MOLA: Restauri 1) Palazzo del '200 2) L'organo del 1554 3) La Sala Della Musica, Palazzo Borromeo

Uno dei problemi di questo nostro meraviglioso paese è la conservazione dell’enorme patrimonio storico artistico. Se è vero, come è vero, che si dovrebbe fare di più e meglio è anche vero che il nostro patrimonio storico artistico è talmente immenso che è difficile arrivare a conservare, mantenere, riattare, ristrutturare tutto. Perciò è con immenso piacere che, quando ci arriva una buona notizia, la si accoglie con immensa gioia. Ora apprendiamo: dopo quasi 20 anni, l’11 aprile 2014, Palazzo Pretorio, monumento emblema di Prato, sarà completamente restituito alla città. E’ questo è proprio quello che abbiamo segnalato all’inizio del nostro discorso. Il ricchissimo patrimonio artistico di una regione italiana in questo caso la Toscana. Subito balza alla mente Firenze, Siena, Lucca, Pistoia, per certi aspetti, Livorno. Ma c’è anche Prato. Anche Prato da non dimenticare! Prato, fra l’altro ha anche una storia gloriosa nel campo del tessuto. Io ho un debito con Prato. Due anni or sono invitato ho visitato una mostra importantissima dedicata al grande Enrico Coveri. Un giorno ne parleremo. Ora torniamo al Palazzo Pretorio  In questi anni è rimasto chiuso per evidenti problemi alle strutture. Gli interventi di restauro e di adeguamento dell’edificio agli standard internazionali fissati per la conservazione delle opere d’arte (il Palazzo Pretorio torna, infatti, alla funzione di Museo che già aveva dal 1912) si sono notificati gravi. Il Palazzo ha assunto le sue forme attuali tra il ‘200 e il ‘300, riunendo tre edifici preesistenti. Nel segno dell’architettura è ancora possibile distinguere le diverse parti originarie, sapientemente unite nella nuova costruzione. L’edificio medievale, voluto come sede del Podestà cittadino, della magistratura e delle prigioni, venne rielaborato in epoca cinquecentesca. . Infine il terremoto del 1899. La rinascita avviene nel 1912, quando Palazzo Pretorio venne destinato a Museo Civico, e questo sino al 1997 quando, le opere furono provvisoriamente esposte nel vicino Museo di Pittura Murale. Fra queste i capolavori di Filippo e Filippino Lippi, Fra’ Diamante e DONATELLO. Il restauro voluto dall’Amministrazione Comunale e che con riapertura del Museo giunge al suo completamento anche funzionale, ha messo in sicurezza la parte muraria ed ha riportato all’antica bellezza gli stemmi dei podestà affrescati alle pareti e gli stupendi  soffitti lignei dipinti, tra i più importanti  in Toscana. Le opere che qui ritrovano casa godono di ambienti a norma per climatizzazione e per ogni altro aspetto collegato alla salvaguardia. Il pubblico può così ammirarle in un nuovo e innovativo allestimento, in un museo dotato dei servizi per la didattica, l’accoglienza e la comunicazione multimediale. A “firmare” il progetto del nuovo allestimento, gli architetti Adolfo Natalini, Marco Magni e Piero Guicciardini. Adolfo Natalini  fondò il Superstudio con Cristiano Toraldo di Francia e altri. Natalini elaborò una serie di progetti in Italia, Germania e Olanda. Docente presso l'Università di Firenze, nel 1991, assieme a Fabrizio Natalini, creò lo studio "Natalini Architetti".È considerato uno degli iniziatori dell'architettura radicale. Marco Magni e Piero Guicciardini sono due architetti super premiati in campo internazionale sia in architettura che in scenografia.

CARLO MOLA

L'organo del 1554
Una notizia da aggiungere a quella del Palazzo Pretorio di Prato. Ancora un restauro ed ancora un’opera di conservazione del nostro ingentissimo patrimonio. Qui siamo di fronte ad un manufatto prezioso di cui noi valtellinesi conosciamo l’importanza perché depositari di antichi, meravigliosi preziosi organi. Qui però siamo a Milano dove è iniziato Il restauro dell'antico organo Antegnati di San Maurizio: il più antico organo conservato a Milano, un Antegnati del 1554. Costruito nel 1554 da Gian Giacomo Antegnati, l’organo è nella Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore (in Corso Magenta).  L’organo è collocato in una chiesa di assoluta bellezza, ed ebbe, trent’anni orsono, tramite un mecenate milanese, Sergio Dragoni,  un importante e completo intervento di restauro, che lo aveva riportato alle condizioni originali. Cosi abbiamo l’occasione di ricordare una figura di grande rilievo in campo musicale: un gentiluomo, Dragoni un signore di antico stampo che girava Milano in bicicletta ma che come è stato scritto “Dragoni, nella Milano di quei tempi, attorno al '68, era uno che contava davvero...Eppure girava in bicicletta, non arrivava con auto blindata e autista, arrivava in sella ad una bici coi freni a bacchetta! Era veramente quello che si può definire un 'signore' - aveva infatti il dono dell'umiltà, quella vera, mai affettata. e ricordo come era semplice e concreto nei Consigli di Direzione ai quali partecipava quando era richiesto”... Nel 1982 e nata associazione poi fondazione professor Dragoni che promuove e favorisce l'educazione e l'istruzione musicale con l'assegnazione di premi e di borse di studio Si occupa del restauro di strumenti storici; organizza e finanzia il Premio Stradivari, il concorso internazionale per violoncello "Roberto Caruana", iniziative di musica contemporanea e amministra il fondo musicale "Armando Gentilucci". Ma torniamo al nostro organo. L’antico organo, era silenzioso  da parecchi  anni, e vi era bisogno di un nuovo urgente intervento di ripristino, Prendono in questi giorni l’avvio i lavori di restauro dopo un lungo periodo di studio e analisi che ha condotto al conseguimento di tutte le autorizzazioni previste dalla legge. I lavori di recupero sono finanziati dal Rotary Club Milano Castello.  Il progetto di restauro è stato lanciato da Le Voci della Città che sta ora seguendo le fasi tecniche in attesa di restituire lo strumento alla Città nel pieno della sua efficienza. I tempi  di consegna dei lavori, eseguiti dalla ditta Mascioni,  sono previsti nella prossima primavera attraverso una serie di manifestazioni e concerti  dedicati al più antico organo di Milano.
CARLO MOLA

La Sala Della Musica, Palazzo Borromeo
Ancora un servizio su  un altro notevole restauro: alle Isole Borromee Sul Lago Maggiore è stata restaurata la Sala Della Musica all’isola Bella.  Ma questa volta vogliamo iniziare, prima di parlare del restauro, da un’altra notizia, perché spesso questi edifici raccolgono anche tanti ricordi storici Qui nel ’35 si cercò di Salvare il Mondo dalla Guerra. Qui, infatti, si riunirono 1'11-14 aprile 1935 i rappresentanti di Francia (Laval), Gran Bretagna (MacDonald) e Ita­lia (Mussolini) in seguito alla violazione da parte della Germania  di Hitler di una delle clausole del trattato di Versailles che vietava alla Ger­mania di ripristinare il servizio militare ob­bligatorio. Era un modo per far intendere alla Germania che le potenze vincitrici della prima guerra mondiale erano ancora unite e compatte. Si firmò una dichiara­zione comune detta del "fronte di Stresa". Fu, po­co dopo, ritrattata dalla politica italiana del governo di Mussolini a seguito  dall'attacco italiano all'Etiopia (il testo della deliberazione co­mune è tuttora affisso alla parete).
La Sala della Musica, uno dei gioielli del Palazzo Borromeo all’Isola Bella, sarà aperta ai  turisti  che, dal 22 marzo, potranno visitare le Isole Borromee, presentandosi al  visitatore al massimo della sua magnificenza Si sono, infatti, conclusi gli interventi di restauro voluti da Vitaliano XI Borromeo per restituire, allo splendore d’un tempo, questo salone legato alla musica, Il restauro ha consentito di riparare le fessure molto evidenti sulla volta unghiata della Sala, scongiurando così possibili pericolosi danni. Sono poi state recuperati superfici e stucchi e gli affreschi di tipo rocaille tipicamente  realizzati in trompe-l'oeil. I Borromeo hanno anche voluto che esperti esaminassero ed eventualmente restaurassero la preziosissima raccolta di antichi strumenti musicali che danno il nome alla Sala. Nella collezione, esposti al­l'interno di vetrine, si distinguono una viola da gamba, un arciliuto, e una rarissima tromba marina monocor­da;  poi un forte piano e una spinetta (datata 16 agosto 1692 sul pri­mo tasto a sinistra). Il conte Vitaliano Borromeo dice “Passo dopo passo, stiamo esaminando ogni ambiente del nostro Palazzo sull’Isola Bella. Crediamo che interventi come questo, di “ordinaria” cura, siano il modo migliore per preservare questo immenso patrimonio d’arte. Anticipando le criticità anziché dover intervenire a danni già fatti”,  Ricchissime suppellettili e mobili arricchiscono questa sala una delle più belle.  Vogliamo segnalare, lungo la parete di sinistra si trovano due spetta­colari stipi di origine napoletana degli anni a cavallo tra Sei e Settecento, con colonni­ne in argento sbalzato e decorazioni in ar­gento e in bronzo dorato; i due fastosi mo­bili barocchi includono nelle specchiature  piccoli pannelli a commesso in pietre dure di manifattura fiorentina della prima meta del secolo XVII e poggiano su tavoli a mu­ro con basamenti a figure scolpite e dorate. Inoltre la quadreria che mostra opere   del paesaggi­sta fiammingo Pieter Mulier detto il Tempe­sta con il quale Vitaliano Borromeo, costruttore del palazzo, intrattenne rapporti di ammirazione e di amicizia. Poi, ancora, opere come “Naufragio con veduta costiera e castello” o i due “Paesaggi notturni con lavandaie e pescatori (parete destra e parete di fondo) ”, e quelli in cui è evidente l'influsso del classicismo romano di Annibale Carracci e Gaspard Dughet (Paesaggio con sant'Anto­nio da Padova e il Bambino, Paesaggio con la sosta durante la Fuga in Egitto). Infine (“Paesaggio con l'Annuncio ai pastori”,  “Paesaggio con la Crocefissione”) che per qualità dell’esecuzione pittorica costituiscono i capolavori della tarda maturità del Tempesta (1695 1700),  In alto sulla parete sinistra domina la Fucina di Vulcano dipinta da Francesco Bassano (1570/80 circa) sulla base di un'invenzione del padre Jacopo di cui sono note  tre versioni autografe (Parigi, Louvre; Torino, Pinacoteca Sabauda). Il busto in marmo collocato sulla mensola del camino rappresenta Maria Elisabetta Cusani, moglie di Giberto V Borromeo (1751-1837). Anche questi arredi e queste opere d’arte sono stati studiati attentamente da  esperti e sottoposti, ad una diligente manutenzione.
CARLO MOLA

Cultura e spettacoli