Ivan Fassin. Disagio giovanile. NEET. Un suo insegnamento

Concretezza di piani per la prevenzione del disagio giovanile e del fenomeno dei giovani “Not in Education, Employment or Training”(acronimo NEET).

Memoria per la Fondazione Credito Valtellinese  dedicata a Ivan Fassin: è necessaria una concretezza di piani per la prevenzione del disagio giovanile e del fenomeno dei giovani “Not in Education, Employment or Training”(acronimo NEET).

Desidero fare memoria del fraterno amico Ivan Fassin riprendendo un suo accorato appello per migliorare l’impegno ,pubblico e privato, nei confronti dei nostri giovani a rischio.
Ivan Fassin aveva dedicato alla condizione giovanile un saggio penetrante come lui sapeva fare1
Fassin trattava del dramma del lavoro giovanile: un’indispensabile strumento di libertà e dignità. Parlava dell’esigenza di una nuova scuola , di un nuovo iter formativo e infine di una “nuova cittadinanza”.
Centrale per i giovani era per Fassin l’orientamento scolastico e professionale nonché l’avviamento al lavoro nella provincia di Sondrio. Aveva lavorato con me nel Centro di Orientamento Scolastico e Professionale allora voluto dal Consorzio per l’Istruzione Tecnica Presieduto dell’ing.Casartelli. Si è sempre schierato a difesa dell’art.1 della Costituzione dove sta scritto che la Repubblica è fondata sul lavoro:ha visto nel lavoro il requisito necessario per ogni piena cittadinanza.
La nuova Provincia,alla luce delle materie che la Legge Regionale assegna alla nuova Provincia, disporrà di poteri e risorse che consentono di curare un piano specifico per la prevenzione del danno scolastico nei confronti degli studenti che la famiglia non è in grado di sostenere, la scuola non riesce a integrare, e la società non riesce a occupare. Come è noto, tali giovani, maschi o femmine, alla fine del proprio percorso formativo, non trovano inserimento sociale e lavorativo. E sono un costo sociale. Sarebbe utile prevenire, per quanto si può la deriva del disagio giovanile acuito dall’attuale crisi.
La Fondazione del Credito Valtellinese da anni opera in tale direzione per  cercare di promuovere gli specifici talenti di ciascun giovane uomo e di ciascuna giovane donna.
Alla luce di tali premesse Fassin sottolineava la necessità di occuparsi del disorientamento giovanile, del  disagio giovanile che “si moltiplica senza che vi sia la possibilità di mettere in campo, forme di prevenzione né causa sufficienti”. “Il processo ha avuto una forza di trasformazione assolutamente sbilanciante per le nostre istituzioni e le arti del governo sociale (politica, organizzazioni della rappresentanza sociale - sindacale, associazionismo e scuola e educazione, la stessa famiglia)”.
Per Fassin “in questo momento storico, emerge in tutta la sua paradossalità proprio la necessità di occuparsi della condizione giovanile, in via prioritaria”. Tale condizione  è ,per così dire,  lo specchio dei limiti e degli errori della nostra società e delle sue politiche (miopi)”.
Eppure sono ben noti i costi sociali e lo spreco di talenti e lo svilimento di persone che ciò comporta.  Il Credito Valtellinese è sempre stato da stimolo  per gli enti locali e lo può essere ancora perché gli enti locali possano porre in agenda l’importanza di un sollecito piano su tale tipo di prevenzione e cura della cosiddetta generazione NEET dei giovani che non studiano e non lavorano2.
Almeno tre sono le condizioni che preoccupano oggi in Italia e, in misura diversa, anche in Provincia di Sondrio. Già a suo tempo, in piena convergenza sul punto col compianto amico, avevo richiamato l’insegnamento di Heckman, premio Nobel nel 2000 ,che invitava a investire sulle giovani generazioni progettando buone politiche in una collaborazione congiunta tra economia e psicologia.
(J.J. Heckman ,investing in our young People : lesson from economics and psychology,, in www.vita e pensiero.it ,2010)
La prima condizione che prepara la disoccupazione giovanile è lo stato di deprivazione economica e sociale dei minori fino a 18 anni.
Secondo Giorgio Alleva , presidente dell’ISTAT nel 2015 in Italia sono risultati in condizione di grave deprivazione 1milione e 340.000 minori , pari al 13 % della popolazione con meno di 18 anni .
Non ci nono dati precisi su questo punto per la nostra Provincia di Sondrio. Anche se possiamo dire che la nostra Provincia ,come altre zone montane, ha mostrato una certa resilienza alla crisi socioeconomica mondiale, si sa che anche la nostra valle  non ne è per nulla uscita indenne,anzi.  L’indebolirsi delle nostre stesse banche popolari non aiuta il tessuto sociale maggiormente in difficoltà.
La seconda Condizione negativa riguarda i giovani anche superiori ai 18 anni, tra i 18 e i 30 anni.
Già da anni L’ Osservatorio Valtellinese è attento alla delicata situazione.
In una sua indimenticabile lezione del 17 ottobre 2013 tenuta in un “Convegno in Memoria di Lisa GARBELLINI” ,  Ivan Fassin ha richiamato tutti i presenti sul problema che oramai assume valore prioritario.
C’è una penalizzazione molto forte dei giovani per la disoccupazione giovanile: nel nostro paese , l’italia , c’è il rischio di avere intere generazioni perdute.  Secondo Fassin il mondo delle istituzioni sociali ha caricato sui giovani il dramma della civiltà del rischio.
La terza condizione, questa volta positiva, riguarda le opportunità specifiche che si presentano per i nostri giovani in chiave europea anche per la nostra vicinanza alla Svizzera.
Il pregio della proposta di Ivan Fassin sviluppata nel corso degli anni anche dopo la lezione  del 2013,  è anzitutto quello di porre al centro dell’attenzione il cambio del paradigma di sviluppo come guida del rilancio della nostra Regione alpina. Secondo Fassin un modello di sviluppo alpino deve essere all’altezza delle speranze umane, anche nel nostro angolo di Valtellina. L’ultimo fondo di Ivan Fassin, scritto poco prima della sua scomparsa, per Il Corriere della Valtellina, da lui diretto, è eloquente al proposito3. Il direttore del Corriere della Valtellina è in linea con le tendenze più avvertite della Comunità religiosa (“Laudato sì”) della Comunità scientifica, come diremo, e di quella culturale cui Fassin appartiene in posizione di leadership. Egli propone un nuovo ruolo del mondo alpino a fronte della “febbre del pianeta”,cioè della follia imperante del pianeta che ha rovesciato la gerarchia dei fini che guidano i mezzi per porre i mezzi alla guida. Oggi è il denaro che guida le strategie sociali non il contrario. Il fatto che l’1% della popolazione mondiale oggi detenga più della metà dei beni complessivi è un sintomo del decadimento non solo per le diseguaglianze in se stesse ,che sono allucinanti, ma soprattutto per il disequilibrio introdotto nel pianeta che ha squilibrato il mondo delle istituzioni sociali scaricando sui giovani il dramma della civiltà del rischio. Per dirla con Ferrero:si continua a distruggere il mondo credendo di governarlo. Fassin si rivolge a chi pensa che anche da un angolo periferico,ma non proprio insignificante, come il nostro si possa contribuire al miglioramento dello stato del mondo .
Il direttore del Corriere della Valtellina scriveva: “La Valtellina e la Valchiavenna potrebbero seguire l’esempio virtuoso della piccola Valposchiavo, verso la quale sembrano essere manifestate intenzioni di collaborazione , magari da sviluppare entro un orizzonte più ampio dei confini provinciali”. “Il nostro angolo alpino potrebbe avere un ruolo di esempio nell’area effettivamente alpina della Euroregione, assieme ad altre realtà che hanno già intrapreso questo cammino con le quali è urgente avviare una collaborazione culturale e politica.”
La proclamazione dell’Euro regione alpina con finanziamenti per progetti virtuosi che sarebbe importante venissero intercettati anche dalla nostra realtà, e gestiti a dovere, va, secondo Ivan Fassin seguita con apertura, senza diffidenza. “Bisogna anticiparne le mosse o i finanziamenti che comunque andranno spesi con grande intelligenza e prospettiva sul futuro”.
Il  discorso è radicalmente innovativo sul futuro della Valtellina. Il messaggio che viene trasmesso e viene percepito concerne uno stimolo forte che vuole pungolare i Valtellinesi ad aprirsi verso il mondo che cambia. Il punto forte del richiamo di Fassin sta proprio nella proposta di dire al valtellinese che ha bisogno mentalmente , ma anche politicamente, di aprirsi: cioè di non di chiudersi nel suo mondo “particulare”. La Cultura esperta di tutto il mondo ,nelle sue diverse produzioni, è decisamente la guida da assumere.
L’approccio culturale muove da un concezione dello sviluppo e della crescita dell’uomo che è radicale: nessuna ragione della crescita può ledere i diritti dell’uomo, in nessun luogo del mondo, nemmeno in Valtellina. Bisogna cambiare la visione folle dello sviluppo socioeconomico e il paradigma culturale che lo segue pedissequamente, quasi burocraticamente. Fassin citava Latouche:” la nostra sopravvivenza presuppone un buon funzionamento delle nostre organizzazioni sociali in armonia con il nostro ambiente” (da Limite di S. Latouche).  Il richiamo di fassin era radicale.
Il vero sviluppo dell’uomo, la vera crescita non è quella legata allo sviluppo tecnocratico che poggia su una premessa sbagliata di sfiducia nell’uomo e di autentica follia predatoria senza limite:una tirannia degli esperti pagati dagli autocrati, come è stato efficacemente detto. Una crescita economica più rapida non può essere la motivazione per calpestare i diritti degli uomini e i valori democratici.
Tanto più che si tratta di un accrescimento senza scopo reale per i beni comuni dell’umanità, ma per uno scopo di potere nocivo all’armonia di uno sviluppo che rispetti l’uomo. Un accrescimento folle, a fini di ricchezza privata di pochi, denunciava Fassin. Tutto va radicalmente corretto, se si può. I mezzi prevalgono sugli scopi perché l’arricchimento è ormai più finanziario che di beni reali. Vi è una nuvola di debiti-crediti assai maggiore del denaro realmente in circolazione.
Fassin conservava una fiducia piena nell’utopia politica e nella fede religiosa perché prioritariamente voleva il rispetto della dignità umana e della democrazia partecipata con una adeguata promozione della “piena cittadinanza”,ma aveva una sfiducia documentata dei guasti dei c.d. autocrati benevoli ed illuminati che intervenivano nelle situazioni povere violando la personalità umana e i principi del rispetto e della democrazia. Ed era convinto che, per via immateriale, tutto aveva una conseguenza dannosa che arriva anche nel nostro angolo di mondo. Ecco perché è importante parlarne.
La stessa condizione giovanile in Valtellina mostra oggi, anche nel nostro angolo alpino, l’effetto che sul mondo intero ha avuto la crescita economica distruttiva e senza limiti, a guida speculativa finanziaria. Una forza di trasformazione assolutamente sbilanciante per le istituzioni e le arti del governo sociale che ha favorito nel mondo giovanile danni palesi nello sviluppo della personalità.
È sotto gli occhi di tutti la realtà dei nostri giovani, anche delle periferie del mondo, che hanno a disposizione molto denaro, non guadagnato, da spendere senza controllo, per consumi efferati e nocivi, mentre i medesimi giovani non hanno un lavoro, un bene che è il prioritario bene relazionale ed esistenziale di cui hanno bisogno i giovani per essere efficacemente liberi.
Ivan Fassin aveva fiducia che rispettando l’uomo ,ogni uomo, si potesse realizzare uno sviluppo migliore, mentre l’attuale tirannia degli esperti, associati al potere degli autocrati, ha rovesciato sui giovani tutto il peso della “società del rischio” (U. Beck) e l’esperienza della società liquida cioè l’assenza di norme condivise (Z. Bauman). Bisogna rilanciare una vera politica e non parlare solo di amministrazione tecnica del potere o, peggio, alimentare una tecnocrazia che non sa dove va, mentre esprime una assoluta volontà di potenza acefala4.
Tutto ciò non vuole dire che non si può fare nulla, diceva Ivan Fassin. Da buon sindacalista aveva sempre un atteggiamento negoziale, cercava la concertazione sapendo distinguere tra l’ideale utopico e la mediazione concreta possibile. E il suo sguardo ideale è molto più ampio, attinge alle sorgenti dello smarrimento e del degrado che vorrebbe correggere, specie per le giovani generazioni.
Fassin è pienamente convinto del primato della cultura consapevole, una cultura che va profondamente unita all’educazione e alla sperimentazione attiva della “piena cittadinanza”5. Per la Valtellina un cambiamento d’ispirazione ecologica e di stile di vita può e deve  riqualificare la cura del nostro territorio da parte dei residenti.
Richiamo ora una quarta condizione giovanile che fa problema che è stata molto ben ricordata  dal professor Assunto Quadrio a proposito del disagio giovanile.
Assunto Quadrio Aristarchi , proprio scrivendo per Il Credito Valtellinese,   ha  richiamato in modo specifico la nostra attenzione sulla giovane donna valtellinese. Egli scrive6: “la trasformazione del ruolo femminile in famiglia, nel lavoro e in società … è più avvertita nei contesti sociali più tradizionali che più a lungo hanno conservato situazioni tradizionali …almeno in parte insoddisfacenti. Spesso infatti la trasformazione del ruolo è parziale e contraddittoria, affermata nel pubblico e negata nel privato (o viceversa) o addirittura consiste solo in una “verità annunciata” e magari enfatizzata superficialmente dai mass-media. Il che non impedisce, però, che nascano ansie e conflitti, insoddisfazioni e rivendicazioni e cioè una serie di problemi che investono i rapporti formali ed informali fra i sessi e le generazioni. Si sta andando oltre il disagio giovanile in genere sempre conosciuto, ma contenuto”.
Non meraviglia quindi che questo problema stia, insieme ad altri, divenendo rilevante anche in provincia di Sondrio.
Prosegue Assunto Quadrio Aristarchi: “in una recente ricerca, che abbiamo condotto su di un consistente campione di adolescenti valtellinesi e valchiavennaschi, si era rilevato come le ragazze fossero più ansiose di ridefinire la loro identità in un mondo che muta e, nelle conclusioni della ricerca, si era affermato che … non solo a Sondrio, ma in tutta Italia e probabilmente in tutto il mondo è in atto una profonda trasformazione del ruolo femminile e quindi degli interessi, delle aspirazioni, delle giovani che vivono contestualmente l’apprensione di non riuscire a realizzarsi … l’insieme di attese, timori , difficoltà e delusioni che complessivamente costituiscono il cosiddetto “disagio giovanile”. … Il tema non è nuovo ... Attualmente il problema si ripresenta con notevoli innovazioni”7.
Alla luce delle quattro considerazioni predette è opportuno richiamare che  “Un tratto che distinse i nostri padri fu l’educazione dei figli ricordata già nel 1845  da Luigi Torelli, primo Presidente del CAI Valtellinese, nelle sue “Osservazioni sulla condizione presente della Valtellina”.
Egli ricorda con giusto orgoglio, che: “per essa trovansi non solo nelle belle grosse borgate, ma anche in molti dei più piccoli villaggi, persone che fecero corsi regolari di studi, e poche sono le famiglie che non contino tra i loro antenati qualche nobile esempio da imitare”. Egli auspicava “un concorso delle persone le più intelligenti … cui basti l’animo di fare un tenue sacrificio per il pubblico bene”.
Ma dopo di Lui dobbiamo ricordare le attenzioni dedicate alla scuola italiana da Luigi Credaro, ministro della Pubblica Istruzione e per quanto ci riguarda Bruno Credaro storico Provveditore agli studi sostenitore del ruolo della post elementare nella Scuola di Montagna.
E infine Arnaldo Racchetti che in Valtellina e in parlamento  nella Commisisone Istruzione si è dedicato al problema.
Si tratta  di un invito che La FONDAZIONE DEL CREDITO VALTELLINESE ha già a suo tempo raccolto: quale spazio esisterà per il futuro di proseguire in tale direzione magari nel progetto che la Fondazione Pro Valtellina ha messo in cantiere con gli Oratori della Provincia di Sondrio?
L’incoraggiamento verso il bene pubblico fa venire alla mente le celebri frasi scritte, all’inizio del secolo successivo, dallo scrittore irlandese George Bernard Shaw, in “Uomo e superuomo”. Il futuro premio Nobel per la letteratura (1925) scrive: “Ecco la vera gioia della vita: essere usati per uno scopo che voi stessi riconoscete come grandioso: … sono del parere che la mia vita appartiene all’intera comunità e, finchè vivrò, sarà per me un privilegio lavorare a suo favore in ogni modo possibile”8.
Si ripresenta oggi la necessità di un’attenta cura del bene comune dell’istruzione e della scuola, anche mediante la prevenzione del disadattamento scolastico che oggi si manifesta,a volte, come un preciso danno scolastico, a carico di alcuni adolescenti e giovani adulti. In provincia di Sondrio la cura di promuovere l’educazione e l’istruzione dei figli ha quasi sempre funzionato, ma oggi si presenta un tipo di rischio scolastico, che è frutto maligno, oltre che di alcune carenze dell’educazione familiare, anche del prevalere dell’intellettualismo e dell’erudizione a scuola e della certificazione selvaggia, che innesca processi di scoraggiamento, mentre  non promuove il successo scolastico possibile.
Il fenomeno deve occuparci e guidare tutti a prenderci cura del dono dell’educazione scolastica per ciascun alunno. Un dono che è stato il centro delle occupazioni di Ivan Fassin come sindacalista della scuola e come membro della Camera di Commercio e della Fondazione Luigi Bombardieri.
La  posizione di Ivan Fassin a favore dei nostri giovani assume pienamente il punto di vista della Regione Euro alpina e merita considerazione anche da parte del Credito Valtellinese.
Si ripete che secondo Fassin la Valtellina e la Valchiavenna potrebbero seguire l’esempio virtuoso della piccola Valposchiavo, verso la quale sembrano essere manifestate intenzioni di collaborazione , magari da sviluppare entro un orizzonte più ampio dei confini provinciali.
Siamo nell’ottica di un superamento del passato in una piena collaborazione che prefigura la buona pratica virtuosa della Euro regione alpina all’interno della quale iniziare passi congiunti magari attingendo ai finanziamenti europei in modo mirato e gestendoli a dovere.
La scuola è al centro della promozione per i giovani, ma deve rinnnovarsi evitando di diventare fattore di danno conducendo il giovane allo scoraggiamento.
   Seppure in misura minore rispetto al resto d’italia il  problema della condizione dei NEET è presente anche in provincia di Sondrio : tutto ciò ci obbliga a un’attenzione specifica circa il danno della scuola e del suo abbandono.
Il danno della scuola, a volte,  si configura proprio entro l’obbligo scolastico: se si è obbligati ad andare a scuola fino a sedici anni e, invece che partecipare del bene della scuola, l’alunno interiorizza un attacco alla propria autostima,si contrae  un senso di vergogna scolastica rispetto ai compagni e l’effetto di un grave avvilimento e scoraggiamento. Col tempo la deprivazione delle proprie capacità scolastiche e lavorative trasforma  l’impegno scolastico per l’adolescente in un nocivo attacco all’autostima e in un danno esistenziale, caratterizzato da un sentimento di inadeguatezza e di inefficacia per la propria incapacità intellettuale e scolastica e infine lavorativa.
In assenza di una capacità propria di alternativa, il sentimento di fondo diventa proprio quello dell’inadeguatezza a provvedere a se stessi, al proprio lavoro, al proprio sogno d’amore.
In tali circostanze si viene a costituire un danno e un disadattamento che incuba e matura un ritiro sociale e un comportamento psicopatologico. Un tempo la forte presenza della bottega artigiana consentiva di prevenire i fenomeni connessi al danno scolastico, inteso come sindrome di auto-disistima personale e di vergogna sociale e come mancanza dell’autoefficacia e dell’autonomia che sono necessarie per promuovere la propria vita. Oggi non è più così. La cura della prevenzione dell’insuccesso scolastico e dell’orientamento professionale va ripresa a fondo nel nuovo contesto. Il fenomeno dello scoraggiamento e del disadattamento scolastico è difatti diventato assai consistente. Quando i processi dell’istruzione erudita avvengono a scapito dell’educazione della personalità sociale e lavorativa, la scuola non è più aperta a tutti. La scuola difatti può dirsi aperta a tutti, non quando – teoricamente - tutti possono andare a Cambridge, ma quando ciascuno può rimanere nel proprio ambiente di vita, trovandovi una scuola adeguata per la formazione della propria personalità. Fa riflettere il fenomeno contemporaneo dei NEET, che va preso in considerazione anche in provincia di Sondrion, soprattutto a partire dall’educazione familiare e dalla scuola, e nello stesso tempo va perseguita l’indispensabile meta dell’occupazione giovanile e di quella femminile, specie nell’interesse di coloro che hanno voglia di lavorare e oggi non lo possono fare. (Mario Garbellini)

 

 

 

 

Mario Garbellini
Cultura e spettacoli