Carona, obiettivo dei valtellinesi

Recentemente, è stato condotto un importante intervento di restauro delle superfici murarie della Cappella dedicata alla Madonna del Rosario nella Chiesa di Sant’Omobono a Carona, fortemente voluto dagli stessi abitanti dell’antico nucleo, che sono riusciti in modo encomiabile a far fronte alle risorse necessarie.  Gli affreschi erano parzialmente visibili da diverso tempo, con le relative vecchie stuccature che, una volta rimosse, durante le prime fasi del restauro, hanno lasciato spazio all’immagine di un vecchio assestamento con crepe generate dalle nuove aperture e piuttosto inquietanti.  Prima di procedere al restauro vero e proprio delle superfici dipinte, si è provveduto a consolidare il supporto murario della volta, ricreando omogeneità e continuità strutturali, nonché a fissare tutte le parti delle superfici affrescate.  Grazie dunque alla buona manualità dell’operatore e del titolare della ditta Opiatti di Teglio, guidati dall’ing. Paolo Bissoni, oltre che alla maestria del restauratore Giorgio Baruta, che ha sapientemente consolidato, pulito e ridato alla luce i colori e i segni dei preziosi affreschi, databili a partire dal XV secolo, è stato disvelato l’intero ciclo pittorico, fatta eccezione che per la parte nascosta dall’ancona lignea dell’altare dedicato alla Madonna, rimasta nella sua collocazione per tutta la durata dei lavori.   
Il progetto e la direzione dei lavori sono stati coordinati dall’arch. Corrada Patrizia Sichera che si è spesso relazionata con il funzionario della Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio arch. Silvia Zanzani durante tutte le fasi del restauro.
Ora gli affreschi sono ammirabili nella loro preziosità di colore e di tratto.
Pochi valtellinesi sono stati a Carona, tranne forse quelli che nel 1983, calamità di Tresenda, per raggiungere l'Aprica non avevano altra via. Varrebbe la pena, concordando, di andare a vedere un'altra di quelle cose meritevoli e poco o per nulla conosciute che pure abbiamo a iosa in Valle.

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