MOLA. Expo: USA (3) Germania (4) – ANDRAOUS. Ergastolo, Droga1 Droga2 – LENA. Correttezza!

MOLA. EXPO: USA

«Sono fiero di annunciare l’adesione degli Stati Uniti a Expo 2015». Con queste parole  il Presidente Barack Obama al termine dell’incontro, a Roma, con il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, ha annunciato che gli Stati Uniti hanno firmato il contratto di partecipazione a Expo Milano 2015. Poi, di seguito,  il Segretario di Stato americano John Kerry e il Commissario Unico per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala si sono riuniti per esaminare i particolari della presenza statunitense all’Esposizione Universale del prossimo anno. Vi era molta attesa ed ansia per la conferma ufficiale di questa partecipazione   Che gli Usa non volessero affatto ignorare il rendez-vous con Milano, per la verità, Obama lo aveva già anticipato nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «So che stiamo lavorando alacremente coi nostri partner - aveva detto - per mettere insieme uno straordinario padiglione Usa che mostrerà le innovazioni promosse dall’America in varie aree, dalla sicurezza alimentare a una maggiore abitudine a mangiare cibi sani». Poche ore più tardi è andato oltre prenotandosi di persona: «Tornerò in Italia in occasione di Expo». Con l’adesione degli USA sale a 147 il numero dei Partecipanti Ufficiali all’avvenimento. “Proprio oggi, a 400 giorni dell’apertura di Expo 2015”  ha dichiarato il Commissario Unico Giuseppe Sala –, “arriva la bella notizia della firma del contratto di partecipazione degli Stati Uniti d’America. Ancora una volta, grazie al Governo italiano e al Presidente del Consiglio per il lavoro straordinario in vista del grande evento del 2015”. Il padiglione americano, il cui concept architettonico – American Food 2.0 - ricorda la struttura di un granaio, approfondirà il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” in modo muovo, per proporre ai visitatori soluzioni e strumenti per dare risposte a due delle maggiori competizioni con cui si scontra  la popolazione mondiale: la sicurezza alimentare e l’avanzamento di stili di vita salutari. Competizioni la cui soluzione   sta molto a cuore  all’Amministrazione Obama e per la quale  ha mostrato, negli anni, grande attenzione. Ed ora inoltriamoci un poco sul padiglione  che è già un progetto in costruzione: 2.790 metri quadri  nei pressi del  Palazzo Italia, e tra Kuwait e Arabia Saudita, ed a quattro padiglioni di distanza dalla Russia dirimpetto allo spazio tematico dedicato a cereali e tuberi. Si diceva tema scelto: «Sicurezza alimentare e stili di vita sani». Per il padiglione americano (una specie di granaio multipiano, con campi verticali e prodotti-simbolo di ognuno dei cinquanta Stati dell’Unione) nasce un problema chi sarà lo sponsor?  Chi sovvenzionerà?  Il costo è  45 milioni di dollari. Ma il governo di Washington, non può sovvenzionare.  Si devono trovare gli sponsor. . La società promotrice - la «Friends of the Us Pavillion» - ha già raccolto  5 milioni che servono come deposito obbligatorio iniziale. Ora si deve trovare il resto. Ma sembra che non vi siano eccessive difficoltà.

Ancora dichiarazione dopo l’incontro con Obama. Il premier Renzi: «Un grande evento legato alle tradizioni italiane e alla possibilità di farle conoscere a tutto il mondo». Il segretario di Stato, John Kerry, dopo l’incontro col commissario Giuseppe Sala: «E noi, con lo stand “Select Usa”, inviteremo a investire nel vostro Paese». Il ministro Martina: «Sono orgoglioso del risultato raggiunto».
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MOLA.EXPO: Germania
La  Germania risulta il primo Paese ad avviare la costruzione del suo Padiglione per l’expo 2015.  Ed è anche la seconda Nazione ad aver firmato il contratto di partecipazione  nel 2012. Oggi la Repubblica Federale di Germania ha iniziato a scavare le fondamenta dopo il primo, simbolico via dato da Giuseppe Sala, Commissario Unico del Governo Italiano per Expo Milano 2015, e Dietmar Schmitz, Commissario Generale del Padiglione Tedesco e direttore per la politica fieristica e la partecipazione a Expo del Ministero Federale per l’Economia e la Tecnologia (BMWi). Sarà uno dei Padiglioni più grandi della prossima Esposizione Universale (4.913 mq) ed  avrà per tema “Fields of Ideas”, dedicato alla  tutela ambientale con la rigorosa serietà che caratterizza questo paese. Sarà pronto entro il prossimo autunno. "Siamo sicuri che il Padiglione tedesco diventerà uno dei poli di attrazione di questa Esposizione Universale. Il concept segue in modo molto chiaro il tema di Expo Milano 2015 ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vità proponendo un’esperienza di visita completamente nuova che entusiasmerà il pubblico", ha sottolineato Giuseppe Sala. Ad oggi sono 147 i Partecipanti Ufficiali (Paesi e Organizzazioni Internazionali) che hanno aderito alla manifestazione che con i suoi 60 Padiglioni Self-Built (rispetto ai 42 di Shanghai 2010) ed è un primato rispetto a  tutte le Esposizioni Universali. Risposta singolare anche per i 9 Cluster, la nuova formula di partecipazione introdotta da Expo Milano 2015 che supera il tradizionale raggruppamento dei Joint Pavillions e riunisce,  sotto lo stesso tetto, Paesi messi in comune da particolari filiere alimentari (Riso, Cereali e Tuberi, Caffè, Cacao, Spezie, Frutta e Legumi,) o interessati a sviluppare un tema condiviso e indicativo (Agricoltura e Nutrizione in Zone Aride, Mare e Isole, gli ecosistemi del Bio-Mediterraneo). “La Germania e' un partner importante e voglio riuscire a coinvolgere anche i tedeschi nella nostra lotta alla contraffazione alimentare''.  Ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Certo anche questo è un fatto importante.

Di alta qualità è anche il progetto architettonico del padiglione    Ed è questo il senso che gli ideatori hanno voluto per il padiglione, realizzato dallo studio di Architetti di Monaco SCHMIDHUBER  uno studio che ha sviluppato per oltre 25 anni  tanta creatività. A Monaco di Baviera, più di 70 esperti coinvolti in architettura, design e comunicazione  Brand Experience-oriented.  Negli ultimi anni, lo studio ha vinto oltre 150 premi internazionali di design. Qui in collaborazione con  Milla & Partner di Stuttgart per quanto riguarda gli allestimenti interni. Per le due società si tratta del secondo progetto a cui lavorano insieme in questo contesto: hanno, infatti, già realizzato il Padiglione tedesco "balancity", premiato in tutto il mondo, che è stato una delle maggiori attrazioni dell'EXPO 2010 di Shanghai. Il progetto è stato affidato a un gruppo di lavoro denominato ARGE, costituito dalla Fiera di Francoforte su mandato del Ministero federale dell'economia e della tecnologia tedesco. Verranno usati  materiali semplici e naturali. Sarà copiosamente impiegato il legno proveniente dalla Germania con le sue bellissime colorazioni. Il Padiglione tedesco raffigura i campi e i prati del paesaggio tedesco, Per giungere all'interno del padiglione i visitatori cammineranno su di  una salita, La speciale forma del tetto ricorda le foglie degli alberi.  Un tuffo fantastico nella natura. Da visitare!

CARLO MOLA

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ANDRAOUS. Ergastolo è pena certa 

Accade sempre in ogni epoca di crisi e di trapasso; chi sta al fondo del barile, all’ultima fila di sedie, inchiodato alla propria condizione per forza o per necessità, non sarà inteso come persona da trattare, ma un numero da contenere e incapacitare.
Carcere, sempre più carcere per risolvere problemi complessi che mettono in ginocchio una società, come a dire è sufficiente buttare via la chiave, omettendo di ricordare che prima o poi invece si esce da quella sorta di terra di nessuno, a volte con i piedi in avanti, altre con le proprie gambe, ma con lo sguardo che non ravvisa alcuna direzione.
Norme, decreti, leggi di nuovo conio, ognuno a scandire le proprie ragioni, a lanciare strali, è battaglia ideologica disegnata dagli slogans, dalla cartellonistica d’accatto, una dislocazione furiosa di parole contrapposte che avvisano del pericolo carceri svuotate dai criminali, di condoni, amnistie, e chi più ne ha, più ne metta. Eppure alla linea d’arrivo, poco meno di qualche centinaia di detenuti usciranno, non ci sarà alcun sollievo nell’inferno carcerario per nessuna delle sue componenti, non ci sarà possibilità di abbassare la recidiva, non ci sarà formazione né rieducazione, solamente una nuova presa per i fondelli.
A questa ipotesi di prevenzione ubriaca, di sicurezza a pochi denari, occorre aggiungere il capitolo della pena nella sua flessibilità e certezza, tant’è che c’è qualcuno che senza andare troppo per il sottile afferma che il cosiddetto”fine pena mai” non è applicato, addirittura non esisterebbe, anzi, con una ventina di anni di carcere scontati, si è belli e pronti all’uscita, chi se ne frega se addirittura infantilizzati.
Ho seri dubbi che questa boutade corrisponda al vero, mentre non ne ho nel ribadire che una pena che sancisce la fine di un tempo che non passa mai, un tempo che non esiste, che non ti assolve né perdona, un tempo bloccato, non è un’astrazione né una combine della mente, certamente non la pena dell’ergastolo.
Quarant’anni di galera scontata costringono il prigioniero a straripare in universi sconosciuti, un mondo fatto di domani che non ci sono, una negazione che rinvia alla morte di ogni umanità e riconciliazione, non è perdita di memoria come scelta individuale per non vedere e non sentire, è lontananza siderale dall’essere, dalla responsabilità di ritrovare e ricostruire se stessi.
L’ergastolo rappresenta quanto accade fuori nella società libera, dentro è ben più visibile, e rimanere fermi alla medesima stazione di partenza scambiata per arrivo non è un bene per alcuno.
Qualcuno si ostina a dire che il “fine pena mai” non si porta sulle spalle come carico di un lungo e lento viaggio di ritorno, eppure quarant’anni di carcerazione sono ben più di una affermazione da play station, obbligano l’uomo della pena identico alla sua colpa, e se questa non arretra, quella persona è un numero destinato a fallire.
L’ergastolo c’è, non è vero che dopo vent’anni come per incanto le porte blindate  di un penitenziario si spalancano, la legge contempla la possibilità di accedere a questo beneficio, ma la realtà è ben altra, infatti la liberazione condizionale non viene quasi mai concessa nei tempi stabiliti, se non con una aggiunta di dieci o anche venti anni dai requisiti richiesti.
Chi scrive ha scontato circa quarant’anni di carcere, quattordici in misura alternativa della semilibertà, da un anno ho usufruito della libertà condizionale, potevo accedervi dopo ventisei anni, con gli sconti di pena, intorno ai venti, ebbene solo ora sono ritornato un cittadino libero.
Non cito me stesso per fare della polemica spicciola, nutro gratitudine sincera per le istituzioni che mi sono venute incontro, inoltre so bene perché ero detenuto, nulla mi era dovuto.
In tema di punizione, di castigo, di giustizia, all’angolo delle coscienze, c’è sempre il famoso ergastolo ostativo, quel detenuto che per la natura dei reati commessi, e richiamati in sentenza, non potrà accedere ad alcun beneficio carcerario nè ad alcuna misura alternativa,  a meno che l’imputato non accetti di collaborare con la magistratura, di mettere in galera un altro al proprio posto, ultimo ma non per importanza, esser ancora in grado di poterlo fare.
Forse è un bene per i cittadini detenuti ed i cittadini liberi ricordare quanto ebbe a dire Aldo Moro sugli  scopi e utilità della pena: è un giudizio negativo che va dato alla pena capitale, come alla pena perpetua, perché contraddicono i principi costituzionali in tema di pena: trattamenti contrari al senso di umanità e alla finalità rieducative, dunque l’ergastolo tanto è costituzionale e legittimo, in quanto non si applichi effettivamente.
Vincenzo Andraous
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ANDRAOUS: DROGA1
Ecco la vulgata farsi avanti, questa volta il trambusto e il rumore di accompagnamento alla richiesta di poter “farsi” è davvero ridondante.
La Consulta ha abrogato la legge Giovanardi-Fini che regolava la materia della droga e delle tossicodipendenze, per cui ora tra chi fuma uno spinello e chi si buca o sniffa cocaina esisterà una grande differenza, d'ora in poi anche la legge tornerà a tenere conto di queste diversità.
La Corte Costituzionale ha infatti "bocciato" la legge Fini-Giovanardi che equipara droghe leggere e pesanti: nella norma di conversione furono inseriti emendamenti estranei all'oggetto e alle finalità del decreto.
è tempesta mediatica senza precedenti, come la confusione dialettica tra  significati ben diversi  e distanti, infatti per chi scrive non esiste una droga normale, una droga che fa bene, una droga buona e un’altra cattiva, più semplicemente esiste la droga che fa male.
A sentire esperti e specialisti, il carcere verrà riequilibrato, risolto il  problema endemico dell’Amministrazione Penitenziaria dal sovraffollamento, fatti uscire dalle gabbie migliaia di detenuti, perché adesso è sancita la mistura peregrina per autorizzare una droga leggera, quindi finalmente accettabile.
Quando c’è un grave momento di crisi, trapasso di usi e costumi, l’idea salvifica sta nel rigurgito di vecchie richieste liberticide, che in sintesi vorrebbero significare il comando a dare a ogni singolo individuo adulto la possibilità di scegliere di drogarsi o meno, di dire e fare della propria salute, nonché della propria vita.
Questo pensiero parrebbe esprimere rispetto per le scelte individuali,  invece non è così,  somiglia di più a un inseguimento circolare, meccanico, che riporta al punto di partenza, sempre che ci si arrivi, incolumi, a quel nastro di avvio, in barba alle norme del diritto e di tutela della persona.
In gioco non c’è soltanto la salute e la vita, ma anche la libertà e l’esistenza degli altri, soprattutto degli innocenti, che spesso pagano dazi non  propri, quegli innocenti che rimangono spesso senza giustizia, senza sostegno per le lacerazioni imposte e ingiustamente subite.
Quando sento dire che la canna fa bene, oppure non fa male, non crea danni fisici-psichici collaterali, penso che scienza è non solo coscienza, per comprendere che i principi attivi sono cambiati, esponenzialmente superiori a ogni sopportabilità, che stordirsi equivale a non essere lucidi, né presenti, che sballarsi non è normale, come non lo è mai troncare gambe e vite a chi ci è prossimo.
Farsi le canne comporta il rischio di un progressivo uso di altre droghe, una riduzione-capacità cognitiva, di memoria, psicomotoria, alimentando ansia,  stress, depressione, i più formidabili nemici del tempo, nostro compagno di viaggio. 
Proibizionismo e antiproibizionismo non fanno servizio agli ultimi, non aiutano i più fragili, non accompagnano i più giovani a ben camminare, serve una norma che spinga al recupero della persona, non certamente un manifesto che  incita a sostenere “la libertà della droga, a discapito della  libertà dalla droga”.
Qualcuno mi ha risposto: non sempre finisce come è accaduto a te, non sempre si diventa fatti a vita o tossici, non sempre c’è sangue, assenza, tragedia in agguato, non sempre al divertimento si sostituisce la dipendenza, la patologia, la malattia.
Non amo il pensiero unico che non aiuta le persone, ma spacciare statualmente  significa usare le persone, renderle addomesticate, non certamente liberarle: fumare, calare, tirare, non è slancio in avanti che avvicina al traguardo, bensì allontana ulteriormente da ogni  forma concreta di autorealizzazione.
Fumare canne non fa bene: incidenti stradali, inciampi professionali, rese e abbandoni scolastici, sono dietro l’angolo, per non parlare del fatto che legalizzare non farà abbassare le utenze, il Giudice Borsellino lo ha spiegato bene, non è superata dal tempo passato la sua eredità intellettuale quando afferma che in questo modo  aumenteranno quelle pesanti.
Per chi come me svolge il proprio servizio in una comunità di servizio e terapeutica, a stretto contatto con i più fragili, con i tossicodipendenti,  non è difficile provare che il 90% di queste persone ha iniziato la propria discesa all’inferno scoprendo le droghe erroneamente definite, peggio, interpretate “leggere”. 
Ho l’impressione che il mondo adulto viva malamente la propria condizione di formatore e di guida, come se fosse sufficiente ridurre tutto a una nozione da trasmettere, invece no, non è così, occorre raccontarla la vita, soprattutto ai più giovani, raccontare che le anse non proteggono e le derive portano al macero.
Se non c’è automatismo tra chi fuma e chi sniffa, c’è sicuramente una correlazione e una contaminazione statistica che lo conferma.
Lo stato già vende alcol, tabacco, slot e gioco d’azzardo, perché farsi  tanti problemi? Proprio perché lo stato guarda ai capitolati e ai denari importanti per peso di ingresso, occorre mettersi di traverso. Conosco la fatica e la sofferenza che circondano le persone che stanno tentando di riprendersi la propria vita violentata dall’alcolismo, dalla ludopatia, dal tabagismo, c’è urgenza di mettersi a mezzo per non aggiungere altre lacerazioni a quelle che già ci sono.
C’ è perfino chi protesta per il ritiro della patente se trovato positivo al test per uso di sostanze, una canna non fa niente, non ti mette in coma, non ti fa fare retromarcia durante una corsa dritta.
Ricordo come fosse ieri  quella macchina, i tre ragazzini, le cartine e i pezzetti di fumo, diventa un pugno nello stomaco, l’ammasso di ferraglia contorta tutta intorno al grande albero, il silenzio fermo, acre come l’odore del sangue mischiato all’olio motore. 
Rimasero in due a strisciare sull’asfalto per raggiungere il lago.
Rammento la rabbia feroce e gli improperi nei riguardi di chi guidava fatto, buttando giù guardrail e pezzi di umanità inconsapevole.
Ostinato e cocciuto ritorna l’eco: ognuno decide della propria salute, è libero di farsi del male, senza intromissioni da parte dello stato.
Però esistono i diritti e i doveri, di essere salvaguardato come cittadino, di non pesare sulla collettività a causa delle mie scelte.
Credo occorra maggiore rispetto per chi non ce la fa, per chi non ha imparato ancora a vivere, il resto è davvero retrovia di ogni ideologia.
Siamo il paese dei minori allo sbaraglio, quali maggiori consumatori di cannabis, adolescenti e spinelli che è illegale farsi, ma domani che sarà legalizzata, ci rassicurano i saggi e sapienti, i giovani rimarranno fuori dal consumo autorizzato,  ma continueranno a fumare e tirare, con l’aggravio evidente di un mercato parallelo assai più devastante.
Siamo il paese delle mafie, delle organizzazioni criminali, delle politiche antimafie: legalizzando toglieremo mercato alle organizzazioni antistato, ben sapendo che non sarà così, perché tutte le mafie hanno grande capacità di riciclarsi, la storia ce lo insegna a chiare lettere.
Pensiamo a legalizzare morte, mentre i maggiori sfaceli accadono dentro le nostre belle e tranquille quattro mura, dove rimane a fare da cubista diroccata la famiglia, dove i ragazzi sono alla catena del  messaggio istantaneo, dentro una scuola solitudinarizzata e messa in disparte, ebbene troviamo tempo e modo per delocalizzare attenzione e solidarietà costruttiva, attraverso un effetto spostamento caratteristico, così la buttiamo sulla Maria e sulla Giovanna.
Siccome non siamo mai sazi di parole e di spari alle spalle, c’è anche chi invita  a legalizzare la cocaina se vogliamo vincere la battaglia contro la droga.
Come ci dice qualcuno mai stanco di essere-farsi testimone del nostro tempo:  “c’è necessità di buone a valide ragioni, non solamente di leggi, ma di presenze adulte che sappiano parlare e accompagnare con cuore”.
Vincenzo Andraous

ANDRAOUS: DROGA2
DROGA CHE NON FA PRIGIONIERI
Una ragazzina s’è sentita male a scuola, una canna di troppo l’ha obbligata in orizzontale, è finita sull’ambulanza e poi in ospedale.
Una minorenne ha comprato la sua dose dietro quell’angolo mai troppo celato, come accade ultimamente vicino alle scuole, dentro le scuole, fin dentro la classe.
Una giovanissima ne ha fatto uso, badate bene, non ho detto abuso, ne ha preso qualche tiro la mattina, ma come qualcuno ostinatamente persiste a ripetere, è importante farlo responsabilmente, consapevolmente, tant’è finita su un lettino del pronto soccorso.
Una adolescente che sentenza della Consulta o meno, non sarà mai autorizzata a comprarla legalmente, neppure in tempo di spaccio statuale.
Di fronte a questo scempio di dignità calpestata, di libertà prese a calci in bocca, c’è chi pervicacemente porta avanti la tesi di un uso responsabile della roba, come a dire: fumatela bene, fatelo con giudizio, sarete al sicuro, non potrà accadere niente di spiacevole, c’è addirittura chi propende per fare svolgere un’ora di ricreazione scolastica per formare al consumo responsabile della canapa.
A questo punto non ha più alcuna importanza se qualcuno per fare del ribellismo spicciolo, userà l’insulto per arginare la propria disonestà intellettuale, non me ne può fregare di meno beccarmi del proibizionista, del rigorista, del moralista.
Quel che mi interessa è mettere al bando le chiacchiere, le bugie, le mistificazioni, i sofismi che vorrebbero coniare nuove argomentazioni filosofiche a supporto di una droga buona, di una droga normale, insalutare quanto un bicchiere di vino, un pacchetto di sigarette.
Come diavolo è possibile sostenere che lo spinello non crea danni, non mette nei guai chi già è nei guai di un’età respingente. Come non dare conto ai tanti e troppi sì, a discapito dei pochi e vituperati no, come non sbatterci il muso in quel tempo da dedicare agli altri che non c’è mai, quel tempo che invece occorre trovare necessariamente per non dovere correre in ospedale a sincerarsi delle condizioni dei propri figli.
Con quale correttezza interiore è dapprima sottaciuta, poi licenziata sbrigativamente la risposta scientifica che indica la cannabis come droga che fa male, che crea dipendenza, contamina il sistema nervoso, con il rischio di diventare malattia se già non lo è.
Quella ragazzina, quegli altri giovanissimi, sono ritornati a casa, rincoglioniti e spaventati, fortunatamente vivi, quelli che hanno venduto la dose sono stati presi,  la nuova pratica degli adolescenti che comprano, vendono, guadagnano, poi ricomprano per uso proprio e per spacciarla, ha esteso radici profonde, in questo modo a casa non spariranno più ori e danari, non si chiederanno più troppi soldi, evitando sospetti e tensioni.
Qualcuno vada a dirlo ai genitori di quella ragazzina, che vietare, proibire, equivale a moltiplicare trasgressioni e devianze, fatturoni e Peter Pan di periferia, vadano a dirlo a loro che non è niente di più e niente di meno di una bevuta di buon vino.
Ripetano a quegli adulti che quanto accaduto alla loro bambina è semplicemente un “evento critico”, ma questo/i sacrifici consentiranno di battere le mafie, faranno diminuire i tossicodipendenti, risolveranno il sovraffollamento quale problema endemico dell’Amministrazione Penitenziaria. 
Vadano a dirlo a loro, confidando sulla buona sorte che ha risparmiato una vita, perché fosse andata diversamente, a quella porta nessuno avrebbe fatto sosta né passaggio, unicamente ammenda.

Vincenzo Andraous
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LENA Correttezza!

Ci vorrebbe un'informazione educata e sincera.
Un invito a tutti i responsabili e operatori, dei mezzi d'informazione, giornali, TV, radio, internet, telefonini, in occasione della campagna elettorale per le europee, di fare un'informazione, educata, corretta, obiettiva, sincera, onesta, trasparente e bella. Magari vivace, ma evitare di fare disinformazione, di notizie distorte o false, evitare di spargere veleni, che non fanno proprio bene a nessuno.
La gente ha bisogno di sentire parlare dei programmi concreti, dei problemi reali dei cittadini, dei loro bisogni, delle risposte fattibili, delle possibili soluzioni, di parlare e informare sulle tematiche della vita delle persone, delle famiglie, dei diritti, doveri e dei valori veri.

Le istituzioni preposte al controllo dell'informazione devono vigilare, perchè nessun cittadino venga leso nella sua vita privata, che siano rispettate le leggi. E' ora che il governo, faccia una normativa, per regolamentare l'informazione che circola sui vari programmi di internet, non è più possibile tollerare che circolino immagini, informazioni, dispregiative di ogni genere, caricature su persone molto offensive, insulti, parolacce, cattiveria, che non fa bene proprio a nessuno, neanche a chi le fa. Poi informare sul processo dell'unione europea, degli obiettivi da raggiungere, di una vera unione politica, un vero governo europeo, di una sanità, scuola, difesa, sicurezza europea, un programma di come affrontare il problema del' immigrazione, problema della mafia della corruzione, che sia veramente affrontato tutto a livello europeo.

Bisogna però dire che un grande obiettivo l'unione europea la raggiunto, quello di averci garantito 70 anni di pace, questo obiettivo va tenuto molto stretto e mantenuto per le future generazioni.

Cari responsabili e operatori dei mezzi d' informazione, cari politici, cari giornalisti, cari cittadini, una particolare attenzione ai bisogni delle classi più deboli, se vogliamo costruire una società migliore, più giusta, dobbiamo con responsabilità contribuire a fare un'informazione, più pulita, più onesta, più bella, queste parole farle diventare realtà, applicarle ad ognuno di noi nelle nostre azioni di ogni giorno, mettere in atto anche una semplice regola nei nostri comportamenti, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Poi ci vorrebbe un'informazione a 360 gradi (in ogni luogo), accompagnata da una semplice e bella educazione, con il buon esempio, di correttezza e di rispetto umano delle persone.

Se ci impegneremo e faremo questo, daremo sicuramente un bel contributo positivo per migliorare l'informazione e a costruire un'Europa veramente unita e di pace.
Francesco Lena

Mola, Andraous, Lena
Cultura e spettacoli