GSMILE CON ELIO CONQUISTA SONDRIO

di Nello Colombo
Il concerto di Elio, vero funambolo della musica e della parola, è appena finito. Si è spenta ormai anche l’eco dell’ultima musica, è calato il sipario del Teatro Sociale gremito sulla strepitosa performance “Ci vuole orecchio” che ha riportato in auge la grande antologia cantautorale di Enzo Jannacci, ma nessuno vuole schiodarsi dalla propria poltrona, come irretito da un ipnotico verso che canta “La vita è bella per viverla senza malinconia”. Poi, piano piano, alla spicciolata tra piccoli crocicchi incrociati a metà sala iniziano i commenti. Che non si stemperano all’uscita, anzi crescono a dismisura lungo l’interminabile lunga fiumana umana che si riversa in Piazza Garibaldi e a caldo si palleggia divertita le gesta sceniche di un cabaret raffinato che ha lasciato tutti soddisfatti. Felici di trovarsi insieme. E non era proprio questo che GSmile si proponeva? Dare ali al sorriso e al buonumore che non guasta mai, soprattutto in tempi bui. Ben vengano allora giovani propositivi come Antonio Grimaldi e Daniele Ursini che si rimboccano le maniche e accendono i motori del loro spirito d’iniziativa per cambiare volto alla città in una rivoluzione silenziosa – si fa per dire – che porta una ventata di sana allegria. “Che emozione ritrovarsi qui dopo 1000 giorni di astinenza. Il nostro successo siete voi! Grazie per la vostra fiducia e il vostro sostegno, come quello dei nostri sponsor. Ci siete mancati e stasera con il nuovo sold out ci date lo slancio per confermare che il cabaret non è assolutamente una cultura di serie B”, è stato il commento del presidente GSmile Grimaldi che ha sciorinato gli ultimi travolgenti successi di Pucci, Pintus, Teocoli, Calà, dei leggendari New Trolls e della PFM, oltre al galvanizzante gospel, e ora con un mattatore d’eccezione come Elio. Musica e parole per l’incontenibile showman rette dall’impalcatura sonora di una mirabolante band capeggiata dall’irresistibile pianista Alberto Tafuri che ha condotto all’assalto il trombone aulico di Giulio Tullio e il Sax “lascivo” di Sophia Tomelleri, complici “shakespeariani” che si sono divertiti un mondo a spalleggiare le gag di superElio, con il mordente ritmico di Martino Malacrida e il basso contrabbasso di Pietro Martinelli. E giù, risate a profusione tra un’aneddotica surreale e le eterne canzoni del genio con le scarpe da tennis rubato alla medicina. Fuori di testa, quasi un mondo capovolto, quello dell’articolato in cerca di visibilità televisiva sulla retorica malferma degli affermatori di talenti o della mucca impazzita che si sogna di rapinare una banca. Ritornano imperanti i tormentoni jannacciani, uno dopo l’altro, inframmezzati da storie surreali che minano una risata esplosiva. Incontenibile la band con Alberto Tafuri in stato di grazia a seminare scompiglio con i suoi virtuosismi cromatici, i sorprendenti glissati e i morbidi passaggi piumati da night, con Giulio e Sofia che se la intendono alla grande, mentre Martino si lancia in un prodigioso inseguimento a cui lo stesso Elio partecipa insieme al cello indiavolato di Pietro, tutti coprotagonisti di una narrazione scenica di alto tasso emozionale. Elio pare uno e trino nella sua galvanizzante, trascinante galoppata che si stempera nel finale glorioso con tanto di pioggia variopinta di coriandoli dall’alto che inondano l’intera sala del Teatro Sociale. Ovazione incontenibile per il pubblico abbarbicato alla poltrona in attesa di un agognato bis che li lascia infine quasi in crisi di astinenza quando lo spettacolo è finito. La musica è finita. Gli attori e i musici se ne vanno. Ma che bella serata passata in allegria! Un ultimo coriandolo blu, restato in surplace sugli spot alti, scende lievemente dall’alto. Leggero, come la “sostenibile leggerezza dell’essere”, impalpabile come una piuma, soave come un coriandolo di una festa appena terminata ma che lascerà a lungo la sua scia d’emozione e di gioia.
Nello Colombo

Cultura e spettacoli