IL DELEGATO DON GAUDENZIO DE PAGAVE INTRODUZIONEALLA RISTAMPA DEL 2001

INTRODUZIONEALLA RISTAMPA DEL 2001 di Bruno Ciapponi LandiPremessa - La vita - Nel 1817 a Sondrio - Il Teatro - L'Ode di Pietro Martire Rusconi - Opere in serie - Funzionario illuminato - La prima




PREMESSA

Pubblichiamo un testo con qualche riferimento al
teatro, ricordando anche l'Ode per l'apertura del nuovo teatro
di Sondrio.

Nel Carnovale dell'Anno 1824, Sondrio, Della
Cagnoletta, 1824
la dedica recita "Al Nobile Signore/ Don
Gaudenzio De Pagave/ Consigliere di governo, / I.R. Delegato
della Provincia di Sondrio,/ Cavaliere dell'I.R. Ordine
austriaco di Leopoldo/ e del Merito Civile di Toscana." Citando
la Descrizione la dice edita nel 1822.

Ci fu anche una mostra di manifesti

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LA VITA

Gaudenzio De Pagave nasce a Milano il 17 giugno 1776 da Venanzio
e da Antonia Solari.

Il padre, discendente da una antica famiglia nobile spagnola
stabilitasi a Milano, era stato segretario della Cancelleria
Segreta di Maria Teresa, era membro del Consiglio Aulico della
Lombardia dal 1789 ed era collezionista d'arte. La madre
apparteneva ad una, meno nobile, ma ricca famiglia novarese.
Avviato agli studi nel collegio di Parabiago e nel Collegio
Reale di Monza, nel 1794 viene accolto come alunno nell'Almo
Collegio Borromeo di Pavia dove consegue la laurea in
giurisprudenza .

É segretario del Consiglio Legislativo della Repubblica Italiana
nel 1802, quando viene incaricato di studiare il coordinamento
dei diversi interessi delle popolazioni chiamate a far parte del
Regno d'Italia, incarico che svolge con grande capacità e che
gli fa meritare nel 1805 la carica di segretario generale.
Diverrà, poi, fino al 1814, uno dei segretari del Consiglio di
Stato. Uscito indenne dalle epurazioni austriache dopo la caduta
di Napoleone, viene nominato segretario della Reggenza
Provvisoria e nel 1816 inviato come vice-delegato (carica
equivalente a vice-prefetto) a Lodi dove dà ottima prova di sé
in occasione di una grave epidemia di tifo.



NEL 1817 A SONDRIO


Raggiunto il grado
di consigliere di governo, nel 1817 è promosso Delegato e
inviato a Sondrio. La scelta dell'uomo tiene certamente conto
delle grandi opere stradali, che il governo di Vienna intende
realizzare nella "Provincia di Valtellina", sicuramente in
quegli anni le più importanti del Lombardo Veneto e forse dello
stesso impero.

Nel giugno del 1818, pochi mesi dopo il suo
arrivo, è chiamato con l'ingegnere progettista Carlo Donegani a
rappresentare la Lombardia nella "Commissione per la costruzione
della strada militare dello Stelvio". Si aprono in quello stesso
anno i cantieri per la realizzazione della carrozzabile dello
Spluga (che verrà conclusa nel 1821 e inaugurata nel

1822) e della Bormio-Tirano.

Per la Bormio - Stelvio si dovrà
attendere il 1820.

E' un periodo movimentato anche da visite eccellenti: nel 1822
giunge a Bormio, per vedere come procedono i lavori, ormai molto
avanzati, il principe viceré di Lombardia, arciduca Ranieri con
la moglie Maria Elisabetta di Carignano.

Nell'estate del 1823 è
la volta del principe di Metternich, Primo Ministro dell'impero,
uno dei più convinti fautori della nuova strada. L'eco
dell'ardita impresa è vasta. Anche l'arciduca di Toscana
Ferdinando III, interessato ai lavori, viene a vederli insieme
al granduca ereditario: su un ponte di tronchi il cavallo del
giovane incespica e, spaventato, s'impenna con grave rischio del
cavaliere che viene salvato dal pronto intervento del De Pagave,
che per questo atto di coraggio viene insignito dell'Ordine al
Merito Civile di Toscana.



IL TEATRO


Il Delegato si occupa anche di altro:
nel 1820 organizza nel capoluogo la riapertura del ginnasio -
convitto, contemporaneamente promuove la costruzione
dell'ospedale civile, affidandone la progettazione al Moraglia e
del Teatro Sociale di Sondrio, che viene realizzato su progetto
del Canonica ( Luigi Canonica, architetto ticinese di Tesserete
1762-9844) e inaugurato nel 1824.


L'ODE DI PIETRO MARTIRE
RUSCONI
La gratitudine cittadina per il De Pagave si manifesta in questa
occasione

con la dedica di un'ode di Pietro Martire Rusconi, al "correttor

dell'Abduan Paese" di cui le " vie fuggenti / parlano e i nuovi
tetti ed i sospinti/ Archi ai torrenti", con indicazione in nota
alla sua "cura e sollecitudine" per la realizzazione delle "
grandiose Strade di Stelvio e di Spluga, la Strada interna di
Sondrio, e quella da Tirano a Bormio".

OPERE IN SERIE
Nello stesso anno il
delegato assume anche l'iniziativa per il ripristino della
dignità e dell'ordinamento di collegiata dell' arcipretale di
Sondrio .

Nel 1825 giunge a compimento e viene inaugurata nel
capoluogo la Piazza Nuova, denominata "della Riconoscenza"
(l'attuale piazza Garibaldi), al centro della quale fa bella
mostra la fontana sormontata dal busto dell'imperatore Francesco
I, distrutta dalla furia del Mallero nel 1834, che compare in
una diffusa stampa del Brockedon oltre che, in parte, nel
superstite basamento in marmo nero di Varenna, conservato nei
giardini di Villa Quadrio. L'inaugurazione della piazza coincide
con apertura ufficiale al transito della strada dello Stelvio,
conclusa a soli cinque anni dall'inizio dei lavori. E' la più
elevata rotabile d'Europa.

La strada non avrà una vera inaugurazione: Francesco I
raggiungerà il passo, dal versante tirolese, solo nel 1832 per
la discesa di un imperatore sul versante valtellinese bisognerà
aspettare il passaggio del suo successore, Ferdinando I, che nel
1838 percorrerà la valle per recarsi a Milano a cingere la
Corona Ferrea.

La realizzazione, per le soluzioni tecniche, per le difficoltà
superate, per i tempi impiegati e per la grandiosità delle opere
è considerata un avvenimento di rilievo europeo.

Di ritorno da Milano vi transita il Metternich e nell'autunno
del 1826, passano (in incognito) l'Arciduca di Toscana Leopoldo
II e, poco dopo, la duchessa di Parma Maria Luigia con il
maresciallo Neipperg. Il De Pagave lascia in quell'anno
l'Imperiale Regia Delegazione di Sondrio per assumere quella di
Brescia, dove muore, rimpianto, il 16 marzo 1833 legando i suoi
beni alla città di Novara per l'istituzione di un'opera benefica
che, ancor oggi, ne perpetua il ricordo. Nel cimitero di
Brescia, dove riposa, è onorato con un monumento erettogli dalla
riconoscenza della città di Novara. Nella nostra provincia, da
lui saggiamente retta per quasi due lustri, il suo nome compare
inciso, con quello del sovrano e degli altri magistrati e
tecnici che presero parte alla realizzazione, nelle lapidi
commemorative delle due grandi opere stradali che mutarono la
storia delle comunicazioni (e forse non soltanto di quelle)
nelle valli dell'Adda e della Mera.



FUNZIONARIO ILLUMINATO


Fra tutti i funzionari
inviati nella nostra provincia dai vari governi succedutisi nel
suo possesso fu certamente uno dei più illuminati. La sua
presenza coincise anche con un'epoca di straordinari mutamenti e
con realizzazioni dagli esiti, a dir poco, rivoluzionari per
l'assetto economico e sociale del nostro territorio. Sembra di
vedere coniugate, in giusto equilibrio, nell'uomo e nella sua
azione, le esuberanze francesi del periodo napoleonico, la
razionale determinazione austriaca e un guizzo di fantasia
italica.

La Descrizione della Valtellina e delle grandiose strade di
Stelvio e di Spluga, unanimemente attribuita al De Pagave, è in
verità anonima. E non sono certo di aiuto per l'identificazione
le misteriose iniziali

"D.A.M.M." poste, sotto il titolo, nel frontespizio.

Non c'è tuttavia spazio per dubbi sull'autore: se solo
"attribuita" la definisce il Romegialli , che ne include ampi
stralci nella sua Storia della Valtellina, certamente
documentate e attendibili sono le testimonianze di Giovanni
Donegani, il figlio dell'ingegnere progettista che collaborò
costantemente con il De Pagave durante la realizzazione dei
lavori , e di Giacomo Giovanetti, che tenne la commemorazione
ufficiale del nostro a Novara all'inaugurazione dell'istituto da
lui fondato con lascito testamentario. Conclusiva appare
l'inclusione del titolo nella bibliografia del De Pagave che
figura in una documentata nota biografica del novarese C.
Negroni e fa, infine, testo la conferma di Laura Valsecchi
Pontiggia . L'opera fu pubblicata una prima volta nel 1823 in un
fascicolo de "Il Racoglitore" stampato a Milano presso la
Tipografia de' Classici Italiani e, contemporaneamente, nel
volumetto qui ristampato, da molto tempo introvabile sul mercato
antiquario.

LA PRIMA NOSTRA GUIDA
TURISTICA
Una seconda pubblicazione seguì l'anno dopo negli
"Annali universali di statistica" .

La Descrizione è la prima autentica guida turistica della nostra
provincia.

Lo si è detto, forse esagerando, anche per la Raetia di Giovanni
Guler,

Governatore grigione della Valtellina nel biennio 1587-88 e
perfino degli atti delle visite pastorali diocesane, ma qui la
cosa è più evidente. Siamo ormai in avanzata "moda" del gran
tour e alle soglie della "scoperta" dell'alpinismo. Le
compiaciute descrizioni di paesaggi e paesi hanno tutta l'aria
di un consapevole invito a utilizzare i nuovi percorsi alpini,
non solo come via di transito, ma anche per godere delle
bellezze ambientali che offrono.

Nell'impostazione dell'opera si riconoscono la concezione
romantica del viaggio e la scoperta della montagna come oggetto
di interesse culturale e scientifico, da cui deriva l'alpinismo
(che è, per l'appunto, prodotto del tardo Romanticismo).

L'ottica della Descrizione è, in prospettiva, quella del turismo
moderno che prende le mosse da quello storico curativo delle
acque termali, ma guarda in chiave turistica anche al resto,
giungendo a proporre, sia pure di passaggio e limitatamente
all'artigianato, la lavorazione artistica della pietra ollare e
il suo impiego per realizzare souvenir.

Alla descrizione romantica dei paesaggi e delle grandi opere
realizzate fanno riscontro (e quasi si contrappongono) le
"Notizie statistiche", novità e passione dell'era napoleonica e
post-napoleonica e i risultati dei "chimici sperimenti eseguiti
dal Signor Demagri" sulle acque termali di Bormio e del Masino e
su quelle "acidule marziali", di Santa Caterina.

(Necessità di contrapporre allo scrittore romantico e un po'
poeta, la concretezza del funzionario illuminato?)

Bruno Ciapponi Landi


Devo alcune importanti indicazioni bibliografiche e altre utili
notizie alla prof. Ornella Selvafolta del Politecnico di Milano
e alla prof. Cristina Pedrana del Liceo Scientifico di Sondrio,
impegnate nelle ricerche preparatorie della mostra “Carlo
Donegani una via da seguire”, che ringrazio per le cortesie
usatemi.
 

Gds - 28 V 2002


                        




                                            



                                             

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