MOLA. ISPI – Nazioni KO - Exponendo - Al Poldi Pezzoli - Corvo... - Fasana

ISPI

Attraverso l’ausilio dell’ISPI, (Istituto Studi di Politica Internazionale) a cui ci fondiamo  per avere notizie serie ed approfondite, a margine  delle notizie già offerte da questo giornale, nelle scorse settimane sull'argomento,  abbiamo stabilito di comprendere lo sviluppo degli eventi con una successione di focus di approfondimento. Dopo la decisione del presidente Obama di originare vicino a sé un accordo per lanciare una carica contro i miliziani dello Stato Islamico che, come si sa, controllano una vasta area di territorio a cavallo tra Siria e Iraq,  pare proprio che ormai siamo a  un intervento esterno. L’amministrazione Obama si è messa in moto per assicurarsi un sostegno da parte di svariate presenze regionali. Ora sembra  sicuro che 10 Paesi arabi hanno confermato il loro appoggio. Alla vigilia di quella che potrebbe essere, con particolari caratteristiche, una nuova guerra mediorientale, cercheremo di darne notizia con newsletter appositamente preparate. CARLO MOLA
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Nazioni KO

Un saggio di storia ed economia pubblicato dal Saggiatore, ed uscito da poco  in Italia “Perché falliscono le nazioni” è degno di più di una attenzione. Il libro è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 20, da  quel momento ha avuto un’ampia affermazione fra i lettori e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui un posto tra i finalisti per il premio “Libro dell’anno” del Financial Times. I due autori sono Daron Acemoglu, professore di economia al MIT di Boston, e James A. Robinson, scienziato politico e professore ad Harvard. Sarà bene fare la conoscenza anche dei due autori (per chi già non li conosce), Kamer Daron Acemoglu (in turco: [adʒemoːɫu]; nato 3 settembre 1967) è un economista turco e americano. Acemoglu è laureato nel 1986 dal Liceo Galatasaray a Istanbul, lo troviamo all’Università di York, nel Regno Unito  con un’altra laurea in Econometria e Economia Matematica e poi il  dottorato di ricerca,  nel 1992, dalla London School of Economics. E 'stato docente di economia presso la London School of Economics nel 1992-1993, prima di diventare un membro di facoltà del MIT nel 1993. Vincitore di numerosi premi e segnalazioni.  James Robinson è professore presso la Harvard University  socio di facoltà presso l'Istituto di Quantitative Social Science e il Centro Weatherhead per gli affari internazionali. Ha studiato economia alla London School of Economics, l'Università di Warwick e Yale University. In precedenza ha insegnato presso il Dipartimento di Economia presso l'Università di Melbourne, poi l’University of Southern California e prima di trasferirsi ad Harvard era un professore dei Dipartimenti di Economia e Scienze Politiche presso l'Università della California a Berkeley.

Una parte del  boom di critica e di vendite del libro è quasi certamente dovuto alla  sua concezione “innovatrice”.  Il noto giornalista Gideon Rachman del Financial Times, ha scritto che il libro afferma una tesi che appare costruita per essere di gradimento al lettore occidentale che vuole assicurarsi la qualità del sistema occidentale. Il contenuto del libro, infatti, si può riassumere con una frase piuttosto semplice: nel lungo periodo, la democrazia rappresentativa e il libero mercato sono le uniche due vie che uno stato può percorrere per garantire al suo popolo la prosperità. Un concetto ambizioso L’aggettivo più adoperato per descrivere il libro è “ambizioso” ed è  un aggettivo appropriato. I due autori, infatti, esprimono una teoria con cui cercano di spiegare perché certe nazioni falliscono –  i loro abitanti diventano sempre  più poveri, le istituzioni crollano ed  avvengono rivolte e guerre civili – intanto altri paesi proseguono a progredire sul lungo periodo. La spiegazione di Acemoglu e Robinson è di tipo “istituzionale”: la diversità la fanno le istituzioni che una manifesta società si somministra nel flusso del tempo. Nei primi capitoli del libro i due autori rifiutano come mancanti o secondarie una serie di altre cause: quella geografica (una nazione prospera o fallisce per via della posizione geografica in cui si trova). (Devo dire che, personalmente, non sono molto d’accordo con questa analisi). Poi  quella culturale (ci sono società che hanno caratteri “intrinseci” che le rendono più adatte a riuscire o a fallire) e quella “dell’ignoranza”, come la chiamano gli autori (le nazioni falliscono perché i loro leader non sanno scegliere la strada giusta).

Le loro argomentazioni sono esposte in forma scorrevole e i dati, non sono molti  (per fortuna di chi legge) e sono  meno consistenti degli esempi e degli aneddoti che popolano una sezione del libro.  Perché le nazioni falliscono?   Per il particolare modello di istituzioni politiche ed economiche che una società  si concede. Sono due  le  grandi categorie in cui gli autori le riuniscono quelle inclusive (o pluraliste) e quelle estrattive. L’economia basate sulla società feudale del Medioevo europeo quella sulle piantagioni nei Caraibi del XVIII secolo, o quella della  Corea del Nord, sono tutti esempi di istituzioni dell’ultimo tipo: quelle estrattive.

In questo tipo di categoria vi sono piccoli gruppi di potere (i proprietari delle piantagioni, gli aristocratici e la ristretta cerchia vicino alla famiglia Kim)  che dominano. Questo tipo di società vengono determinate estrattive  perché hanno alla vetta una piccola élite che ricava la ricchezza dall’altra numerosa parte della società. Quella degli sfruttati impossibilitati ad esprimere anche la minima emancipazione e autonomia.

Da questo tipo di società,  secondo gli autori, non può fare nascere uno sviluppo compatto e duraturo per la totale mancanza di incentivi. Lo schiavo, il contadino medioevale o l’operaio nordcoreano non hanno nessun motivo per ingegnarsi e trovare un modo di rendere il loro lavoro più produttivo: il frutto che qualunque miglioria nel rendimento dei prodotti, infatti, finirà nelle mani del padrone, del feudatario o dello stato. In altre parole: nelle mani dell’élite estrattiva.

Quest’ultima, a sua volta, non ha nessun interesse a favorire in alcun modo lo sviluppo tecnologico o qualunque altro tipo di innovazione. Il risultato di un simile cambiamento rischierebbe di alterare lo status quo.

E invece perché prosperano gli altri? Se istituzione politiche ed economiche estrattive sono la prescrizione per il fallimento, funziona che le istituzioni economiche di tipo inclusivo e politiche di tipo pluralista sono invece la via per il successo. Le due cose, almeno secondo Robinson e Acemoglu, non possono quasi mai andare staccate Le istituzioni politiche pluralistiche consentono che nei centri dove si assumono  decisioni coesistono i rappresentanti di molteplici e contraddistinti valori – e non unicamente quelli di una ambigua élite.

In due bellissimi fondi sul “Corriere della Sera” di Francesco Giavazzi  ( 9 agosto 2014)  e Ernest Galli Della Loggia ( 11 agosto 2014) approfondiscono in larga parte i temi proposti.  CARLO MOLA
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Exponendo
E’ stata inaugurata la EXPONENDO passato e futuro. Avere spunti di anteprima sull’evento di Milano, mostra interattiva per tutte le età dove scoprire le Esposizioni Universali del Prima, dopo, sotto, sopra Expo Milano 2015

Progettata e realizzata dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Expo Milano 2015.

La rassegna, basata sul tema delle Esposizioni Universali, con determinata relazione alla dimensione tecnologica, apre al pubblico da venerdì 19 settembre.

“Con questa mostra il Museo inizia il percorso di avvicinamento a Expo Milano 2015 – ha dichiarato Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia – e si prepara ad essere uno dei luoghi più attrattivi della città per visitatori di tutte le età, che verranno a Milano per la prima volta o ci torneranno in questo periodo speciale. La mostra è uno sguardo sull’Expo che si sta costruendo e sulle Esposizioni del passato. È frutto del lavoro dello staff del Museo e dimostra le diverse modalità con cui il Museo può coinvolgere i suoi pubblici: dal racconto attraverso oggetti del passato, alla sperimentazione di installazioni interattive, allo sguardo sui risvolti tecnologici del presente e del futuro”.

"Siamo molto felici di aver collaborato alla realizzazione di Exponendo – ha dichiarato il Commissario Unico per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala -. Quello proposto al Museo della Scienza e della Tecnologia è un vero e proprio viaggio nella storia delle Esposizioni Universali, in attesa di vivere quella che stiamo organizzando per il prossimo anno. In uno dei luoghi-simbolo della scienza e della cultura di Milano studenti, cittadini di ogni età e turisti potranno vivere in anteprima alcune delle straordinarie innovazioni che Expo Milano 2015 metterà a disposizione di milioni di visitatori attesi da tutto il mondo".

La mostra comincia con un tragitto storico sugli elementi distintivi e le originalità delle Esposizioni Universali, narrate con le documentazioni custodite nelle collezioni del Museo. Oggetti storici coinvolgenti, anche restaurati per l’evento, e documenti di varia natura, quasi mai esposti in tal guisa. Il percorso di mostra si sofferma sulle edizioni più importanti e propone un focus su Milano 1906.

Completano il tutto altri itinerari, destinati a comprendere ancor meglio il senso di un’esposizione universale seguendo il tema delle Esposizioni nel suo significato più ampio: non solo quelle Universali, ma anche quelle Nazionali e Internazionali, nella loro valenza tecnica. Infine un nucleo tematico dedicato a Expo Milano 2015: con installazioni audiovisive e multimediali sono presentati diversi fattori di anteprima e sono indicati diversi punti di partenza e di riflessione sulle presenze tecnologiche della manifestazione, dalle soluzioni smart impiegate nel sito ai sistemi mostrati nei padiglioni espositivi.

L’esposizione approfondisce in pratica il tema dell’impronta dell’evento, consigliando i visitatori a intraprendere a collaborare a un archivio aperto che accoglierà le attese a lunga scadenza  riguardanti  un’occasione  impareggiabile in tutta la vicenda di Milano e del nostro Paese. CARLO MOLA

Dal 19 settembre 2014 ad aprile 2015
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia via San Vittore 21 – Milano
La visita alla mostra è compresa nel biglietto del Museo.

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Mostra al Poldi Pezzoli
La mostra al Museo Poldi Pezzoli aperta fino al 20 ottobre, la prima personale in Italia all’interno di un museo, del giovane artista russo Sergey Sapozhnikov è curata da Francesco Bonami, critico d’arte contemporanea di notorietà internazionale. Ha studiato scenografia e storia dell'arte all'Accademia di belle arti di Firenze.  Poi si trasferisce a New York all'inizio degli anni novanta, dove inizia a collaborare con la rivista Flash Art, come corrispondente dagli Stati Uniti. Nel 2003 viene chiamato a dirigere la 50ª edizione della Biennale di Venezia d'arte, intitolata La dittatura dello spettatore. Nel 2005 cura la mostra The Universal Experience all’Hayward Gallery di Londra e dirige la prima edizione della Triennale di Torino intitolata La sindrome di Pantagruel) la mostra al Museo Poldi Pezzoli  che viene inaugurata in questi giorni, (fino al 20 ottobre) rappresenta la prima personale in Italia all’interno di un museo del giovane artista russo Sergey Sapozhnikov. Sono esposte al pubblico una selezione di opere che pongono a comparazione immagini dell’archivio storico del museo, scatti già esistenti provenienti dalla V-A-C Foundation (che è una giovane istituzione fondata a Mosca nel 2009, impegnata a sostegno dell'arte contemporanea in Russia. Con una particolare attenzione rivolta verso l'arte contemporanea e la pratica culturale, e allo scopo di corredare un terreno per la creatività. La fondazione VAC si impegna  nella produzione artistica, e nell’accrescimento dell'educazione artistica e nell'aiutare la giovane arte russa.) Inoltre, sempre in mostra, una serie di nuove fotografie realizzate durante la permanenza di Sapozhnikov al Poldi Pezzoli. È un universo molteplice tra figure umane e cortili di case, ambienti della periferia di Rostov-sul-Don – città natale dell’artista – e interni del famoso museo milanese. Un mondo immaginario si collega e dialoga con la realtà fotografata per offrire un risultato pieno di attrazione e di suggestione. Affiorano dettagli e architetture, figure e collezioni in questo progetto capace di unire equivalenza e soggettività. CARLO MOLA   

La mostra è aperta dal 17 settembre al 20 ottobre con i seguenti orari: lunedì-domenica ore 10-18. Museo Poldi Pezzoli via Manzoni 12 Milano

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Corvo... -

Sapevamo che avremmo avuto una gradita sorpresa dalla Galleria Nuages, di cui abbiamo parlato  e scritto parecchie volte su questo giornale.  “Il corvo di pietra” libro di  Marco Steiner (Roma, 1956) ha trovato i suoi grandi illustratori. Marco Steiner, medico, ha conosciuto alla fine degli anni Ottanta Hugo Pratt che gli affidava le ricerche filologiche per dare realtà alle vicende di Corto Maltese. Nel 1996 ha completato il romanzo Corte Sconta detta Arcana lasciato incompiuto da Pratt e nel 2006 ha scritto il romanzo L’ultima pista. Il corvo di pietra è un libro meraviglioso ed una grande avventura. Nato  dalla ”immaginazione” di Salgari, attraverso Corto Maltese (i due grandi della letteratura avventurosa italiana),  a cui questo libro si ispira.
Oggi una mostra (Gli Artisti del Corvo... " visioni, suggestioni, interpretazioni) dal libro . "Il corvo di pietra" di Marco Steiner, Sellerio editore. Artisti: Hugo Pratt, Sergio Toppi, Stefano Babini, Luc Benedetti, Giovanni Blanco, Marco D'Anna, Giorgio Maria Griffa, Claudio Patanè, Giovanni Robustelli. Una grande mostra. CARLO MOLA

18 settembre(inaugurazione) ore 18.00 - 18 ottobre 2014 - Galleria Nuages Milano Via del lauro, 10. Ingresso libero

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Fasana
Eccoci a parlare di una mostra che tutti i valtellinesi amanti della montagna dovrebbero visitare  “Eugenio Fasana. Mitografia di un alpinista”.L'esposizione sarà un importante incontro con Eugenio Fasana (Gemonio 1886 - Milano 1972), alpinista, guida alpina pittore, scrittore, e giornalista italiano. Fasana fu un antesignano dell'alpinismo moderno ed anche tra i più vivaci e compiuti alpinisti italiani della prima parte del Novecento. In mostra molte delle  sue azioni alpinistiche e una ricca sezione illustra la sua opera pubblicistica e letteraria (saggi, libri, articoli, aforismi e poesie), ma Fasana fu anche un bravo artista,  (qui in visione olî, carboncini, chine e fotografie ritoccate con interventi pittorici) e la sua collezione di quadri e stampe fotografiche oltre ad un nutrito numero di opere pittoriche una vera galleria che hanno per soggetto vedute di montagna. Anche la Valtellina è stata una sua palestra per le scalate. Membro autorevole del CAAI (Accademici Alpini del CAI) e Presidente della SEM (Società Escursionisti Milanesi) dal 1919 al 1925, dal 1915 si arrampicò con i nomi più noti dell'alpinismo del primo dopoguerra: Aldo Bonacossa, Ugo di Vallepiana, Ettore Castiglioni, Elvezio Bozzoli-Parasacchi, Antonio Omio, Luigi Binaghi, Piero Mariani, Enrico de Enrici, Erminio Dones, Gigi Vassalli, Abele Miazza, Celso Gilberti, Piero Ghiglione, Ninì Pietrasanta, Vitale Bramani, Piero Fasana (suo fratello) ed altri come Gabriele Boccalatte, la guida trentina Tita Piaz, gli abati-alpinisti valdostani Pierre Chanoux e Joseph Henry. “Alpinista completo, coraggioso e dal gran temperamento”,  fra i suoi alti incarichi fu esperta guida alpina della Regina Maria José del Belgio, del Re Alberto I del Belgio e di Papa Pio XI e fu tra i primissimi in Italia a praticare lo sci alpinismo, lo sci discesistico e lo sci di fondo, al quale dedicò moltissime pubblicazioni, tra cui la prefazione del celebre libro di Emilio Comici "Con te, a scuola di sci" - Ulrico Hoepli Editore Milano, 1945. Come accennato all’attività alpinistica si dedicò anche all’attività letteraria e artistica, partecipando a mostre di pittura alpina e figurativa, con opere (oli, chine, carboncini e fotografie ritoccate con interventi pittorici) e poi i suoi articoli e le sue pubblicazioni. Scrisse 4 libri: "Uomini di sacco e di corda" (SEM, Milano 1926), "Quando il Gigante si sveglia" (Montes, Torino 1944), "Cinquant’anni di vita della Società Escursionisti Milanesi" (SEM, Milano 1941), di cui Fasana è il curatore e l’autore di gran parte dei testi, e il celebre "Il Monte Rosa: vicende, uomini, imprese" (Rupicapra, Milano 1931),  poi ripresentato come "L’epopea del Monte Rosa" nella collezione “Montagna” di G. Zoppi per le edizioni L’Eroica, Milano 1934, che lo portò alla notorietà del grande pubblico nazionale e internazionale. Il volume valse a Fasana il riconoscimento degli alpinisti italiani e stranieri  fra i migliori scrittori dell’epoca. Nel 1934 viene ammesso al Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. A proposito di quest’ultimo libro l’alpinista Guido Bey ebbe a scrivere: “Mi consenta di adirle tutta la mia gratitudine per il dono che Ella ha fatto all'alpinismo italiano con la pubblicazione del Suo Il Monte Rosa, un libro indispensabile e desideratissimo.  E la Valtellina e la Valchiavenna lo vide sui monti dello Spluga, della Val Masino, nelle Orobie (Denti della Vecchia), nel gruppo dell'Adamello, del Disgrazia e del Bernina, nel massiccio del Cevedale.  CARLO MOLA
Dal 21 settembre al 23 dicembre presso il Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio (VA) Via Marsala, 11 Ingresso a pagamento.
 

Cultura e spettacoli