SONDRIO FESTIVAL e cinque

QUARTA SERATA DEL SONDRIO FESTIVAL: IL TOCCANTE INCONTRO CON NASIM ESHQI, FREECLIMBER MA SOPRATTUTTO DONNA Presentato il libro sul valtellinese Alfredo Corti. Stasera sul palco Licia Colò e Alessandro Antonino
Una freeclimber, ma prima di tutto una donna, che non rinuncia alla propria femminilità anche quando arrampica e indossa abiti sportivi. Ma guai a definirla femminista. “Semmai, sono un'umanista”. Ha parlato dei suoi rapporti con la cultura iraniana e con i suoi genitori, dell'amore per la montagna e per il provilegio di insegnare ai bambini: si è raccontata a tresentosessanta gradi Nasim Eshqi, free climber iraniana di fama internazionale,  che ieri sera, nell'ambito della quarta serata del Sondrio Festival, è stata  intervistata da Giancarlo Cattaneo di Radio Capital. Una serata davvero speciale, e il folto pubblico presente al Teatro Sociale, anche questa volta gremito all'inverosimile, ha ascoltato con attenzione e rispetto il racconto di Nasim, interrompendo la chiacchierata per applaudire l'incredibile storia di una donna che lascia il segno. “In Iran essere una donna non è facile –  ha esordito la 36enne - e se si cerca di perseguire i propri sogni è ancora più dura. E, donne o uomini, questo sport è considerata una perdita di tempo. Ho iniziato ad arrampicare a 23 anni, prima ho fatto altri sport, ho studiato l'equivalente delle Scienze Motorie qui in Italia, ed è nata la mia passione”. “Lo smalto sulle mie unghie – ha spiegato – serve a ricordare che sono una donna, sono femminile, anche se mi vesto in modo sportivo, anche quando arrampico. Non voglio agire o comportarmi come un maschio. Mi piace, poi, vedere le mie unghie rovinate, perché significa che ho arrampicato. Ma non voglio  sentirmi definire una femminista, non seguo alcun tipo di ideologia basata sul gender. Sono semplicemente un'umanista, poco importa che si parli di maschi o femmine, parliamo di esseri umani, e tale voglio essere considerata”. Un capitolo a parte, poi, quello del rapporto con la cultura iraniana e con la sua famiglia. “La mia famiglia non mi ha mai capito, continua a non capirmi e non mi capirà mai – ha proseguito Nasim Eshqi -. Mi chiedono perchè non mi dò da fare e non mi trovo un lavoro vero, perché non faccio qualcosa per il mio futuro e non mi compro una bella macchina. Ma per me in Iran non vedo un futuro fatto di un lavoro stabile, vivo alla giornata, faccio le esperienze vere, giro e conosco il pianeta”. Infine, qualche parola sull'ambiente e sulla salvaguardia della natura. “Non vorrei che pensaste che io sia negativa e pessimista, ma noi esseri umani non stiamo facendo altro che distruggere il pianeta - ha concluso -. L'ambiente e la natura sono ciò che ci circonda, dobbiamo cercare di far sì che siano puliti, puri, luoghi in cui vivere bene. Allo stesso tempo, anche la nostra mente deve esserlo”.
Ad accompagnare Nasim e il pubblico un traduttore d'eccezione: Luca Calvi, veneto di laguna trasferito a Milano. Traduttore, di formazione filologo-storico, con anni di docenza e ricerca
universitaria alle spalle, conosce più di venti lingue dell'area dell'Europa Centro-Orientale. Si definisce “malato grave di montagna da sempre”, ha tradotto tra gli altri i libri di Mick Fowler, Simon Yates, Jerzy Kukuczka, Igor Koller, Franc Knez. Collabora da anni con Lab 80, il Trento Film Festival, il gruppo Gamma di Lecco: sul palco ha tradotto moltissimi alpinisti di punta, sempre dalle loro lingue madre. È il traduttore del Gogna Blog e per i convegni di Quo Climbis, con Reinhold Messner e per lui ha curato con Sandro Filippini per Rizzoli l'ultimo suo libro "L'Assassinio dell'Impossibile" dove grandi scalatori di tutto il mondo discutono sui confini dell'alpinismo.
Nasim Eshqi, nella mattinata di ieri, ha incontrato i ragazzi della scuola primaria di Campovico, entusiasti dello speciale incontro. Dai ragazzi ai ragazzi. Infatti, ad aprire la quarta serata del Sondrio Festival, presentata dalla scopiettante Gigliola Amonini, il messaggio degli studenti dell'Eco School di Triangia: “Vorremmo comunicarvi – hanno scritto – che la natura è importante. Questa è la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Quest'anno il tema è quello dei rifiuti pericolosi, e noi abbiamo scelto di lavorare sull'olio esausto della cucina, per capirci quello che si usa per friggere le patatine, perchè c'è in tutte le case e molte persone non sanno che se si butta nel wc o nel lavandino blocca le fognature e rovina i filtri dei depuratori. Non va bene  nemmeno buttarlo nel sacco nero, perchè una volta in discarica fuoriesce e può inquinare la falda acquifera. Se arriva ai fiumi, ai laghi, ai mari, provoca gravi danni, Per qusto chiediamo a tutti di impegnarsi per la raccolta differenziata di questo rifiuto pericoloso, e di portarlo nell'isola ecologica di via Samaden a Sondrio”.
Nel pomeriggio è stato inoltre presentato il volume “Alfredo Corti. Dall'alpinismo alla lotta partigiana” scritto da Raffaele Occhi. Edita da Beno, è la prima monografia dedicata ad Alfredo Corti (Tresivio 1880- Roma 1973), un valtellinese distintosi nella sua lunga vita come alpinista, scienziato, combattente e fotografo. Tanto fu stimato che una vetta, una cresta, un rifugio, un ghiacciaio e un insetto furono battezzati col suo nome. Il volume è frutto di anni di ricerche dello storico dell’alpinismo Raffaele Occhi, socio accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).
Dopo la toccante intervista a Nasim Eshqi, spazio ai documentari in concorso. Il viaggio è iniziato dal Parco del Gran Paradiso e dalle Alpi francesi con il film “I maestri del cielo” di Anne e Erik Lapied . Due aquilotti vedono la luce nel cuore di una grande parete di roccia … Così comincia questa storia che ci porta alla scoperta della fauna di montagna. Grazie a dei sensi estremamente sviluppati l’aquila reale riesce a controllare i movimenti di marmotte, camosci e stambecchi, ad affrontare i propri simili, a regolare i conflitti con i concorrenti e a sopravvivere all’inverno. Ma un rapace di quasi tre metri di apertura alare, il gipeto, sorvola la valle, dove conta di insediarsi. Come potranno questi avvoltoi cacciatori di ossa condividere il territorio con l’aquila reale? Il documentario, girato nel corso di sette anni, racconta la vita dei maestri del cielo e ci conduce in una favolosa odissea aerea, nello splendore delle Alpi selvagge.

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