MOLA: 1. Tre incontri all'ISPI 2. Il Monumentale 3. Grandi mutamenti 4. Guercino? 5. Mostra alla Fondazione Remotti

1.  “A New Narrative for Europe” , tre incontri all'ISPI

Ci sembra giusto segnalare positivamente i tre incontri annunciati per “A New Narrative for Europe” (che è la maggiore proposta intrapresa dalla Commissione europea con la finalità di interessare la collettività in una vasta discussione sulle idee, gli ideali e le concezioni su cui dovrà collocarsi l’Europa in avvenire).  IL 9 dicembre si è tenuto  il primo incontro presso l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) a cui hanno  partecipato i Presidenti José Manuel Barroso ed Enrico Letta. Si sono radunati con loro oltre 150 personaggi provenienti da ogni parte d’Europa (ed un altro Presidente, il Primo Ministro sloveno  Alenka Bratušek - Celje, 31 marzo 1970 -, una politica slovena, esponente di Slovenia Positiva. dal 2013. Bratušek è Primo ministro dal 20 marzo 2013).  L’argomento gettante le fondamenta degli interventi è stato la coscienza che la ripresa europea non è, e non può essere, solo economica, ma deve anche essere politica e soprattutto morale. Si tratta di un avvenimento che si abbina all’iniziativa “More Europe” che l’ISPI, nel suo 80° Anniversario, sta destinando all’Europa in previsione del semestre di Presidenza italiana dell’Ue nel 2014. Lavoro, credito e competitività sono state le questioni al cuore dei tavoli di lavoro dove (in collaborazione con Assolombarda), 60 fra  accademici imprenditori, ed esperti hanno indicato strategy (policy) da rivolgere al Parlamento italiano. Allora analizziamo l’iniziativa “More Europe”(“Lavoro”, “Competitività” e “Credito”) attraverso opportune scelte e azioni in ambito europeo. I tre tavoli, coordinati rispettivamente dai Proff. Maurizio Ferrera, Mario Deaglio e Franco Bruni hanno precisato:

- Confermare l’energica attitudine europeista dell’Italia. La soluzione ai problemi dei diversi paesi europei e dell’UE nel suo complesso, si deve sempre di più aprirsi alla vocazione europeista lontana da nazionalismi vieti e superati.
- Insistere sull’Unione Bancaria;
- Insistere con determinazione sul tema della crescita. Il Growth Compact;
- Spingere per il totale rilancio del mercato unico;

- Schierarsi a favore delle posizioni espresse dalla Commissione, e, in particolare dal Commissario per l’occupazione, gli affari sociali László Andor,  (Zalaegerszeg, 3 giugno 1966) è un economista e politico ungherese, commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione nella Commissione Barroso  dal 2010. ed è un esponente del Partito Socialista Ungherese  e del Partito Socialista Europeo, sul versante dell’approfondimento della dimensione sociale dell’Unione europea. In particolare, proporre di proseguire con forza nel percorso tracciato dalla Comunicazione “Strengthening the Social Dimension of the Economic and Monetary Union”(Potenziare la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria);- Sostenere con risolutezza le due proposte della Commissione di creare un Social Imbalances Scoreboard ovvero Indicatore sociale (da unire ai processi per deficit/debito eccessivi e a quelli per scompensi macroeconomici) e ufficializzare il Social Dialogue Committee (Un Comitato guida sul dialogo sociale);

- Premere perché Horizon 2020 (Un nuovo programma economico integrato) dia sempre più responsabilità nella scelta dei progetti di ricerca, alla loro capacità futura di concepire innovazione e di ampliare la produttività europea;

- Proseguire con forza i negoziati per gli accordi di libero scambio, in particolare la Transatlantic Trade and Investment Partnership con gli USA e le trattative con il Giappone, l’India e i paesi del Sudest asiatico;

- Approfondire le iniziative specifiche volte a migliorare l’erogazione di credito alle PMI dell’UE  (Piccole e Medie Imprese) nel suo complesso, eventualmente incrementando la BEI (Banca Europea degli investimenti) e gli strumenti previsti dal Growth Compact;

- Affrontare una volta per tutte il problema dell’immigrazione extra comunitaria tenendo conto delle  positività sul mercato del lavoro;

Il borderò sul consolidamento della moneta unica e dell’Eurozona sarà in ogni caso la parte centrale del Convegno internazionale “Letting the Euro Work at Full Speed”, che l’ISPI organizzerà il 14 gennaio alla presenza del Ministro Fabrizio Saccomanni e del Vice Presidente della Banca Centrale Europea Vítor Constâncio, (Lisbona, 12 ottobre 1943) è un economista e politico portoghese. Laureato alla Università Tecnica di Lisbona in economia. È stato segretario generale del Partito Socialista Portoghese dal 1986 al 1989. È stato presidente della Banca del Portogallo dal 2000 al 2010, quando dal 1º giugno dello stesso anno è stato eletto alla carica di vicepresidente dalla Banca centrale europea.  L’analisi continua su questo importante incontro. (CARLO MOLA)
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2. IL Monumentale a Milano, un museo a cielo aperto
Tanti Valtellinesi, tanti Italiani moltissimi stranieri vanno a visitare il cimitero Monumentale . Ecco una grossa occasione per conoscere questo monumento di arte, storia e fede che onora Milano e l’Italia. E, proprio  a Milano, ci sarà la presentazione di una nuova Guida al cimitero Monumentale di Milano di Carla De Bernardi e Lalla Fumagalli. Durante la presentazione saranno proiettati gli scatti di Carla De Bernardi che mostrano i  tanti capolavori  del sito Nella stessa sala della presentazione è esposta l’installazione di Velasco Vitali  semplicemente noto anche come Velasco (Bellano, 25 agosto 1960) tanto caro a noi valtellinesi e di cui ricordiamo la splendida mostra nelle sale del Credito Valtellinese nel 1990. Qui è esposta l’opera “Tramonto”, visitabile fino al 10 gennaio 2014. La Guida ,  ricca e assai ben documentata si promette di far conoscere “un vero e proprio museo en plein air” di importanza storico-artistica internazionale. Le numerosissime opere presenti sono una maestosa raccolta di capolavori dei principali artisti e architetti italiani e non solo, dal 1863 ai giorni nostri, tra cui Ernesto Bazzaro, Luca Beltrami, Mosè Bianchi, Floriano Bodini, Antonio Canova, Andrea Cascella, Pietro Cascella, Achille Castiglioni, Giannino Castiglioni, Alik Cavaliere, Roberto Crippa, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Leone Lodi, Giacomo Manzù, Arturo Martini, Fausto Melotti, Francesco Messina, Igor Mitoraj, Giovanni Muzio, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Giò Ponti, Piero Portaluppi, Medardo Rosso, Studio BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressuti, Roger)  Paolo Troubetzkoy, Adolfo Wildt, Marco Zanuso. Il volume gode del patrocinio del Comune di Milano e sarà presto disponibile nelle librerie e nei maggiori bookstore online. CARLO MOLA
Serata presentata da Luca Naj Oleari con la presenza dell’assessore  Franco D'Alfonso presso Fonderia Artistica Battaglia via Stilicone 10 martedì 10 dicembre.
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3 Epoca di grandi mutamenti
Abbiamo letto con vero interesse uno scritto di Paolo Emanuele Rozo Sordini. Paolo Emanuele Rozo Sordini è un diplomatico italiano del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Politici, Diritti Umani e Diritto Internazionale Umanitario, Consiglio d’Europa e del Rights on the move, progetto europeo (Un nuovo progetto relativo alla dimensione giuridica europea delle cd. rainbow famiglie.
Il progetto Rights on the move ha preso avvio l’1 gennaio 2013 ed avrà una durata di due anni).  Rozo Sordini scrive che grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, una sempre più estesa diffusione di internet e l’utilizzo dei social network. (che consiste in un assetto  che gestisce nel Web le reti basate su relazioni sociali), siamo in epoca di grandi rivolgimenti. La  nuova  compagine è  sperimentata ad esempio, per mezzo del sito web di riferimento della rete sociale, e l’uomo non solo si trova al centro di incisivi traffici di informazioni, ma è egli stesso aggregazione di informazioni. La libertà di espressione ne risulta pertanto ampliata in forma praticamente estesissima. Il suo esercizio è debitore, tuttavia, di una conciliazione con la garanzia di altri diritti insostituibili  e fondamentali,  primario: il diritto alla privacy. Ma la vicenda non è ancora terminata si deve, inoltre,  garantire la totale onestà delle fonti d'informazione; le persone fisiche e giuridiche hanno il diritto di essere salvaguardate dai così chiamati reati informatici; deve, una volta per tutte essere favorito un uso leale e corretto dei nuovi mezzi di comunicazione per scongiurare temibili dissapori tra culture e religioni. L’autore analizza i mezzi internazionali che al presente disciplinano questa articolato tema e le nuove prove che la Comunità internazionale dovrà sostenere nei prossimi anni. E bisogna tenere nel massimo conto anche di un settore in continua e rapidissima evoluzione. Poi lo stesso diplomatico  è stato uno dei coordinatori del convegno della Cgil Nazionale d'Italia a Roma che ha trattato Vivere l'Arcobaleno. Prospettive, barriere, sfide e conquiste: diritti e lavoro nella libertà di circolazione per le Famiglie Arcobaleno in Europa (le Famiglie Arcobaleno è Associazione genitori omosessuali[1] nota principalmente solo come Famiglie Arcobaleno) fondata nel 2005 sul modello dell'associazione francese Association des  Parents Gays et Lesbiens per promuovere, per la prima volta in Italia, il dibattito pubblico sull'omogenitorialità e la tutela di tali formazioni sociali. Riunisce coppie o single omosessuali che hanno realizzato il progetto di genitorialità, o che aspirano a farlo[2]., Rotonda: “Rights on the Move: quali risposte, quali impegni politici, sociali, civili contro la precarietà, le diseguaglianze e i pregiudizi nel mondo del lavoro per le Famiglie Arcobaleno che si spostano in ambito europeo un progetto relativo alla dimensione giuridica europea delle cosiddette Rainbow Families. Il punto focale elettivo del progetto sono figli e figlie: invece che considerare unicamente la dimensione della coppia, infatti, la ricerca si pone l'obiettivo di mettere al centro dell'indagine la tutela di coloro che spesso sono le prime vittime di discriminazioni o di più semplici forme di mancata armonizzazione. L'ente capofila, l'Università degli Studi di Trento, è affiancata nella ricerca da alcuni partner –co-finanziato dall'Unione Europea – Direzione Generale Giustizia, nell'ambito del programma Fundamental Rights Lgbt Issues Unit del Consiglio d'Europa. (CARLO MOLA)
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4. Guercino?
Un avvenimento artistico che sta suscitando notevole scalpore ed una rilevante attenzione anche per i non addetti. Si tratta di un’attribuzione di un grande dipinto che fa nascere anche una “competizione” fra esperti. Attraverso i secoli ed arrivati anche nelle mani di persone che se ne disinteressavano molti capolavori non sono facili da attribuire anche se ci si accorge che sono opere di grandi maestri.  Famosa l’attribuzione a Leonardo di quel Salvator Mundi che ha fatto molto discutere un paio d’anni orsono. Adesso si apre il caso  di una tela del Guercino intitolata Giuseppe e la moglie di Putifarre. Il dipinto fu  quasi certamente eseguito dall’emiliano Giovan Francesco Barbieri (meglio noto come Guercino) nel 1631 per il duca di Modena Francesco I d’Este. Fu poi probabilmente donato a Laura Martinozzi. Eccoci di fronte ad un personaggio poco conosciuto di questa infinita storia italiana. Laura Martinozzi (Fano, 27 maggio 1639 – Roma, 19 luglio 1687) fu una delle cosiddette Mazarinettes, cioè una delle nipoti del cardinale Mazarino. Venne data in sposa al duca Alfonso IV d'Este, diventando duchessa, poi reggente in nome del figlio, di Modena e Reggio membro del governo modenese molto stimata dalla famiglia d’Este. La Martinozzi viaggiava, portò con sé il dipinto   in molte corti europee.  E da quel momento se ne perdono un poco le tracce per il continuo  passaggio di proprietà in molte famiglie private umbro-marchigiane. Ma nel 2011, entra a far parte della collezione privata della Zanasi Foundation (fondazione nata con lo scopo di promuovere l’arte, la cultura, la ricerca scientifica e la tecnologia in ambito medico) del medico Stefano Zanasi, che la sceglie come pezzo forte per il primo evento della sua fondazione, la mostra Guercino – Giuseppe e la moglie di Putifarre, aperta presso il Palazzo Ducale di Modena. Ma  gli esperti d’arte (come spesso accade)   si dividono sull’attribuzione al Guercino. Cinque specialisti - Daniele Benati e Sonia Cavicchioli entrambi stimati storici dell’arte docenti all’Università di Bologna, Elena Fumagalli docente dell’Università di Modena, Barbara Ghelfi nota esperta dei disegni del Guercino a Bologna e David Stone dell’University of Delaware, specialista dell’arte barocca italiana  imputano la suddetta riscoperta come una tremenda frottola inventata con il solo fine propagandistico. Tra le ragioni che fanno loro rifiutare che il dipinto sia opera del Guercino ci sono la fredda qualità della mano e una tonalità cromatica troppo appianata, una resa dei drappeggi troppo rigida, oltre all’uso di colori tendenzialmente metallici. La verità, come in ogni cosa, verrà prima o poi a galla.  Intanto  la Zanasi ha emesso questo comunicato“La Zanasi Foundation è nata con lo scopo di promuovere arte, cultura e scienza, dunque crediamo che il dibattito e il dialogo siano da considerare valori fondamentali. In questi giorni, alcuni giornali cittadini e regionali hanno ospitato opinioni di storici o critici d’arte che mettevano in dubbio il fatto che Giuseppe e la Moglie di Putifarre fosse da attribuire al Guercino. I dubbi sono sempre legittimi, ma ci teniamo a ricordare che l’esposizione è stata curata da uno dei più eminenti storici dell’arte al mondo: il Professor Nicholas Turner.Turner, già curatore presso istituzioni quali il British Museum o il Getty Museum, nonché di esposizioni presso realtà Un avvenimento artistico che sta suscitando notevole scalpore ed una rilevante attenzione anche per i non addetti. Si tratta di un��attribuzione di un grande dipinto che fa nascere anche una “competizione” fra esperti. Attraverso i secoli ed arrivati anche nelle mani di persone che se ne disinteressavano molti capolavori non sono facili da attribuire anche se ci si accorge che sono opere di grandi maestri.  Famosa l’attribuzione a Leonardo di quel Salvator Mundi che ha fatto molto discutere un paio d’anni orsono. Adesso si apre il caso  di una tela del Guercino intitolata Giuseppe e la moglie di Putifarre. Il dipinto fu  quasi certamente eseguito dall’emiliano Giovan Francesco Barbieri (meglio noto come Guercino) nel 1631 per il duca di Modena Francesco I d’Este. Fu poi probabilmente donato a Laura Martinozzi. Eccoci di fronte ad un personaggio poco conosciuto di questa infinita storia italiana. Laura Martinozzi (Fano, 27 maggio 1639 – Roma, 19 luglio 1687) fu una delle cosiddette Mazarinettes, cioè una delle nipoti del cardinale Mazarino. Venne data in sposa al duca Alfonso IV d'Este, diventando duchessa, poi reggente in nome del figlio, di Modena e Reggio membro del governo modenese molto stimata dalla famiglia d’Este. La Martinozzi viaggiava, portò con sé il dipinto   in molte corti europee.  E da quel momento se ne perdono un poco le tracce per il continuo  passaggio di proprietà in molte famiglie private umbro-marchigiane. Ma nel 2011, entra a far parte della collezione privata della Zanasi Foundation (fondazione nata con lo scopo di promuovere l’arte, la cultura, la ricerca scientifica e la tecnologia in ambito medico) del medico Stefano Zanasi, che la sceglie come pezzo forte per il primo evento della sua fondazione, la mostra Guercino – Giuseppe e la moglie di Putifarre, aperta presso il Palazzo Ducale di Modena. Ma  gli esperti d’arte (come spesso accade)   si dividono sull’attribuzione al Guercino. Cinque specialisti - Daniele Benati e Sonia Cavicchioli entrambi stimati storici dell’arte docenti all’Università di Bologna, Elena Fumagalli docente dell’Università di Modena, Barbara Ghelfi nota esperta dei disegni del Guercino a Bologna e David Stone dell’University of Delaware, specialista dell’arte barocca italiana  imputano la suddetta riscoperta come una tremenda frottola inventata con il solo fine propagandistico. Tra le ragioni che fanno loro rifiutare che il dipinto sia opera del Guercino ci sono la fredda qualità della mano e una tonalità cromatica troppo appianata, una resa dei drappeggi troppo rigida, oltre all’uso di colori tendenzialmente metallici. La verità, come in ogni cosa, verrà prima o poi a galla.  Intanto  la Zanasi ha emesso questo comunicato“La Zanasi Foundation è nata con lo scopo di promuovere arte, cultura e scienza, dunque crediamo che il dibattito e il dialogo siano da considerare valori fondamentali. In questi giorni, alcuni giornali cittadini e regionali hanno ospitato opinioni di storici o critici d’arte che mettevano in dubbio il fatto che Giuseppe e la Moglie di Putifarre fosse da attribuire al Guercino. I dubbi sono sempre legittimi, ma ci teniamo a ricordare che l’esposizione è stata curata da uno dei più eminenti storici dell’arte al mondo: il Professor Nicholas Turner.Turner, già curatore presso istituzioni quali il British Museum o il Getty Museum, nonché di esposizioni presso realtà quali il Museo del Prado o gli Uffizi, è universalmente conosciuto come il più grande studioso vivente del Guercino, pittore che ha avuto modo di indagare, analizzare e approfondire a fianco al suo maestro e amico Sir Denis Mahon. La Zanasi Foundation, che ha affrontato questa manifestazione senza alcun tipo di contributo economico esterno e con la sola volontà di poter offrire alla Città di Modena un’occasione culturale di altissimo livello, ha acquisito nella propria collezione e ha esposto questo Capolavoro proprio sulla base di pareri dei più grandi esperti al mondo dei lavori del Maestro. La discussione sull’attribuzione dell’opera è benvenuta e sappiamo che è di norma persino su alcuni capolavori facenti parte delle collezioni dei Musei più prestigiosi nel mondo, ma speriamo che questa avvenga secondo gli alti canoni che l’arte merita e rispettando il lavoro di una Fondazione che ha come unico scopo quello di valorizzare il patrimonio della nostra meravigliosa Emilia”. Il dibattito continua. (CARLO MOLA)
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5. Mostra alla Fondazione Remotti
La Fondazione Pierluigi e Natalina Remotti di Camogli, ormai riconosciuta unanimemente come luogo di incontro per la grande arte contemporanea ha presentato il 30 novembre scorso e continuerà sino al 2 marzo 2014, la mostra The future is now di Nam June Paik. L'esposizione, a cura di Francesca Pasini, (di cui ricordiamo la rara capacità critica e l’organizzazione di importanti mostre) con Caterina Gualco (di cui abbiamo presente, fra l’altro, un importante volume sul movimento neo dadaista), la mostra è in collaborazione con Arte Valori. Per Nam June Paik  (nato a Seoul nel 1932 ed è morto a Miami nel 2006) la vicenda artistica è durevole e non semplice  perché, con lui, l’arte figurativa si allea e si confonde con la musica. Paik è il trascinante riformatore del linguaggio video ed è dal  1963 ed inizia con la prima personale alla Galleria Parnass di Wuppertal, dove presenta l'installazione 13 TV: 13 distorted TV sets. Sono passati 50 anni da quell’ideazione ma tutto resta straordinariamente affascinante e “nuovo”. Ma iniziamo a presentarlo meglio. Nam June Paik dalla Corea si porta a Tokyo, dove si laurea in Storia dell'Arte e della Musica con una tesi su Arnold Schönberg, e poi (non poteva non andarci) in Germania dove lavora con Karl Heinz Stockhausen.  E non si può non ricordare  gli incontri con John Cage nel 1958 e con George Maciunas nel 1961, la sua presenza nel 1962 al Fluxus Internationale Festpiele Neuster Musik di Wiesbaden. Ecco siamo arrivati al punto di partenza: come si diceva la meravigliosa commistione di musica, immagine, suono. Paik aveva capito prima di altri la verità della televisione e la sua estrema capacità pittorica e del suono. Infatti, il sodalizio, o meglio,  il congiungimento con la musica contemporanea.  Per Paik è stato citato un altro grande maestro Pier Paolo Pasolini,  perché è proprio  di Pasolini  aver capito la grande “novità” della televisione. Nella  vita di Paik ci sono tappe fondamentali che sottolineano l'irruzione della novità tecnologica, come la prima telecamera portatile Porta-pak, creata dalla Sony nel 1965. Nel '70 Paik inventa con l'ingegnere coreano Shuya Abe, Abe-Paik Synthetizer, un dispositivo per il trattamento di immagini e suoni. E poi? Poi una continua affermazione nei più importanti e musei e gallerie del mondo. Clamorosa sarà la sua trasmissione in diretta con Joseph Beuys alla Documenta 6, a Kassel nel 1977, che inaugura i suoi successivi esperimenti con i satelliti ad alta tecnologia. Oltre alle partecipazioni a Fluxus, le sue mostre si sono avvicendate in tutti i musei del mondo. Alla Whitney, New York, 1982; al Pompidou/Parigi – al Moma/New York 1984, al Kunsthalle di Zurigo nel 1991. E, nel 1993, insieme ad Hans Haacke, rappresenta la Germania alla Biennale di Venezia e vincono il Leone d'Oro.  Fra le opere in mostra:  TV Frog, 1979-1995 e TV Buddha (senza data).  Una vera chicca da ricordare è che l’amore per la musica a Paik arriva dopo aver ascoltato Beniamino Gigli! Da una sua  dichiarazione apprendiamo che “l'opera lirica rappresenta quello che ricerco nell'arte elettronica, nel senso di riuscire a ottenere quel grado di successo performativo: in un'opera c'è tutto, musica, movimento, spazio”.  Sarebbe da comunicare a coloro che considerano  con sufficienza l’opera lirica italiana. (CARLO MOLA)
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti Via Castagneto, 52, Camogli (Genova).  Informazioni Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti tel + 39 0185 772137info@fondazioneremotti.itwww.fondazioneremotti.it
Durata della mostra 30 novembre 2013 - 2 marzo 2014 Orari di apertura: Sabato e domenica dalle 11.00 alle 18.00 e su appuntamento; ingresso libero.

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