Presentati "I Luoghi del Vino di Valtellina", la scoperta di una affascinante eredità

Sondrio, 15 dicembre -  Dopo 8 anni di intenso lavoro di ricerca e analisi vede finalmente la luce “I Luoghi del Vino di Valtellina”, 420 pagine in cui, per la prima volta, si offre uno sguardo completo e approfondito su uno dei più importanti patrimoni paesaggistici e una  delle realtà economiche più significative di questa valle alpina.
Un avvenimento fortunato per tanti aspetti tra cui la recente notizia che i nostri muretti a secco sono stati riconosciuti come patrimonio immateriale dell’umanità da parte Unesco e il 50° anniversario del decreto di riconoscimento delle zone a Denominazione di Origine Controllata (11 agosto 1968). “I Luoghi del Vino di Valtellina” è un libro che racconta un metodo nuovo di fare cultura, una lunga e paziente esperienza, un’avventura che ha coinvolto persone di diversa provenienza ed estrazione, che ha creato nuove profonde amicizie e ha portato un grande arricchimento personale a chi ne è stato protagonista.
L’idea è nata nel 2010 grazie all’intuizione di creare un gruppo di lavoro per approfondire un tema: il rapporto tra paesaggio e vino in Valtellina. Quell’idea è figlia dello stupore che non si può non avvertire di fronte ad un paesaggio unico, costituito da 2500 chilometri lineari di muretti a secco, la più grande area terrazzata d’Italia e da un grande patrimonio di opere d’arte e di architettura ad essi collegati.
Il lavoro, coordinato dall’architetto Dario Benetti che si è preso l’impegno di fare da punto di riferimento ed è autore di buona parte dei testi e delle immagini del volume, è stato svolto nell’unico modo in cui il paesaggio può essere letto: condividendo conoscenze e competenze diverse per dare una risposta alla domanda: “Che influsso hanno questo paesaggio, questi luoghi, sul sapore e sulla qualità del vino in Valtellina?”. Il paesaggio è una realtà complessa, frutto di un rapporto dinamico e sempre in evoluzione, un sistema che ha in sé molti significati.
Di questi diversi punti di vista sono testimonianza gli altri autori dei testi che spaziano dalla storia antica e recente della viticoltura in Valtellina e al commercio nei Contadi, alle caratteristiche del vitigno Chiavennasca, dai terrazzamenti ai termini locali, dalle
degustazioni dei sommelier alle interviste con i produttori, dalla chimica  alle caratteristiche olfattive del vino: Giorgio Baruta, Nello Bongiolatti, Fulvio Di Capita, Maurizio Fiora, Gianluigi Garbellini, Sergio Guerra, Casimiro Maule, Emilio Mottolini, Eleonora Perani, Guido Scaramellini, Dario Stazzonelli, Stefano Zazzi e Diego Zoia.
Le cartine dei toponimi, che descrivono nel dettaglio le principali cru nelle zone della Maroggia, della Sassella, del Grumello, dell’Inferno e della Valgella, sono un documento prezioso reso possibile solo dal coinvolgimento diretto di decine di produttori, gli unici che conoscono nel dettaglio i terrazzamenti e i versanti.
L’ipotesi affascinante di un legame antico, che ci precede, tra nome dei luoghi e sapore dei vini ha portato il gruppo di lavoro a confrontarsi con la realtà, ad uscire tra le vigne, imparando a guardare e a fare domande al fine di interpretare i segni lasciati dall’uomo in millenni di storia e lavoro.
Solo questo cammino multidisciplinare e multi-sensoriale - e nel caso del vino anche il gusto e l’olfatto sono determinanti - inizia a sciogliere qualche segreto su una tra le più grandi eredità che le generazioni che ci hanno preceduto hanno lasciato in custodia a noi e a chi verrà dopo di noi

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