbosa e viscerale a cui ambiva.
Bisogna aggiungere che i due protagonisti sono talmente bravi che hanno
ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile e maschile.
Mai accaduto nelle passate Biennali Cinema.

Maria de falco Marotta & Antonio ed Enrico
Cultura e spettacoli