I soldi del BIM fermi in banca

Premessa - La paralisi del BIM - Il "buco istituzionale" - In ballo la Presidenza - La "questione Sondrio", altro "buco istituzionale" - Soluzioni possibili e il rischio



PREMESSA

Una e-mail
“multifirmata” ci chiama in causa perché, “così attenti ai
problemi della Valtellina” avremmo evitato di parlare “dello
scandalo del BIM” avanzando anche l’ipotesi che questa sia una
precisa scelta perché “il direttore del giornale è stato
nominato nel BIM”.

Preliminarmente dobbiamo rilevare che il giornale ne ha parlato.
Per la precisione nel numero 21 del 28 luglio scorso
nell'articolo dal titolo "FERIE. Sul
tavolo problemini: Sanità, Progetti della 38 e della 36,
Elettrodotto San Fiorano-Robbia, ATO, Piano
Territoriale, Impianti di Valfurva/Mondiali, BIM,
Rifiuti, Prossimo Sindaco di Sondrio".

Evidentemente gli scriventi non se ne sono accorti, forse perché
tempo di ferie o forse perché è sfuggita la citazione del BIM nel titolo. In ogni caso nessun problema a riparlarne,
con gli aggiornamenti ultimi.

In secondo luogo la nomina del Direttore di questo giornale, uno dei 138 membri
dell’Assemblea, non influisce per nulla, e lo dimostro parlando
in prima persona.

Data la mia esperienza
non solo dell’Ente ma anche dei problemi collegati, il Comune di
Sondrio – che ha aperta la grossa questione della sua quota di
cui parleremo avanti – ha provveduto a inserirmi nel quartetto
di rappresentanti del Comune capoluogo. Totalmente al di fuori
da ogni militanza politica potrei essere utile per contribuire
alla soluzione di questo problema – magari anche di altri…- che
non ha colore politico, che riguarda l’Amministrazione di oggi e
quella che uscirà dal voto in primavera, problema dunque che riguarda
maggioranza e opposizione, che riguarda gli interessi di tutti i
cittadini sondriesi.

Ciò premesso chiariamo la situazione. Non la definiamo
“scandalo” come gli scriventi perché questo termine appartiene
alla polemica politica. La defininiamo “anomalia”, termine nel
quale possono riconoscersi tutti, senza distinzioni, perché
oggettivamente di anomalia si tratta.

LA
PARALISI DEL BIM


Il BIM, per l’esattezza il “Consorzio dei Comuni del Bacino
Imbrifero dell’Adda”, che raggruppa tutti e 78 Comuni della
provincia, è paralizzato dal 1 gennaio. Paralizzato in quanto
non è stato approvato il Bilancio di previsione 2002, strumento
essenziale per amministrare e per far uscire dalle cassaforti
delle banche i quasi 15 miliardi (per l’esattezza 7.745.731,58 €uro, pari a
14.997.827.686 vecchie lire) versati dai produttori di energia idroelettrica
come sovracanoni 2002.

Perché questa paralisi?

Il Bilancio non è ancora stato approvato non perché Presidente e
organi dell’Ente (esecutivo e direttivo) abbiano fatto, come si
suol dire, flanella. Nessuno di loro può farci niente perché
l’organo deputato all’approvazione del bilancio è l’assemblea e
l’assemblea non poteva e non può ancora oggi essere convocata
perché occorre aspettare che siano completate le nomine da parte
dei Comuni, oggi di competenza esclusiva dei rispettivi Sindaci.
Mentre scriviamo, dopo i vari interventi e gli stessi solleciti
del Presidente Belloli continuano a mancarne sette.

IL “BUCO
ISTITUZIONALE"


Fino a pochissimo tempo fa la soluzione sarebbe stata rapida.
Nel rispetto delle semplicissime procedure il coinvolgimento del
CoReCo, Comitato Regionale di Controllo, sede a Milano, avrebbe
portato alla soluzione. Il CoReCo avrebbe inviato la diffida ad
adempiere fissando un termine – nella fattispecie
ragionevolmente 15 giorni – e ove i Sindaci non avessero
provveduto avrebbe insediato un “Commissario ad acta” che,
sostituendosi ai Sindaci, avrebbe provveduto alle nomine.

Il CoReCo recentemente è stato abolito, determinando un vero e
proprio “buco istituzionale” (poi vedremo l’altro che riguarda
Sondrio). Viene a mancare infatti l’esercizio dei poteri
sostitutivi in via amministrativa.

Si critica la Magistratura perché, si dice, avrebbe invaso campi
di competenza della politica ma in questo modo la si carica di
compiti non suoi. In assenza infatti di un soggetto abilitato a
sostituirsi ad organi inadempienti in linea di diritto resta
solo la Magistratura, sia quella ordinaria che quella contabile.
La prima potrebbe individuare rilevanza penale, ove ricorresse
dolo o colpa grave; la seconda potrebbe addebitare agli
amministratori eventuali danni per la pubblica Amministrazione.

Assurdo dover ricorrere all’intervento della Magistratura, ma
ancor più assurdo il “buco” venutosi a determinare
nell’ordinamento amministrativo.

Morale: passa il tempo e l’assemblea continua a restare in lista
di attesa e così pure il Bilancio di previsione (che previsione
sarà quella fatta a fine anno per l’anno ormai trascorso?), e
quindi i soldi depositati in banca. Paradossalmente questo
avviene quando lo Stato con un atto di giustizia ha deciso di
aumentare i sovracanoni di circa il 50%. Ci lamentiamo per
l’inadeguatezza dei corrispettivi per la produzione di energia
elettrica, di cui quasi il 90% lascia la provincia, e poi li
lasciamo inutilizzati!

Crediamo che tutti, diciamo tutti, possano convenire che si
tratti di una anomalia, anzi di una Anomalia con la A maiuscola.

IN BALLO
LA PRESIDENZA


E’ stata avanzata sullo scenario politico l’ipotesi che questi
ritardi dipendano dai problemi legati alla scelta del futuro
Presidente. La guida del BIM sarebbe infatti legata alla scelta
del candidato-Sindaco a Sondrio, ove si voterà nella prossima
primavera, in quanto se questo fosse di Forza Italia al BIM
andrebbe un uomo dei Popolari Retici o viceversa.

Noi non entriamo in questo scivoloso terreno di polemica
politica. Diciamo solo che così fosse una soluzione ci sarebbe,
tale da salvaguardare quello che conta di più e cioè il corretto
funzionamento istituzionale. Venga cioè convocata subito (il che
vuol dire, nel tempo più rapido, almeno un mese) l’assemblea e
venga votato l’attuale Presidente, o altra persona disponibile a
fare il traghettatore, con il mandato di reggere
l’Ente sino all’assemblea di bilancio 2003 ad inizio anno.
Saranno salvaguardati gli aspetti istituzionali, si porrà mano
alla spinosa “questione Sondrio” di cui parleremo, e ci sarà il
tempo per chi ha problemi di natura politica di affrontarli e
risolverli.

La DC, Partito un tempo di maggioranza assoluta in
provincia, partito che aveva senso profondo delle Istituzioni e
grandissima attenzione ai problemi valtellinesi, avrebbe fatto
così. Riprendere le cose buone di un tempo che fu sarebbe prova
di saggezza. E su una soluzione del genere non dovrebbero
esserci particolari polemiche, tanto più che questa proposta
viene fuori da chi è estraneo totalmente da ogni gioco politico
ma tiene - come tanti del resto - in grande considerazione lo
sviluppo della provincia.

LA
“QUESTIONE SONDRIO”, ALTRO “BUCO ISTITUZIONALE”!


Problema non da poco la “questione Sondrio” figlia di un altro
“buco istituzionale”.

Il BIM deve destinare per legge “la quota del fondo comune – che
va ripartito fra le comunità montane del proprio territorio -
spettante a ciascuna comunità montana al finanziamento di opere
e interventi indicati dalle comunità stesse tra quelli compresi
nei propri piani di sviluppo e programmi annuali”.

Per inciso
questo non vuol dire affatto che il ruolo del BIM sia quello di
semplice “esattore” come spesso si sente dire. Per la verità
fosse anche così la ragione, profonda e di carattere
dottrinario, ci sarebbe lo stesso e sarebbe un guaio, perlomeno
in prospettiva, che venisse meno il legame diretto
indennizzo-beneficiari degli indennizzi, non potendo certo
svolgere tale ruolo le Comunità Montane. In realtà in linea di
diritto è tutt’altro che così e lo dicono non commentatori più o
meno autorevoli ma la massima espressione interpretativa delle
leggi, e cioè la Corte Costituzionale. Non abbiamo lo spazio per
dilungarci, ma se occorre ritorneremo in argomento.

Per la verità qualche anno fa c’era stato un tentativo di
regolare la materia nel modo più saggio, senza nulla togliere
alle Comunità Montane con la divisione dei fondi in tre settori:
quelli ad azione diretta da parte del BIM, sostanzialmente per
cose d’interesse sovracomunitario, quelli per delega, quelli a
contributo. Le cose sagge durano poco…

Ora i nodi sono venuti al pettine con la legge che ha escluso i
Comuni capoluogo dalle Comunità Montane. E’ nato pertanto il
problema Sondrio. Il capoluogo contribuisce, per centrali sul
territorio comunale, circa l’11% al fondo comune, ma non è
più in Comunità Montana che, a sua volta, non può certo più
programmare opere e interventi in un Comune che non ne fa parte
(al più dovrebbe ricorrere ad accordi di programma). La Regione,
responsabile di aver determinato questo “buco” con una indubbia
leggerezza dei propri uffici legislativi, interpellata ha
risposto che ovviamente il BIM deve tener conto anche del Comune
di Sondrio.


SOLUZIONI POSSIBILI E IL RISCHIO


Le soluzioni possibili, a nostro avviso, sono due.

a) Il bacino dell’Adda interessa 79 Comuni. Ove, per legge,
almeno tre quinti fossero stati d’accordo nel consorziarsi il
Consorzio sarebbe divenuto obbligatorio per tutti. Non è stato
così, o meglio lo è stato solo per i 78 Comuni della provincia
di Sondrio. Il 79°, Sorico, è rimasto fuori ed ha concordato un
corrispettivo annuo, via via adeguato.

Sondrio potrebbe seguire
l’esempio di Sorico.

b) Pragmaticamente si potrebbe seguire un’altra via, quella cioè
di considerare il Comune di Sondrio “assimilato” alle Comunità
Montane, ossia con riparto non fra cinque CC.MM. ma fra sei.


Dato che presumibilmente una definizione della materia non sarà
possibile in breve tempo, vista l’aria che tira, nel frattempo
potrebbe essere trovata una soluzione temporanea con la
definizione transattiva in termini economici che lasci impregiudicata la soluzione per il 2003 e anni successivi, da
definirsi poi.

Il ricorso al TAR da parte del Comune di Sondrio avverso la
delibera di riparto che non ha direttamente tenuto conto del
problema si dice non faccia correre rischi di congelamento con
una sospensiva dato che il BIM opportunamente ha tenuto una
riserva del 10% per poter eventualmente far fronte al pagamento
della cifra, da stabilire, al Comune capoluogo.

E’ certo una
bella mossa ma che non mette al riparo completamente in quanto
vi sono altre argomentazione che, evidentemente verrebbero
esplicitate dai legali solo in sede di giudizio.

Per il Comune di Sondrio la propria tutela è un atto dovuto,
chiunque sieda sulla Stua di palazzo Pretorio. Non vi è però chi
non veda i rischi di un congelamento dei fondi sino a giudizio
concluso, magari oltre che al TAR anche al Consiglio di Stato.

E
allora non converrebbe accordarsi prima?

Ma come è possibile accordarsi se l’Ente è paralizzato?

E allora non val la pena di valutare la proposta che abbiamo
avanzato?

Alberto Frizziero

P.S. Riservato a chi ci ha inviato l'E-mail. Come
vedete non abbiamo avuto alcuna difficoltà a trattare,
compiutamente e senza riserve mentali l'argomento. Questo nostro
giornale non é come gli altri che hanno breve durata. Nel nostro
ciò che si pubblica resta e può essere letto, oltre che in ogni
parte del mondo, anche in qualsiasi momento, presente o futuro.
E verificata la fondatezza e la coerenza di quello che si
scrive.



GdS 18 IX 02 - www.gazzettadisondrio.it

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Alberto Frizziero
Dalla provincia