“DESTINATARIO SCONOSCIUTO” al Teatro Sociale

Vissuto al Teatro Sociale “Il Giorno della Memoria”

(Nello Colombo)  “Il Giorno della Memoria” è stato vissuto al Teatro Sociale in una serata particolare presentata da Marcella Fratta, assessore alla Cultura del Comune di Sondrio, che si è affidata all’incommensurabile messaggio di un profeta gravato dalla sventura, eppure gaudioso, come Anna Frank :“E’ un miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perchè esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora nonostante tutto perchè continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. … Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatto i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno ancora attuabili”. Il diritto inalienabile della vita, dei propri sogni, della propria giovinezza, falcidiato dall’ottusa protervia umana. Ma la speranza è ancora lì. Intatta. Inossidabile. E’ toccato a Rosario Tedesco e Nicola Bortolotti interpretare l’opera di Katherine Kressmann-Taylor “Destinatario sconosciuto”, una sorta di remake nel tempo de “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman. Due interpreti di spessore in platea a vivere il fremito dei prolegomeni di una intensa pièce prima di aprire la congrua “epistolarità” tra Martin Schulse, un uomo d'affari, tornato con la sua famiglia in Germania, e il suo socio in affari, Max Eisenstein, ebreo, restato negli Stati Uniti a proseguire l'attività lavorativa comune in una galleria d'arte. Due amici inseparabili legati a doppio nodo non solo dagli affari che sembrano andare a gonfie vele, ma soprattutto da un affetto sincero e da una relazione con la dolce Griselle abbandonata da Martin col suo rientro in una Germania prostrata dalla Grande Guerra ma dove a breve coveranno i primi rigurgiti nazisti.  Lì vive prospero con la sua “rotonda” Elsa, nei primi anni ’30 quando s’invaghisce del “grande oratore” che ha dato la scossa alla revenge tedesca facendosi guida suprema del nuovo regime per riscrivere la storia della sua nazione. A nulla servono i mille dubbi di Max sull’uomo cinico che aveva dato via libera ai suoi cani d’assalto a far pulizia in patria e mettere a rogo le biblioteche suscitando una formidabile ondata di antisemitismo che porrà infine una barriera all’antica amicizia. “Smetti di scrivermi, anche se è dolosamente necessario”, è l’invito perentorio di Martin fagocitato dal sistema politico imperante di cui ha subito tutto il cupo fascino, adorante innanzi al Führer che ha ridato speranza al popolo germanico pur mandando al massacro milioni di innocenti avviati ai campi di sterminio. Ecco allora irrompere in scena l’intera compagine del “Coro Lirico Valtellina” diretto da Daria Chiecchi, che passa dai fumosi locali delle periferie della Berlino dei tempi di Hindenburg dove scorrono inebrianti fiumi di birra, per farsi poi mesta, lugubre marcia verso le camere a gas evocate dalla struggente  ninna nanna “Wiegala” di Ilse Weber. «Questa faccenda degli Ebrei è solo un incidente. -  scrive Martin - Qualcosa di più importante sta accadendo». Tuttavia, egli chiede ancora a Max di smettere di scrivergli. Se una sua lettera fosse stata intercettata, Martin avrebbe perso i benefici derivanti dalla sua posizione sociale e lui e la sua famiglia sarebbero stati in pericolo. La situazione precipita quando la dolce Griselle, talentuosa attrice, è in scena a Berlino ed è costretta ad una fuga precipitosa cercando riparo a Monaco dall’amico di sempre di suo fratello, che non le prospetta che rifugiarsi nel parco dove poi sarà uccisa. Un dolore lancinante per Max, sconvolto, che si affida allora a nuove missive dal carattere criptico che inchioderanno l’amico di un tempo alle sue responsabilità. Emblematica l’ultima lettera che ritorna a Max recando il timbro: "Adressat unbekannt", destinatario sconosciuto. Il destino si è vendicato.

 

Nello Colombo
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