Alessandra Migliozzi presenta il suo libro “La scuola non si ferma”

Agli studenti del “Pinchetti” di Tirano: «In questo libro racconto storie di speranza sulla scuola ai tempi della Dad»

La scuola non si ferma e non si fermano nemmeno gli incontri di prestigio all’Istituto Balilla
Pinchetti di Tirano. Ospite di sabato 26 marzo è stata la dottoressa Alessandra Migliozzi,
capo dell’Ufficio Stampa del Ministero dell’Istruzione, la quale ha presentato il suo libro
intitolato “La scuola non si ferma. Racconti dalla pandemia, guardando al futuro.” Di fronte
agli studenti delle classi 3^ e 4^ del Liceo Scientifico, numerosi sono stati i temi toccati
dall’autrice; non solo infatti riflessioni su ciò che è stata la pandemia, ma più diffusamente
su quale futuro attenda la scuola e sul ruolo sempre più rilevante della comunicazione in
seno al Ministero. Questo desiderio di un maggiore dialogo ha avuto una sua applicazione
pratica nell’incontro di Tirano, dove gli studenti hanno avuto occasione di porre domande e
di fornire i loro punti di vista alla Dottoressa in un’ottica di arricchimento reciproco.
Ad aprire la mattinata, il saluto della Dirigente Scolastica, Rossana Russo: «Un caloroso
benvenuto alla nostra ospite che ci ha raggiunti fino alla frontiera. I nostri ragazzi, che hanno
già cominciato a leggere il testo, avranno il grande piacere di ascoltarla. I presenti hanno
tutti vissuto sulla loro pelle la DAD e quindi è bello poter essere qui a riflettere insieme sul
tema. Come dice nel titolo, la scuola non si ferma e non si è mai fermata; in ogni momento,
ha cercato di esserci, di farsi comunità, sempre in maniera concreta. Eventi come quello di
oggi sono speciali anche in quanto ci fanno sentire una maggiore vicinanza del Ministero;
lei porta un pezzo di Roma qui a Tirano».
«Voglio ringraziare innanzitutto la Dottoressa Migliozzi per essere venuta fin qui, la Dirigente
Russo per l’accoglienza, l’Assessore Natta del Comune di Tirano e la Dottoressa Duico della
Fondazione Creval per la loro presenza - ha esordito il Dirigente UST Fabio Molinari -, ma
ringrazio soprattutto voi studenti, fra le cui mani vedo con piacere il libro di cui parleremo.
Questo volume racconta diverse storie di studenti come voi che hanno vissuto questa fase
difficile; mi farebbe piacere che oggi, idealmente, l’Istituto Pinchetti aggiungesse un capitolo
al libro, osservando magari cosa avete sentito come vostro e cosa invece avete vissuto in
maniera differente. È bello poter parlare di scuola con chi sa, grazie al suo lavoro, quale
valore abbiano le parole e il comunicare in modo efficace».
La Dottoressa Migliozzi ha poi preso la parola per entrare nel vivo dell’esperienza e delle
motivazioni che l’hanno portata a scrivere questo libro. «Ringrazio tutte le persone che mi
hanno consentito di essere qui questa mattina. Spero che l’incontro possa essere in qualche
modo ispirazionale; il primo messaggio che voglio lanciare a voi ragazzi è di essere
coraggiosi. Pensate sempre al futuro in modo concreto, immaginando ciò che potrete essere
e seguite il vostro istinto. Ricordatevi che siete fortunati, avete ancora un’età in cui vi è
concesso di sbagliare e tornare sui vostri passi. I ragazzi hanno avuto poca possibilità di
esprimersi sulla pandemia, la voce era lasciata ad altri. In questi mesi mi sono accorta che
voi siete una generazione diversa, con cui si può fare squadra; ai nostri tempi, forse
eravamo meno attenti ai sentimenti degli altri, a partire da quelli dei genitori. Fino a ieri
pensavamo di essere forti e moderni, invece la pandemia e la guerra ci hanno mostrato la
nostra fragilità. Parlando coi tanti ragazzi che ho sentito per il libro, ho visto come
dimostravano una forte alleanza coi loro genitori; questa generazione sa mettersi accanto
agli adulti, è più disposta all’ascolto, forse proprio in virtù di questa percezione della fragilità.
Mi piacerebbe che alla fine di questa mattinata ci portassimo a casa un maggiore senso di
vicinanza fra di noi, il sogno è quello di un Ministero vicino ai Dirigenti ma anche agli studenti,
per poter dialogare per davvero e capirci a vicenda.
Già da tempo, al Ministero, al lavoro di ufficio stampa abbiamo provato ad affiancare lo
storytelling di ciò che facciamo, per mostrare al pubblico quali ricadute concrete sulle
persone hanno le decisioni prese; è un modo per parlare ai cittadini e star loro vicini. Questo
avvicinamento ha visto un’accelerazione in periodo di pandemia.
Non pensavo comunque di poter scrivere un libro, a maggior ragione sulla scuola, perché
la pretesa del pubblico sarebbe stata quella di veder alimentata una narrazione negativa
che non aiuta il mondo dell’istruzione. La scuola è patrimonio di tutti, quindi mi sono decisa
a scriverlo nel momento in cui ho capito che erano successe delle cose che andavano
raccontate, ma soprattutto che andavano raccontate in un determinato modo. Durante la
pandemia ci siamo messi insieme, i Dirigenti si sono presi carico di tante responsabilità, i
docenti si sono rimessi in gioco. Ho percepito come la scuola, anche grazie alla coesione
interna, abbia reagito fin da subito; non a caso, il titolo nasce da un hashtag che abbiamo
inventato nell’Ufficio Stampa già nei primi mesi di pandemia.
Io queste cose le vedevo “dall’alto” e le ho viste scorrere. Queste esperienze sono un po’
ciò che racconto nel libro, sono storie di scuole prese da varie parti d’Italia, di esperti, di
ragazzi. Purtroppo i media in questa storia hanno avuto un ruolo non proprio bellissimo,
inizialmente generando il panico nella foga di dare la notizia e poi insistendo soltanto sui
tanti aspetti negativi. In questo libro mostro come ci siano storie anche molto positive, in
maniere molto diverse fra loro, di ragazzi che dalla scuola sono stati salvati. Volevo lanciare
messaggi positivi, far vedere un lato che la narrazione dei media sembrava tenere nascosto.
Ma la grande domanda che resta nell’aria dopo questo periodo è: noi come stiamo? Come
dobbiamo organizzarci per andare avanti? La scuola può forse divenire un luogo più fluido
dove stare anche dopo le ore di lezione per stare insieme, per sfruttare tutte le opportunità
che può offrirci; occorre mettere in luce gli aspetti positivi di questa stagione cosicché essi
possano essere ricompresi nella scuola del futuro, come ad esempio il mantenimento dei
colloqui a distanza o i progetti del Piano Estate».
Tante poi le testimonianze di docenti e studenti: da chi ha vissuto la DAD in maniera
tranquilla fino a chi ha potuto, con essa, rafforzare la coesione con gli insegnanti o
sperimentare nuove forme di inclusione col territorio. L’auspicio dei presenti è dunque quello
di prendere il meglio di questi due anni per riproporlo come rinnovato punto di forza nel
futuro.

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